mercoledì 2 febbraio 2011

Roskopf

di Luciano Zambinachi
Orologio del periodo ellenistico, 1° secolo avanti Cristo

Foto 1

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Quando quasi 50 anni fa misi le mani sul primo orologio a cipolla, per tentare a modo mio di ripararlo, mi scontrai con la complicata semplicità di un orologio prodotto su licenza Roskopf. Tutto sembrava a posto ma l’orologio non funzionava: se lo scuotevo per qualche secondo andava, poi il movimento si arrestava; dopo vari tentativi, in cui distrussi la spirale del bilanciere e poi anche l’asse del bilanciere, portai la cipolla ad un orologiaio che mi spiegò che solo per i pezzi da sostituire avrei dovuto spendere una piccola fortuna, così lasciai l’orologio all’orologiaio in modo che lo utilizzasse come parti di ricambio, e interruppi la mia carriera di “orologiaio” in erba. Qualche giorno fa sono passato in via Germanico a Roma, quasi all’angolo con via Ottaviano, ed ho trovato la piccola bottega dell’orologiaio dove 50 anni prima avevo portato quell’orologio a riparare: penso di aver portato fortuna all’artigiano, visto che è ancora in attività. Tornando all’orologio, come “caratteristica” del mio primo Roskopf ho parlato di complicata semplicità, provo a spiegare questo concetto ai non addetti ai lavori partendo da alcune note biografiche su George Frederic Roskopf e sulla sua famiglia (queste informazioni sono disponibili in internet su Wikipedia, l’enciclopedia libera e aperta ai contributi di tutti). Ho cercato tra le mie solite fonti e in un vecchio testo americano, “New and complete Clock and Watchmakers manual”, edito a New York nel 1863, che però non ne parla proprio, mentre tutti i testi che ho dell’associazione dei collezionisti americani hanno pagine e pagine sulla dinastia Roskopf. Infatti di dinastia sarebbe meglio parlare invece del solo fondatore, ma attenzione, alcune notizie riportate su Wikipedia sono incomplete e quindi vi consiglio di controllarle come ho fatto io, oppure di fidarvi e prendere per buone le cose che vi dirò.
Foto 2

