mercoledì 18 maggio 2011

Gli enigmi di Walt Disney: 1a parte (con 10 cartoons)




Mickey Mouse








Il libro di Marc Eliot (1993)




In casa Disney i misteri sono di…casa. Già la data di nascita del papà di Mickey Mouse è assai incerta: è il 5 dicembre 1901, come è riportato nelle sue biografie? O forse l’8 gennaio dell’anno successivo, o di dieci anni prima? Ogni volta che fu richiesto un certificato di nascita, non si è mai trovato, e si sono dovute fare valutazioni, ipotesi, aggiustamenti e testimonianze, in base alle quali la data di nascita potrebbe essere addirittura anteriore di 10 anni. Il che è semplicemtente assurdo, perché si può confondere se un anziano signore ha 60 o 70 anni, ma un bambino può avere 3 o 13 anni? Tuttavia, nel 1940, un paio di agenti dell’FBI, fecero indagini molto approfondite, che li portarono al villaggio spagnolo di Mojacar da cui, in una certa data, la Señora Zamora partì per l’America, ove avrebbe avuto una relazione con Elias Disney (papà di Walt), e avrebbe avuto…Walt. Che anche in questo caso sarebbe di dieci anni più vecchio di quanto riportato nelle biografie. Il mistero sulla data di nascita di Walt Disney, che lo ha angustiato per tutta la durata della sua vita, è destinato a rimanere tale, perché sono totalmente scomparsi tutti coloro che avrebbero potuto fornire qualche testimonianza. Differente è il caso di tutti gli altri quesiti, che sono: la data di nascita di Mickey Mouse, cioè la data della sua prima proiezione pubblica in un cinematografo, e l’identità del suo paterno genitore, ciooè di chi, per primo, ha disegnato il personaggio (ma come, non l’ha creato Walt Disney?). Inoltre, come quesito accessorio, si pone l’interrogativo: Mickey Mouse non aveva per caso un fratello maggiore? Se poi si tien conto del fatto che la carriera di Mickey Mouse si è divisa in due, di cui una è trascorsa sullo schermo dei cinema, l’altra sulle pagine dei giornaletti, e se si va ad esaminarli con attenzione si vede che i due personaggi si somigliano assai, ma non sembrano la stessa persona, ci si può domandare se Mickey Mouse, oltre ad un fratello maggiore, non avesse avuto anche un fratello gemello. Cerchiamo di dar risposta a ciascuno di questi quesiti, attingendo a piene mani alla nostra biografia di riferimento, quella di Marc Eliot del 1993, l’unica che questi argomenti li ha trattati a fondo.



Il certificato introvabile
A tal uopo è necessario risalire molto indietro nella vita di Walt Disney, per focalizzare i dettagli del suo passaggio dalla fanciullezza vissuta all’ombra, e sotto le cinghiate, di un padre autoritario, assolutista e violento, ai primi tentativi di volare da solo per crearsi una vita indipendente. Siamo a Kansas City nell’autunno del 1917. Il padre, che da qualche anno gestiva un’organizzazione di distribuzione della stampa quotidiana, trova a vendere la sua attività per 16.000$, e decide di trasferirsi a Chicago per impiantare una fabbrica di marmellate.






Mickey e Minnie Mouse
Walt ha 16 anni, si stacca con riluttanza da Kansas City e segue la famiglia a Chicago, ove si iscrive alla McKinley High School per il diploma di scuola media inferiore. E si iscrive inoltre ai corsi serali della Chicago Accademy of Fine Arts (Accademia di Belle Arti). Per pagarsi questa spesa extra, va a lavorare saltuariamente nella fabbrca di marmellate di famiglia. Manda i suoi disegni a giornali ed agenzie, senza successo. La sera va a visitare locali di varietà e spogliarello, per carpire freddure e movenze degli artisti, da inserire nei suoi cartoons. Una volta ci porta anche il padre, che rimane scandalizzato e lo invita a non sprecare così il denaro. In quell’anno 1917 l’America entrava nella 1a Guerra Mondiale, detta la Grande Guerra, ed il fratello Roy, di ventiquattr’anni, corse subito ad arruolarsi, eccitato dall’idea di andare a combattere in terre lontane. A luglio Roy, che è il minore dei tre fratelli maggiori di Walt (dopo Walt c’è una bambina) viene spedito alla Great Lakes Naval Station (Scuola Navale dei Grandi Laghi) per un corso di addestramento, situata a breve distanza da Chicago. E così, Walt, terminato anche quell’anno scolastico, fa le valigie e va a trovare il fratello. Il sedicenne Walt ha sempre ascoltato i racconti di Roy, affascinato un po’ dalla sua saggezza e dalla sua esperienza, ma maggiormente da quel suo modo di presentargli il mondo, la società e le vicende sempre come uno spettacolo scintillante. Questa volta Roy lo travolge con le storie di guerra, ascoltate per bocca dei reduci che si avvicendavano nel suo accampamento, e che lui riciclava ad uso del fratello minore. Ed infatti Walt, rosolato al punto giusto, appena tornato a Chicago si reca all’ufficio di reclutamento, dichiarando un’età maggiore, senza, però, convincere la commissione. L’ufficiale reclutatore gli chiede di presentare un certificato di nascita, e Walt scrive immeidiatamente alla Cook County Hall of Records di Chicago (l’Anagrafe) chiedendo una copia del suo certificato di nascita. Una settimana dopo l’Anagrafe risponde di non essere in possesso di alcun certificato di nascita di tale Walt Disney nato il, o attorno al, 5 dicembre 1901. Allora Walt scrisse a Preacher Parr, cioè al Predicatore Walter Parr, sacerdote della Chiesa Fondamentalista di Saint Paul di Chicago, per il quale suo padre aveva lavorato come carpentiere tanti anni prima, e col quale aveva raggiunto un alto grado di amicizia, al punto di promettere al sant’uomo che, se avesse avuto la benedizione di un quarto figlio maschio, gli avrebbe dato il suo nome, cioè Walter. Da qualche parte doveva esserci, in chiesa, un documento relativo alla sua nascita. Preacher Parr rispose che, come lui stesso ricordava, Walt era nato in casa e quindi la sua nascita non era registrata né in chiesa, né in qualche ospedale. Walt allora scrisse al Departement of Vital Statistic, cioè all’ufficio che registrava ogni nascita ed ogni decesso, il cui responso fu, quantomeno, allucinante: Sì, Walter Dysney era nato da Elis (invece che Elias) e da Flora Disney il giorno 8 gennaio 1891!!!!!!!!!!!!. In base a questo verdetto Walt doveva avere 26 anni, ed essere più vecchio di suo fratello Roy. Il che era impossibile, e da questo momento Walt Disney entrò nell’incubo che l’accompagnò per tutto il resto della vita: era veramente figlio di Elias Disney, o piuttosto un figlio adottivo? La violenza che il padre usava contro di lui già da piccolo gli aveva fatto pensare: è costui veramente mio padre?






