Io e Ludovica |
Sono Marino Mariani, nato a Roma il 28 aprile 1929, ho quindi 81 anni. Da 55 anni non ho avuto mai più una malattia, un malessere, un malore, un’indisposizione di qualsiasi tipo: né un mal di testa, un raffreddore, una nausea…. Da 55 anni non ho mai dovuto consultare un medico e non ho mai più preso una medicina. Uno non può accorgersi, da un giorno all’altro, di essere diventato immune, quindi, solo dopo alcuni anni di ininterrotto benessere ho cominciato a supporre di esserlo diventato. Ad un certo momento è nato il problema di stabilire la data d’inizio di questo periodo fortunato, e la data più probabile è proprio quella del mio matrimonio, il 28 luglio 1955, e così i miei 55 anni di immunità sono anche quelli della durata (per il momento) del mio matrimonio. Mia moglie è svizzera, e mio suocero Johann Inhof è morto a 96 anni, dopo essere andato in pensione anticipata (aveva litigato con i suoi superiori) a 62 anni. Quando andò in pensione a curare il suo orto e a dedicarsi ad opere di benefico patronato, non sapeva che gli rimanevano ancora 34 anni di vita. Mi sono domandato: se avesse saputo di avere tanto tempo a disposizione, un tempo più lungo dell’intera vita di Mozart, di Schubert, di Bellini, di Pergolesi….avrebbe forse fatto grandiosi progetti ancora da realizzare, invece che levitare su una quieta quotidianità? Ebbene, confidando nella mia adamantina immunità, questa domanda l’ho posta a me stesso, e mi sono risposto: voglio diventare un “vissore”, vocabolo da me inttrodotto per definire colui che vive per vivere. Un bel mestiere! Comunque non facile: siamo circondati da gente che, dopo aver vissuto una vita normale, attraversa ora una vecchiaia normale, cioè stentata, sofferente, deforme, bisognosa di assistenza e sostegno, uno stato (o una condizione) che non fa invidia a nessuno, tanto che la totalità delle persone cui ho posto la domanda, mi ha risposto: “No, non vorrei vivere tanto a lungo”. Eppure, in un tempo relativamente breve, la frontiera della durata della vita ha compiuto un balzo di decine di anni.
Andiamo dunque incontro ad una sempre maggiore durata media della vita? E dobbiamo interpretare questa avanzata come un evidente frutto del progresso? Non lo so, perché io, e tutti quelli che hanno la mia stessa età, siamo nati in condizioni ben diverse da quelle attuali: io, come i miei coetanei, sono nato di parto naturale in casa mia e sono stato nutrito dal latte di mia madre. Ed il panierino che mi portavo all’asilo conteneva una mela ed un pezzo di pane scuro. A casa mia la carne era, fortunatamente per noi bambini, una pietanza rara, e dico fortunatamente, perché di regola era coriacea. In una vignetta della “Domenica del Corriere” degli anni 30 un avventore domanda al cameriere: “Che differenza c’è tra la bistecca da una lira e quella da una lira è cinquanta?”. Ed il cameriere: “Con la bistecca da uno e cinquanta diamo un coltello più affilato”. Con questa rude preparazione alla vita, noi bambini sopravvissuti alla mortalità infantile siamo ora in testa, con i nostri ottant’anni, alle tabelle mondiali della vita. In pratica, siamo coloro che maggiormente hanno tratto profitto dall’avvento degli agi successivi. I bambini che nascono adesso di parto cesareo, allevati con latte di mucca in polvere e merendine al 40% di grassi idrogenati, come se la caveranno?
Il progresso offre, oltre agli agi, disagi di notevoli proporzioni. Al tempo mio il cancro non veniva mai nominato, mentre adesso è un banale argomento di conversazione. Al tempo mio l’osteoporosi non esisteva, mentre adesso, in una forma o nell’altra, colpisce tutti: gli uomini con la perdita della dentatura, le donne con le fratture al femore. Questo male è causato dalla carenza di calcio, che è il quinto elemento più abbondante nel nostro pianeta. Ma come può un elemento così abbondante nessere carente nell’organismo umano, quando esso è presente in ogni tipo di alimento? Esso è presente in buona misura nel latte, e quindi fa il gioco degli allevatori di bovini, che costituiscono la “lobby” più potente al mondo. Adesso vi spiego. Gli italiani sono rimasti offesi perché la Apple ha definito l’Italia come il paese della pizza e della mafia. In USA, invece, esistono le lobbies, cioè i gruppi di interesse e di pressione. Le lobbies sono associazioni padronali, che raggruppano gli allevatori di bovini, i produttori di grano e granaglie, i produttori di zucchero….in pratica i produttori di questo e di quello, che si distinguono dalla mafia perché non appoggiano segretamente questo o quel soggetto politico, ma apertamente li appoggiano tutti. Le lobbies non sostengono la candidatura di Tizio contro Caio, o di Sempronio contro Mevio: li appoggiano tutti in proprorzioni paritetiche, in modo che chiunque voglia entrare nella vita politica, sin da subito sappia che non può muovere un passo senza