Gioachino Rossini |
Il 20 febbraio 1816 il teatro Argentina in Roma fu…teatro di un episodio unico in tutta la storia della musica operistica: il pubblico inferocito fischiò ed interruppe più volte la prima rappresentazione di un'opera buffa, Il Barbiere di Siviglia (ossia L’Inutile Precauzione), diretto dal suo 24enne compositore Gioachino Rossini. Si dirà che il fiasco di una prima teatrale è un evento tutt’altro che raro, ma in questo caso vediamone i particolari: una notevole parte del pubblico era venuta in teatro per dare battaglia al giovane autore che aveva osato riprendere il titolo e l’argomento di un altro Barbiere di Siviglia, composto dall’autorevole maestro napoletano Giovanni Paisiello. I seguaci di Paisiello non attendevano altro che la minima occasione per scatenarsi. E le occasioni non mancarono. Sin dalle prime note alcuni spettatori avevano riconosciuto nella sinfonia dell’opera la sfacciata copiatura di brani delle sue precedenti opere Aureliano in Palmira ed Elisabetta Regina d’Inghilterra, ed avevano cominciato a rumoreggiare, dando fuoco alle polveri.
Il teatro Argentina |
Poi ci si mise il tenore Garcia che, passato in seguito alla fama imperitura non solo come autore di un celebre trattato sull’insegnamento del canto, quanto padre di due storiche cantanti: Maria Malibran e Pauline Viardot, quella sera non ne azzeccò una. Rossini gli aveva dato licenza di cantare come serenata qualche sua canzone spagnola, ed evidentemente le sue scelte non raccolsero i favori del pubblico. Che poi scoppiò in una vera bolgia quando al povero Garcia saltarono, una dopo l’altra, le corde della chitarra. Ma il pubblicò forse si sentì in colpa per aver coinvolto nella disfatta una sua diva prediletta, il contralto di coloratura Geltrude Giorgi Righetti, che fu dunque la prima Rosina della storia. E la serata successiva in sala non ci fu il vuoto, bensì il pieno. Anzi il pienone, il pienissimo che ormai da un paio di secoli accompagna quest’irresistibile opera di Rossini, la più antica a mantenersi viva e pronta nel repertorio di tutti i teatri del mondo, sicuramente la più applaudita sopra ogni altra. L’iniziale disfatta del Barbiere di Roma fu dunque un episodio assolutamente unico, perché non s’è mai sentito che l’opera non fosse accompagnata e interrotta dallo scroscio degli applausi e dalla richiesta di bis. L’opera è assolutamente magnetica, ed i cantanti più famosi del mondo hanno voluto parteciparvi anche fuori ruolo, e così abbiamo avuto Rosine interpretate da soprani (invece che contralti o mezzosoprani) come Roberta Peters, Kathleen Battle e…Maria Meneghini Callas, mentre neanche il tenore Placido Domingo ha resistito alla tentazione di interpretare la parte di Figaro, destinata al baritono.
Il tenore Manuel Garcia |
Chi legge i miei articoli, sa che avevo una nonna, la madre di mia madre, che a noi bambini non regalò mai un giocattolo o un dolcetto, ma ci regalava, in cambio, libri, ci faceva leggere e scrivere, ci insegnava il francese ed il solfeggio, e ci portava al Teatro Reale dell’Opera a vedere il Barbiere di Siviglia. E così, dall’infanzia, a casa nostra si canticchiava “Buonanotte, mio signore”, “Una voce poco fa”, “La calunnia è un venticello, un’auretta assai gentile…”, "Figaro qua, Figaro là... e bravo Figaro, bravo bravissimo, fortunatissimo, fortunatissimo...." nonché l’aria di Berta “Il vecchiotto cerca moglie…” che però solo in un periodo relativamente recente ho sentito in questa accezione, perché noi dicevamo ”Il vecchietto cerca moglie…”, senza contare che il fischio di famiglia era sull’aria di “Largo al factotum della città”. Il libretto di Cesare Sterbini è quanto di meglio ci possa essere: è spiritoso ed assai elegante. Rossini compose il Barbiere in tre settimane, e Donizetti commentò: “Lo sappiamo tutti, Rossini è bravo, ma non ha voglia di lavorare…”. Nel 1988 il mezzosoprano Cecilia Bartoli fece due cose assolutamente straordinarie, la prima delle quali la vissi in diretta: a solo 22 anni incise per la Decca il Barbiere con l’orchestra del Comunale di Bologna sotto la direzione del maestro Giuseppe Patané, ottenendo un successo…non immediato! Infatti i maggiori mensili di Alta Fedeltà e Musica europei, ed in prima linea le riviste in lingua tedesca, recensirono Il CD della Decca con sufficienza, mettendo in evidenza il grigiore generale della compagnia di canto (Povero Patané, non gli hanno dato gli artisti che meritava…). Ma, incredibile ma vero, ci ripensarono, e nei numeri successivi esaltarono la prova di Cecilia Bartoli dicendo che, per l’età, già doveva considerarsi superiore alla Callas. Rapidamente questo Barbiere, ma soprattutto la Bartoli, scalarono tutte le classifiche, e la prima edizione raggiungibile della The Penguin Guide to Recorded Classical Music la mise al primo posto, ove ancora sta (e sono passati più di vent’anni). Vissi (quasi) in diretta questo avvenimento perché mia moglie ed io avevamo un carissimo amico, l’attore cinematografico Edmund Purdom (protagonista del primo film in Cinemascope, “Sinué l’Egiziano”), che aveva sposato un’altra nostra amica Vivienne. Costei cominciò ad interessarsi di fotografia vedendo com’era attrezzato il mio laboratorio casalingo, in cui passavo le notti a sviluppare e stampare le mie fotografie. Ed era diventata una fotografa talmente brava nell’eseguire i suoi “Ritratti in Azione”, da guadagnarsi il ruolo di beniamina tra molti direttori d’orchestra, artisti e cantanti lirici. E così seppi che era lei la fotografa ufficiale di Cecilia Bartoli, e mi fornì prezioso materiale per certi miei articoli.