George Frederic Roskopf nacque nel 1813 a Niedwiller, in Alsazia, in una famiglia numerosa. Dopo varie esperienze a 21 anni, tardi per il periodo, entrò come apprendista nella bottega di un orologiaio, e da allora quello dell’orologeria resterà il suo mondo. Investendo i capitali della moglie, nel 1835 allestì un laboratorio in cui montava e rifiniva i suoi primi orologi. Tuttavia una bottega sua la aprì solo nel 1855 con il figlio Fritz Eduard e un socio Henry Gindraux. più che una fabbrica era un atelier di progettazione e controllo qualità. Dopo la fuoriuscita del socio (che se ne andò per dedicarsi all’insegnamento) il nostro George Frederic Roskopf riuscì a portare a termine il sogno della sua vita: realizzare orologi che fossero di qualità medio buona ma di costo basso, un orologio per il popolo! A questo scopo modificò il classico movimento ad ancora introducendo alcune varianti: un bariletto della molla di carica enorme, che faceva risparmiare la ruota intermedia, l’azione della ruota dello scappamento (a 18 denti) al centro della nuova ancorina (ora composta da due cavicchi inseriti in una
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striscia metallica ancorata ad un perno), ed una originale regolazione a vite della prossimità dello scappamento (con cui regolare l’accoppiamento dello scappamento). In realtà, ad essere proprio pignoli, lo scappamento a cavicchi non fu un’idea originale di Roskopf: prima di lui Luis Peron (1779-1836) ideò lo scappamento che, a Glashűtte, Adolf Lange sviluppò con successo, e anche Andrè Pichon intorno al 1830 costruì orologi con scappamento a cavicchi ed una ruota in meno. Andrè Pichon aveva introdotto i cavicchi (o caviglie) sull’ancora ed una ruota di scappamento centrale enorme, 32 denti rispetto ai 15 usuali. Con queste modifiche Pichon ridusse di molto i pezzi dei suoi orologi. Roskopf brevettò il suo orologio solo nel 1867 e da allora l’ancorina con i cavicchi venne considerata una sua invenzione. Roskopf ridusse fino alla metà il numero dei pezzi che componevano i suoi orologi: meno di 70 contro i circa 150 pezzi che formavano gli orologi della concorrenza, e tutto questo senza perdere in precisione. Certo, la rimessa dell’ora avveniva agendo direttamente sulle lancette, e purtroppo queste prime macchine erano abbastanza critiche: i perni delle ruote lavoravano inseriti in buchi fatti sulla platina e sui ponti, spesso senza bronzine né rubini. Quando i buchi si slabbravano, era troppo costoso riparare questi orologi. In questo modo però Roskopf riuscì a mettere in pratica la sua filosofia costruttiva: i suoi orologi potevano essere venduti ad un prezzo inferiore all’equivalente di una settimana di stipendio di un lavoratore non specializzato, in pratica si trovò ad anticipare di cinquanta anni i “dollar watch” americani. 
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Non tutti i suoi colleghi produttori di orologi presero bene questa innovazione e così si trovò a dover affrontare problemi di ogni tipo, specialmente con i suoi abituali fornitori che lo boicottarono. Per sua fortuna ebbe l’appoggio e la stima di Breguet e trovò nella Reconvillier la fabbrica che mise a disposizione una elevata capacità produttiva. Fu Breguet ad appoggiare la presenza di Roskopf nelle esposizioni universali ed a pubblicizzarne la filosofia costruttiva sui mercati del continente americano. Grazie a questa pubblicità George Frederic fece produrre circa 70.000 orologi, e si aggiudicò le forniture di orologi per le ferrovie di mezzo mondo, e tutto ciò fino al 1872, quando morì la moglie e Roskopf vendette la sua azienda ai fratelli Wille (Foto 1). Dopo alcuni anni il figlio Fritz Eduard, tra il 1897 e il 1930, usando la stessa fabbrica che aveva utilizzato il padre, ma registrando un nuovo marchio a suo nome, F.E. Roskopf (successivamente Fritz Roskopf & Cie), fece produrre circa 20.000.000 di orologi. Anche il nipote Luis Frederic, che inizialmente sembrava essersi dedicato a tutta un’altra attività (faceva l’importatore di uccelli tropicali) prima da solo (L.F. Roskopf) e poi con il padre fino al 1930, continuò a far produrre orologi Roskopf: con il suo marchio ne sono stati costruiti circa 10.000.000 di pezzi. 
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Le differenze principali tra questi “Roskopf originali” si riscontrano nella corona che si muoveva in una sola direzione nei primi modelli (quelli del fondatore della dinastia), che erano anche senza rimessa dell’ora e rigorosamente inseriti in casse di metallo povero (ferro, argentana, bronzo). Ulteriori differenze si notano nei colori del marchio: nei modelli successivi il colore del marchio è rosso e nero, non solo nero; nella rimessa dell’ora, che dal quadrante diventa a pulsante o direttamente tramite la corona. Negli ultimi modelli prodotti, il marchio contiene le iniziali del produttore con la scritta Patent e per alcuni anni anche la croce elvetica. Tutti i movimenti degli orologi fatti produrre dalla famiglia Roskopf (gli originali) erano comunque costruiti da Reconvillier, come i primi esemplari. Le ditte del figlio e del nipote di George Frederic Roskopf si fusero nel 1923 nella Reconvillier Watch Co. Oltre ai 30.000.000 di pezzi fatti produrre dai Roskopf sul mercato comparvero almeno il doppio di esemplari costruiti su licenza o falsi o solo imitazioni (magari marchiati Rosskopf o Roskopff), prodotti in Svizzera, negli Stati Uniti, ma anche in Germania, Spagna (Foto 1a) e nei paesi dell’America Latina. Anche grazie a questo, oltre alla caratteristica di essere orologi non riparabili, il marchio “Roskopf” è l’equivalente dell’ attuale fenomeno “Swatch”, almeno dal punto di vista del collezionista. Questa è la storia dei circa 90 milioni di orologi in qualche modo Roskopf. Nella realtà basta andare in un mercatino di cose vecchie per vedere che i Roskopf sono tra gli orologi più collezionati e quindi venduti ad un prezzo troppo elevato rispetto alla qualità, un prezzo sicuramente drogato dalle richieste. È una specie di operazione mediatica iniziata da un grande come Breguet, e che anche oggi, grazie ad altri sponsor, tiene elevato il prezzo di marchi che non meritano così tanta fama e considerazione. 
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Detto questo per amor di polemica iniziamo l’autopsia di uno dei miei orologi Roskopf. Foto 2: nell’immagine si vede la controplatina di bronzo, avvitata alla platina, su cui andranno fissati i due ponti che reggeranno l’ancora e lo scappamento. La vite orizzontale, regolando l’accoppiamento tra ancora e scappamento, determina la buona resa dello scappamento stesso (è una delle innovazioni tecniche introdotte da Roskopf). Foto 3: nella foto 3 possiamo osservare il bariletto, grandissimo rispetto ai normali orologi ad ancora del periodo. Potete notare che le “bronzine” sono stampate e non riportate nel metallo dei ponti e della platina (Foto 4 e 4a). Nella successiva immagine (Foto 5) si vede un rubino anche sul ponte della ruota di scappamento: è una mia modifica, visto che il buco era slabbrato (si tratta di un altro orologio, sempre prodotto dalla Reconvillier per Fritz Roskopf). Foto 6: è innegabile che il classico e spartano orologio Roskopf, in argentana come quasi tutti gli “esemplari originali”, ha un suo fascino. L’innovazione principale introdotta da Roskopf sta nell’uso della particolare ancorina con i due cavicchi di acciaio che attivano la ruota dello scappamento con 18 denti Le ancorine avevano forme diverse, tuttavia le ancorine classiche son quelle che mostro nella foto successiva (Foto 7). 