l’appoggio delle lobbies. Nasce così la necessità di non ledere gli interessi delle lobbies, che altrimenti tagliano i finanziamenti. I quali avvengono con questa tecnica: se sei, per esempio, un bravo studente di medicina, un giorno ti arrivano missive di una casa farmaceutica con l’offerta di partecipazione ad un determinato congresso: i posti in albergo prenotati, i biglietti d’ingresso alle varie sedute garantiti, tutto il piano degli spostamenti predisposto, e così via. Ed in cambio non ti chiedono assolutamente nulla. Ma se non aderisci alle loro offerte, non troverai un albergo con una stanza libera, non potrai partecipare ad un conferenza perché i posti sono stati tutti prenotati, ed allora sarà inutile che tu ti preoccupi di treni, autobus, coincidenze e navette: tanto al congresso non ti fanno entrare. E così il Congresso (inteso come Camera dei Deputati USA) ed il Senato, con i loro componenti eletti con l’appoggio delle lobbies, non prenderanno mai provvedimenti contro gli allevatori che hanno snaturato il continente americano devastando le foreste e le praterie dalla Terra del Fuoco fino al Canada per far posto ai loro sterminati branchi di bovini. Il latte di mucca, descritto come un benefico prodotto primigenio e naturale, viene protetto in tutto il mondo. Ma il latte di mucca è un prodotto industriale ormonico ed acidificante che, entrato nel nostro organismo, invece di cedere il calcio di cui è ricco, attacca e distrugge le riserve di calcio contenute nei nostri denti e nelle nostre ossa. Il latte è un alimento contro natura. Nell’Universo nessun animale adulto si nutre di latte, specie se non appartiene alla sua stessa razza. L’osteoporosi è entrata trionfalmente nel catalogo dei nostri mali con la trionfale espansione dei consumi del latte, dei latticini e di tutti i loro derivati su scala planetaria.
Ebbene, da una cinquantina d’anni studio ogni aspetto dell’alimentazione ed applico scrupolosamente i risultati conseguiti. A questo punto qualcuno sarà curioso di conoscere i miei segreti, che svelo volentieri: nel corso della mia vita non mi sono mai imbattuto in un prodotto, naturale o artificiale, di cui potessi dire: questo fa bene. Quindi da me non potrete aspettarvi la promozione di un alcunché che possa essere messo in vendita. In compenso sono una vera e propria autorità sugli alimenti e sui prodotti che fanno male. A metà del anni 60 ogni momento libero mi recavo ad Olgiata, l’eccentrico quartiere romano in cui possedevo un terreno, con mia figlia Sabina. Lì compivamo passeggiate, esplorazioni e raccolta di fiori, rami ornamentali, sassi &c. Ed una volta mia figlia mi chiamò gridando “Papà. Guarda che cosa ho trovato”, e teneva in mano un grosso fungo. Da parte mia gridai: “Buttalo via e vieni a lavarti le mani”: Ma poi ci ripensai: “No, portiamolo a casa e cerchiamo che cos’è”. E su un elegante libriccino tedesco, ornato di begli acquarelli, trovammo che il nostro fungo era un Parasol, ovvero una Macrolepiota Procera, classificato non solo come commestibile, ma anche come squisito. Da quel momento tutti noi, in famiglia, diventammo raccoglitori di Parasol, ma io ho studiato ogni sorta di trattato, fino a diventare un vero esperto di funghi venefici. E così nelle mie escursioni ho raccolto ogni sorta di fungo disdegnato dai raccoglitori a caccia di porcini e gallinacci, gli unici di cui si fidassero, senza mai correre il pericolo di avvelenamento. E così, su Famiglia Moderna troverete sempre la segnalazione di ciò che fa male, e quindi, per esclusione…
Ma veniamo al dunque: con questa mia buona base di partenza, non solo voglio fare il vissore, ma addirittura l’oltrevissore, cioè colui che vive ad oltranza, battendo ogni precedente primato di durata. Sono sicuro che se ciò mi riuscirà, qualcuno seguirà il mio esempio ed a poco a poco le lobbies saranno battute e l’uomo comune potrà giungere ai veri limiti della sua vita naturale. Nella preistoria l’uomo aveva come grandi nemici il lupo, il fulmine, l’incendio, l’inondazione, il terremoto, la siccità, la carestia, l’epidemia…. Ora l’uomo si trova di fronte ad un nemico imbattibile, e cioè l’uomo stesso. L’uomo che presiede il consiglio d’amministrazione di una grossa società multinazionale. L’uomo che dispone di tanto potere economico da poter arruolare al proprio servizio i premi Nobel, i primari, gli alti commissari, i campioni dello sport, gli attori famosi e gli editori dei giornali, e che può presentare al pubblico gli interessi della propria società come un atto del bene comune. Mi riferisco all’industria alimentare, che di fatto regola il destino dell’umanità mediante la gestione della fame nel mondo, e non potrebbe farlo senza la connivenza delle autorità preposte. Chiunque, però, può sottrarsi a questo destino: statemi vicino e vi insegnerò come.
Marino Mariani
(Fototitolo di Sabina Mariani. Click per ingrandire)