Cecilia Bartoli |
Ma la maggior impresa di Cecilia Bartoli, compiuta sempre nel 1988, in contemporanea o addirittura prima della sua registrazione col maestro Patané, fu la sua registrazione televisiva in occasione del Festival di Schwetzingen, una città tedesca vicina ad Heidelberg, con l’orchestra sinfonica della radio di Stoccarda sotto la direzione di Gabriele Ferro, ed è proprio il Barbiere di Schwetzingen, fortunatamente reperibile su YouTube, quello che ho deciso di pubblicare. Un vero colpo di fortuna. E con un nugolo di artisti internazionali di cui solo alcuni mi erano noti. Tra cui il baritono italo-canadese Gino Quilico, un ottimo e comprovato interprete rossiniano (ma l’ho sentito anche in Carmen). Un altro che mi era noto era il basso inglese Robert Lloyd, un don Basilio dalla voce sepolcrale come tradizionalmente vuole il ruolo. Mi era completamente ignoto il conte di Almaviva, e cioè il tenore David Kuebler che, col suo nome così svizzero, è invece americano (canta benissimo). Ma la sorpresa maggiore è stata il basso argentino Carlos Feller, interprete di un don Bartolo invero eccezionale. Ebbene, questa compagnia, pur raccolta dalle sedi più disparate, mi sembra una fedele rappresentazione delle compagnie di canto italiane, quando in Italia presidiavano i 400 teatri provinciali che c’erano in tutta la Penisola all’inizio del secolo scorso. E presidiavano altrettanto validamente i maggiori teatri dell’America del Sud, dell’America del Nord, della Russia….Per quanto riguarda la compagnia di canto del Festival di Schwetzingen, il personaggio meno fornito di credenziali era proprio Cecilia Bartoli, che cominciava la sua carriera proprio in quell’occasione. Il resto dei cantanti erano esperti e perfetti, come canto, come pronuncia italiana, come voce proiettata nelle migliaia di metricubi d’aria della sala, come costumi, come azione scenica. Ci si lamenta della graduale sparizione del “basso buffo all’italiana”, gradualmente sostituito da baritoni sempre più leggeri. In questo Barbiere di bassi profondi, cavernosi, ampollosi, magniloquenti, buffi alla vera italiana ce ne sono addirittura due, perché oltre a don Basilio anche don Bartolo lo è in piena regola. Nel Barbiere il compito dei comprimari è quello di essere anche migliori dei principali: guai a quella favola per bambini in cui l’Orco non avesse la voce tonante e cavernosa di…un comprimario (per esempio se parlasse in falsetto). Ma torniamo a Cecilia Bartoli, che tra i tanti meriti ha avuto il merito dei meriti di essere…fortunata. La Decca ha creduto subito in lei e l’ha protetta con un eccezionale fuoco di sbarramento, bombardando di pubblicità i negozi di dischi, gli organi di stampa d’ogni ordine e grado, la TV...Anzi, in TV ho visto una cosa che non avevo mai visto, e cioè un documentario su come studiava sotto la guida della madre, la signora Silvana, le sue abitudini ed i suoi passatempi, qualche esibizione di canto e ballo (voleva diventare una ballerina di flamenco). E come sfrecciava per le vie di Roma sulla sua (vecchia) 500 rossa. Mi ricordo benissimo di un suo passaggio a volo radente su via dei Fori Imperiali. Devo dire che ella è romana come me. E poi è diventata zurighese come me. Una volta, dopo un concerto, le ho domandato che fine avesse fatto la sua (vecchia) 500 rossa, e lei mi rispose che ce l’aveva ancora.
Maria Malibran |
A Zurigo Cecilia Bartoli è un’ospite amata e festeggiata, e chi l’incontra in un negozio o a passeggio, la saluta e viene festosamente ricambiato. A Zurigo Cecilia Bartoli ha grandi rapporti con l’orchestra “La Scintilla”, fondata e diretta da Ada Pesch “Konzertmeisterin” (Primo Violino) dell’Opera di Zurigo, con cui ha fatto numerose ed appaludite tournée all’estero. Ada Pesch è figlia di un astronomo di Cleveland che è stato collega del prof. Caprioli, uno dei maggiori collaboratori di Audiovisione (la mia antica rivista di high fidelity) ed attualmente collaboratore anche di Famiglia Moderna. Per darvi un’idea dell’evoluzione di Cecilia Bartoli da quando esordì a 22 anni al Festival di Schwetzingen ad oggi, allego un paio di filmati ripresi durante un acclamato concerto a Barcellona, in cui si esibisce con l’orchestra “La Scintilla” diretta da Ada Pesch, dedicandolo alla memoria di Maria Malibran. Quasi dimenticavo di dire che questo Barbiere di Siviglia è particolarmente dedicato ai bambini che finora si sono divertiti con i Cartoni Animati di Walt Disney, e poi con Biancaneve e i Sette Nani, e poi con Mary Poppins. Il Barbiere fa parte della serie.
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