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Jeremy Rifkin |
Questo articolo è la traduzione del capitolo XVIII dell’edizione tedesca del libro “Beyond the Beef” pubblicato da Rifkin nel 1992. Le statistiche e le previsioni contenute sono dunque vecchie di vent’anni. Quannti anni ci rimangono per salvare la vita nel nostro pianet? (MM)
Orogonale del 1992. In Italia: "Ecocidio" |
Due terzi dell’anidride carbonica riversata nell’atmosfera (1987) provengono dalla combustione dei carburanti fossili, ed un terzo dalla crescente combustione di biomasse. Nel processo di fotosintesi le piante assorbono e trattengono CO2. Se la pianta, dopo la sua morte, viene bruciata, restituisce all’atmosfera l’anidride carbonica, a volte arricchita da secoli di vita. La quantità di carbonio giacente nelle biomasse e nell’humus delle nostre foreste supera, rispettivamente, di 1,3 e di 4 volte, il contenuto di carbonio nell’atmosfera. Al primo posto vengono le foreste dell’Amazzonia, che da sole immagazzinano 75 miliardi di tonnellate di carbonio (1989). Quando i suoi alberi vengono abbattuti e bruciati per far posto all’allevamento di bovini, queste enormi quantità di carbonio vengono disperse nell’atmosfera…Ulteriori gas-serra vengono prodotti dalla combustione di superfici erbose e materiali agricoli di rifuto. La combustione delle biomasse avviene attualmente prevalentemente a favore della zootecnia. Milioni di ettari di foresta pluviale tropicale vengono ridotti in cenere e giganteschi campi di stoppie, dopo la mietitura dei cereali da mangime, vengono ogni anno dati alle fiamme. Milioni di tonnellate di carbonio vengono lanciati in cielo per soddisfare ila nostra ossessione della bistecca. Ma la combustione delle biomasse è solo una parte degli effetti nocivi all’ambiente causati dall’allevamento dei bovini, che comportano il riscaldamento della Terra anche secondo ulteriori meccanismi. La nostra agricoltura altamente biotecnicizzata ha bisogno di notevoli quantità di carburanti fossili. In un’epoca in cui il 70% della produzione cerealicola americana è destinata all’allevamento dei bovini e di altro bestiame, l’energia necessaria alla produzione di questo mangime contribuisce sensibilmente all’aumento della produzione di CO2 …Quasi quattro litri di carburante vengono consumati nei mattatoi americani prima di arrivare alla produzione di una sola libbra di carne (jmeno di mezzochilo). Per coprire il fabbisogno annuo di carne di una famiglia media composta da quattro persone, sono necessari 1.000 litri di carburante, che con la loro combustione immettono nell’atmosfera 2,5 tonnellate di anidride carbonica, equivalenti al consumo medio di una vettura di classe media in sei mesi di normale utilizzazione…Ma la
Fiume intasato dai resti di una foresta |
produzione di cereali da mangime prevede anche l’impiego di concimi chimici, che a loro volta liberano ossidi d’azoto. Nei 40 anni tra il 1950 e il 1990 il consumo dei concimi chimici si è più che decuplicato (da 14 a 143 milioni di tonnellate annuali), dando un notevole contributo al riscaldamento globale del pianeta. Infine i vitelli producono anche il principale gas-serra, e cioè il metano, un gas che viene prodotto anche dalle paludi, dalle risaie e dalle fosse di drenaggio, ma i branchi sterminati di vitelli, la moltiplicazione delle termiti e l’incendio della foreste e delle superfici erbose, negli ultimi decenni hanno ingigantito la prooduzione di metano, fino ad assumere proprorzioni preoccupanti. Per oltre 10.000 anni, prima dell’avvento dell’era industriale, il contenuto di metano è rimasto relativamente stabile, ma nel corso degli ultimi 300 anni la sua concentrazione è quasi raddoppiata. Il fatto che una molecola di metano ha un