sabato 4 dicembre 2010

Telemetro, Tachimetro, ma anche Cronometro

di Luciano Zambianchi

Orologio del periodo ellenistico, 1° secolo avanti Cristo


Foto 1


Uno dei tanti problemi che ha chi si specializza in qualche raccolta o in qualche attività (non oso dire in qualche collezione) è che amici e parenti per le feste ed i compleanni gli regalano sempre oggetti relativi alla sua passione, senza pensare che in quello specifico settore lui ha già tutto quello che gli interessa, rispetto a ciò che loro possono trovare sul mercato, e che quasi sempre i venditori, anche quelli specializzati, hanno competenze limitate rispetto alle sue. Nel mio caso da questo regalo prevedibile, che qualche volta ti fa desiderare di ricevere una “cravatta”, si salva solo Ornella che senza condividere a pieno le mie “passioni” è però così intelligente da prendere nota dei miei desiderata e quindi riesce ogni volta a sorprendermi piacevolmente. Una eccezione c’è stata lo scorso mese quando ho ricevuto da un’amica un regalo che, pur essendo un orologio, ha aumentato la mia curiosità e arricchito la mia “immaginazione”. Si tratta nientemeno dell’orologio di suo padre (foto 1) che mi ha donato dietro solenne promessa che avrei cercato di scoprirne la storia, il produttore, e che avrei cercato di farlo vivere di nuovo. Apparentemente l’orologio funzionava ma ad una più attenta osservazione ho scoperto che una ruota era addirittura tagliata a metà (foto 2), che la rimessa del telemetro funzionava saltuariamente, che tutta la macchina aveva bisogno di una radicale revisione,  non solo di una superficiale pulita. Ho detto la rimessa del telemetro perché  questo

Foto 2
è il primo orologio che mi capitava con la scala del telemetro ed il tachimetro, non con il cronometro come è d’uso; oltre a questo si trattava di un monopulsante, una bella complicazione che aumenta la rarità del pezzo. Non avevo idea a che cosa potesse servire un telemetro da polso e così mi sono messo a studiare, anche per scoprire il produttore ed il possibile anno di produzione. Intanto la funzione telemetro si basa sulla differenza di velocità tra la luce ed il suono. Si fa partire il meccanismo quando si vede un lampo e lo si ferma quando si sente il tuono. Veniva usato in artiglieria dagli osservatori che individuavano la distanza tra la loro postazione ed i cannoni nemici proprio nel modo che ho descritto, lo stesso poteva essere usato per capire se un bombardamento, o più semplicemente un temporale stava avvicinandosi o allontanandosi. 
Foto 3
Questa funzione fa pensare anche all’uso in meteorologia. Ho cercato dalla mia amica tutte le informazioni su suo padre e l’idea che me ne sono fatta è che lui usasse l’orologio specialmente per capire il percorso dei temporali. Ho anche un’idea sulle ragioni del suo acquisto e sul periodo di questo acquisto: probabilmente ha scoperto questo tipo di orologio frequentando dei suoi amici che negli anni Venti lavoravano in un aeroporto militare. Molto diverso è il percorso che ho dovuto fare per individuare il produttore del movimento e la marca dell’orologio; sul fondello della cassa una traccia: - Acier inoxydable – (foto 3). Il fondello pulito a specchio è stato poi segnato a mano da centinaia di cerchi che producono un bel gioco di diffrazione luminosa. Si capisce che i cerchi sono stati fatti a mano dai piccoli difetti di allineamento. La cassa in acciaio ha le astine delle anse (quelle su cui va montato il cinturino) incastonate direttamente nella cassa, il diametro esterno della cassa è di 40 mm con la tolleranza di 1 centesimo di millimetro (un lavoro artigianale o svizzero). Il movimento è di quelli che si estraggono dopo aver rimosso la lunetta ed il vetro, il quadrante in smalto vetrificato è di 34,5 mm ed è fissato da due perni. Sul quadrante in rosso è riportata

Foto 4
all’esterno la scala telemetrica (da 0 a 20 Km) con la scritta TELEMETRE, subito sotto una scala in nero (da 0 a 60) con divisioni ben leggibili fino ad un ventesimo di secondo, un contatore dal lato della corona indica i minuti cronometrati (fino ad un massimo di 30). Al centro del quadrante una spirale in rosso forma una scala tachimetrica. Per liberare il meccanismo basta allentare la vite che tiene il perno di carica ed estrarlo, poi basterà allentare la vite che fissa il movimento al castello. Anche qui nessun segno, sulla platina di lato al ponte del bilanciere è inciso il numero 48, di solito da quelle parti la Longines e la Zenith incidevano il calibro del movimento, questo indizio potrebbe rivelarsi determinante infatti il diametro del movimento, senza la cassa, è di 35 mm, la dimensione standard di un movimento  molto usato  agli inizi degli anni ‘30,  il famoso  LANDERON 48  (foto 4).  Anche 