Foto 6
Da tutto questo avrete certamente capito che il signor Roskopf non era sicuramente un grande produttore di meccanismi strani o di complicazioni ma, pur essendo al momento ancora sopravvalutato specialmente per la non eccelsa qualità dei suoi orologi, ha sicuramente un posto nella storia dell’orologeria moderna, almeno per la sua grande capacità di industrializzare il prodotto. Qualche riga fa ho parlato in modo superficiale del “valore” di un orologio antico. 
Foto 7

Un orologio d’epoca vale per il suo stato di conservazione, per l’aspetto storico (altro valore ha l’orologio di Garibaldi rispetto a quello di Ciro Esposito, senza offesa per Ciro), per il significato sentimentale (orologio di famiglia, dell’amico, ecc. …). Per questo motivo evitate di scrivermi per chiedere una quotazione del vostro tesoro ticchettante, decidete voi a quale prezzo siete disponibili a privarvene: a meno che non vogliate veramente venderlo, quello sarà per voi il giusto valore!




Didascalie
Foto 1: Un orologio Roskopf costruito dai Fratelli Wille
Foto 1a: Un Roskopf spagnolo
Foto 2: La platina con la controplatina e la vite di regolazione dell’accoppiamento
Foto 3: Il bariletto molto grande rispetto al normale
Foto 4: Le bronzine sono stampate sulla platina
Foto 4a: Particolare delle bronzine mancanti e un rubino aggiunto
Foto 5: Un rubino non originale sul ponte della ruota di scappamento.
Foto 6: Un Roskopf prodotto da Fritz E. Roskopf
Foto 7: la classica ancorina dello scappamento Roskopf a caviglie

(Tutte le foto sono dell'autore. Click per ingrandire)