potere di assorbimento dell’energia solare 25 volte maggiore dell’anidride carbonica fa sì che gli scienziati prevedono che entro mezzo secolo il metano diventi il principale tra i gas-serra. Già da oggi 1,3 miliardi di bovini che popolano il mondo (1990), producono una notevole percentuale del quantitativo annuale che attualmente si riversa nell’atmosfera. Per quanto terrorizzanti possano apparire queste cifre, esse rispecchiano solo una parte del problema. Soltanto con l’incendio delle foreste tropicali, delle superfici erbose e dei campi di stoppie, oltre all’anidride carbonica, immense sono le quantità di metano prodotte. Una quantità ancora maggiore di metano viene generata dal numero sempre crescente di termiti, che si nutrono del legno
Le termiti divorano il legno morto |
degli alberi abbattuti nelle foreste pluviali. Gli alberi viventi producono alcaloidi e terpeni, che servono a controllare il moltiplicarsi delle popolazioni di termiti. Ma quando gli alberi vengono abbattuti, essi non secernono più queste sostanze chimiche, e le termiti, incontrastate, si nutrono del loro legno. Nelle regioni disboscate le popolazioni di termiti si moltiplicano in breve tempo anche di dieci volte. Tenendo conto del fatto che una sola regina, in condizioni favorevoli, può deporre giornalmente fino ad 80.000 uova, diversi entomologhi ritengono che ogni essere umano venga bilanciato da una massa di termiti del peso di 680 kg. Da questo tipo di insetti vengono annualmente immesse nell’atmosfera diversi milioni di tonnellate di metano. L’ossessione universale per la carne di vitello, che produce questi effetti nella geosfera terrestre, si fa sentire in misura sempre screscente nella biosfera. Il tributo ecologico ed economico imposto dal mantenimento di questo tipo di alimentazione artificiale basata su una dieta carnivora iperproteica, è forse il prezzo più alto che l’umanitä abbia mai dovuto pagare nel corso di tutta la sua storia. Milioni di americani, europei e giapponesi ingoiano hamburger, bistecche ed arrosti senza tener conto degli effetti che questa abitudine alimentare provoca nella biosfera e sulla pura e semplice abitabilità della Terra. Ogni libbra di questa carne la paghiamo con l’incendio delle foreste, con l’inaridimento dei terreni, la percolazione (scolo) dei campi, il prosciugamento di fiumi, laghi e ruscelli, ed un’atmosfera avvelenata da una sterminata quantità di anidride carbonica, di metano ed ossidi d’azoto. Per rendersi conto dell’entità della catastrofe, dobbiamo esaminare il potere di autoregolazione dei processi termici sul nostro pianeta. La vita di una singola specie, come pure la vita complessiva del nostro pianeta, si gioca entro un ristretto intervallo termico. Dal periodo dell’ultima glaciazione 18.000 anni fa, il valor medio della temperatura terrestre si è spostato di soli 1,8 °C (gradi Celsius). Se noi continuiamo ad immettere nell’atmosfera, al ritmo attuale, CO2, ossidi di azoto, metano e FCKW (gas di raffreddamento dei frigoriferi), la previsione di molti scienziati è che nei prossimi 50 anni la temperatura terrestre si innalzerà di 2-4 °C. Una variazione termica di quest’ordine di grandezza è destinata a costituire una catastrofe senza precedenti per l’ecositema terrestre e per l’intera umanità. Un aumento
Gli alberi morti annunciamo la morrte del pianetak |