Foto 5
Longines, Universal e l’esercito italiano con Ita 48 in quegli anni studiano le possibilità del calibro 48.  Per fortuna gli orologi monopulsante hanno avuto una produzione limitata nel numero di pezzi e nel tempo, quindi ho potuto restringere il periodo della ricerca agli anni che vanno dal 1915 al 1940. Gli anni tra il 1915 e il 1925 sono quelli suggeriti dal quadrante smaltato e vetrificato, mentre gli anni dell’autarchia fascista (tra il 1936 e il 1940) giustificano la nascita del movimento Ita 48 (1936) commissionato dalla Regia Marina alle officine Panerai, e la totale assenza di firme sul quadrante, ma anche sul movimento. Sempre tra il 1915 e il 1940 venivano usati i pulsanti ellittici e non quelli cilindrici (foto 5). A questo punto ho provato ad usare un sistema diverso da quello seguito fino ad ora: invece di analizzare l’orologio ho deciso di paragonarlo, almeno per il movimento, ad altri di cui ho le immagini, il risultato è sorprendente: si tratta di un movimento Valjoux 8 (un gran bel movimento! Monopulsante 18000 Ah, forse in quegli anni interamente assemblato dalle officine Panerai) inserito in una cassa prodotta in modo artigianale in un unico esemplare (o in una tiratura limitatissima) negli anni ‘20. Ecco il confronto tra i due movimenti (foto 6-7). La foto 7 mostra l’orologio di cui stiamo cercando il produttore; la 6 mostra il retro di un “esemplare unico” (come è scritto sul quadrante) di un cronometro monopulsante anni Trenta della Steinfeld & Sohne in cui sulla platina dietro al quadrante c’è l’indicazione “valjoux 8”. In entrambi i casi gli orologi misurano quattro centimetri di diametro (una misura molto grande rispetto alla produzione dell’epoca) e la somiglianza tra i movimenti è evidente. Anche questa volta il mistero è risolto. In realtà ci sarebbero ancora tre domande a cui è doveroso rispondere, magari brevemente: 
 
Foto 6
1) Quale è la storia del movimento Valjoux ? Il meccanismo nasce nel 1901 per iniziativa dei fratelli Reymond che fondano una fabbrica, la Reymond Freres SA, nel territorio della Vallée Joux. Nel 1929 l’azienda prende il nome di Valjoux SA e nel 1942 la famiglia Reymond viene estromessa e l’azienda diventa la Ebauches SA. Per la sua robustezza e qualità il meccanismo viene apprezzato e adottato dalle migliori case svizzere (Rolex, Audemas Piguet, Patek Philippe, Vacheron Constantin ed altre). Nel 1976 la sovietica Poljot compra dalla Ebauches SA la linea di produzione del Valjoux 7734 (uno dei calibri più famosi) che diventa Poljot 3133. In Svizzera continua la produzione della linea Valjoux 80 e Valjoux 90.
2) Come è possibile che manchi un intero settore della ruota dei minuti? In realtà il “guasto” è derivato da una antica riparazione non proprio a regola d’arte: si devono esser rotti alcuni denti della ruota e così l’orologiaio ha tagliato un settore e saldato (a stagno, sono ancora visibili i residui) un nuovo settore senza denti mancanti. Con il tempo e con l’uso il pezzetto sostituito della ruota si è staccato ed è andato a fermare l’orologio. Anche alcune viti inserite a forza, e non del giusto calibro hanno contribuito alla rottura.
3) Come ha fatto il padre della mia amica a sentenziare l’impossibilità di una riparazione? La ruota rotta, il quadrante segnato, la necessità di una completa revisione (la rimessa incideva sul funzionamento del cronometro), il vetro ingiallito e rigato, il fatto che il primo orologiaio a cui l’aveva affidato non fosse riuscito a risolvere il guasto, hanno contribuito a mandare in pensione il vecchio cronometro nella scatola dei bottoni. Tutto questo nonostante la mia amica trovasse quell’orologio un oggetto magico, presente nei suoi ricordi di bambina.

Foto 7
Ora il quadro è completo, chi ne volesse sapere di più potrà usare queste informazioni come base per seguire in Internet e sulle numerose biografie cartacee il suo filo d’Arianna.

Didascalie:
Foto 1: L'orologio del padre della mia amica
Foto 2: La ruotina della lancettaa dei minuti del cronometro (rotta)
Foto 3: Il fondello della cassa lavorato a specchio
Foto 4: Il movimento Landeron 48
Foto 5: Il monopulsante è ellittico
Foto 6: Il movimento Steinfeld & Sohne di cui ho trovato la storia
Foto 7: Il movimento del nostro orologio misterioso

(Foto Google 4 e 6 di dominio pubblico, le altre sono dell'Autore. Click per ingrandire. Mac: ulteriore ingrandimanto da tastiera)