della temperatura media tra due e quattro gradi vuol dire possibilmente che, durante il periodo di una sola generazione umana la Terra subirà una variazione pari a quella di un’intera era geologica, e che in un battibaleno gli ecosistemi e le strutture sociali dovranno adattarsi a nuove condizioni predominanti. Quanto distruttivo potrà rivelarsi questo tipo di sviluppo verificatosi in modo sempre più evidente nel corso della storia dell’umanità, per le delicate correlazioni proprie dell’ecologia, non è dato prevedere. Entro l’anno 2030 in città nordamericane come New York e Boston potrà instaurarsi un clina tropicale. La fascia granaria del middle-west potrebbe essere funestata dalla siccità e dal progressivo inaridimento, lasciando la popolazione priva di ogni garanzia sui mezzi di sussistenza. Fiumi impressionanti come il Mississippi, nei mesi estivi, potrebbero trasformarsi in una serie di plaghe fangose, rendendone impossibile la navigazione. Gli uragani imperversanti annualmente su determinate regioni costiere, potrebbero subire un aumento pari al 50% della loro violenza devastatrice, e città portuali come Galveston, Norfolk e Baltimora potrebbero essere devastate. Gli scienziati prevedono che, a causa della dilatazione termica dell’acqua, il llivello del mare, entro l’anno 2050, potrebbe innalzarsi tra un metro ed un metro e mezzo, e se le calotte polari dovessero sciogliersi, potrebbe salire anche di più. L’acqua salata innonderebbe le zone costiere e rendere non potabile l’acqua dei fiumi e dei laghi. Molti stati insulari potrebbero sparire sotto ai flutti. Le Maldive nell’oceano Indiano, le Marshall nel Pacifico e le catene d’isole dei Caraibi, tutte potrebbero essere ingoiate dal mare. Come la leggendaria città di Atlantide potrebbero cessare di esistere, tranne che nella memoria collettiva dell’umanità. Con l’inondazione delle strisce di terra si creerà un nuovo tipo di profughi. Milioni di persone perderanno la loro terra d’origine, perché intere regioni saranno sparite.
Le Maldive minacciate d'essere sommerse |
“Le decisioni economiche e sociopolitiche su numerosi progetti a lunga scadenza come impianti di irrigazione, centrali idroelettriche, sviluppo agricolo, piani di lavorazioni terriiere, forme strutturali, impianti costieri e pianificazioni energetiche si basano sul presupposto che le condizioni climatiche del passato possano servire come modello guida per l’avvenire. Questo presupposto è falso, poiché la crescente concentrazione dei gas-serra provocherà presumibilmente, nel prosismo secolo, un notevole riscaldamento climatico”.
Il cibo della follia e della morte |
Anche le più banali premesse economiche, che generalmente ritenia-mo del tutto naturali, perdono ogni loro validità. Prendiamo soltanto i fon-damenti di pianificazione delle infrastrutture della nostra società: case, pon-ti, dighe, strade, sistemi di deflusso delle acque, ca-nalizzazioni ed apparecchiature d’ogni genere sono concepite per un impatto climatico che tra 50 o 100 anni non avrà più valore. Con il riscaldamento del nostro pianeta l’epoca del progresso subisce un rovescio. Con essa ritornano le immense quantità di energia divorate durante l’epoca industriale. La biosfera è il libro della resa conti, in cui la prodigalità dell’uomo nell’epoca industriale viene registrata fino nei minimi dettagli. L’attuale ossessione per la carne di vitello, nel libro della resa dei conti, sta in cima alla colonna, la sua storia è tutta registrata nell’infinità delle molecole di anidride carbonica, di metano e di ossidi d’azoto proiettate nel cielo attraverso la commercializzazione della carne. Adesso, possibilmente, la biosfera ha l’ultima parola nella saga dei 6.000 anni di migrazione verso l’occidente dei grossi allevamenti del mondo euroasiatico. Le variazioni climatiche, la riduzione dei tempi di crescita, l’alterazione delle piogge, l’inaridimento e l’erosione dei pascoli, la desertificazione suonano le campane a morto per l’ossessione del vitello e per l’artificiosa gerarchia alimentare basata sull’esagerato consumo di carne.
50 M d'anni: l'evoluzione dall'innocenza all'assassinio |