Roy, l'angelo custode di Walt Disney
Walt Disney soldato
Comunque Walt in guerra voleva andarci, e, in ogni caso, sentiva il bisogno di andarsene via, non avendo più fiducia nei suoi genitori. Ai quali chiese di scrivere una lettera di assenso che gli avrebbe permesso di arruolarsi. La madre Flora lo scongiurò di recedere, perché, avendo già due figli alle armi (Raymond e Roy), non poteva sopportare che anche il terzo andasse in guerra. Anche Elias era contrario alle intenzioni di Walt: non avrebbe mandato un altro figlio a sfidare la morte in una guerra scatenata dalla cospirazione capitalistia mondiale capeggiata dagli ebrei. Nell’impossibilità di convincere almeno uno dei suoi genitori, Walt falsificò le loro firme e fu arruolato come volontario nella Croce Rossa Internazionale. Il suo primo compito fu quello di andare a lavorare nella Yellow Cab Company di Chicago, la famosa Compagnia dei Tassì Gialli. Gli era stato ordinato di imparare a guidare professionalmente, in modo da poter operare con le autoambulanze. Ma, durante la sua prima settimana di mobilitazione, rimase vittima della grande epidemia d’influenza del 1918, e fu rispedito in barella nella casa dei suoi genitori. Per cortesia, a bordo di un furgone della Croce Rossa. Quando si fu rimesso, fu riassegnato a South Beach nel Connecticut, ed il giorno dopo il suo arrivo alla base, fu firmato l’armistizio. Assieme a cinquanta uomini della sua unità, fu spedito immediatamente in Francia per prendersi cura dei soldati americani feriti o malati. Walt festeggiò il suo diciottesimo compleanno a Saint Cyr, in un castello provvisoriamente convertito ad ospedale militare. A dispetto dei suoi sogni di gloria, il periodo che seguì fu abbastanza noioso. Per lunghe settimane dovette fare da autista agli ufficiali, e dovette scarrozzare colonnelli e generali per ogni dove in tutta la Francia. E persino oltre il Reno, in territorio tedesco occupato dagli Alleati, per rifornire di zucchero e caffè gli ospedali militari. Per vincere la noia, cominciò a dipingere sulle fiancate delle Jeep della Croce Rossa la caricatura dei suoi camerati volontari. Continuava a disegnare i suoi cartoons, che inviava a varie riviste negli Stati Uniti, che glieli respinsero tutti. Infine attrasse l’attenzione di un soldato assai ricco di iniziative e noto col soprannome di Cracker. Costui acquistò un surplus di elmetti tedeschi, sui quali sparava per arricchirli di forellini. Poi li passava a Walt che, per dieci franchi l’uno, li ornava di insegne e di macchie di sangue. Successivamente questi elmetti venivano venduti, ai camerati un po’ creduloni, come veri cimeli di vere sanguinose battaglie. E quando Walt fu congedato, aveva in tasca 300$ in sovrappiù, cifra che non aveva mai visto prima di allora.



Ub Iwerks


L’incontro che cambiò la storia
Ottenuto il congedo, Walt fu imbarcato su un piroscafo e rispedito a New York dove si installò in un albergo di media categoria, si fece una bella doccia calda, di cui sentiva la mancanza da diverse settimane, e si precipitò a vedere l’ultimo film di Charlie Chaplin. Dopodiché, cenato in un ristorante in gran voga, concluse la giornata ubriacandosi ed ascoltando il jazz nei locali del Greenwich Village. La mattina dopo prese il treno per Chicago, dove Elias e Flora lo attendevano alla stazione. I quali rimasero sbigottiti nel vedere questo bel giovanotto, robusto ed alto 1,80, poco somigliante all’incerto ragazzetto che era fuggito dalla dimora familiare un anno fa. A sera il padre s’intrattenne affabilmente col figlio e cominciò a costruire castelli in aria, prospettando azzurri orizzonti per Walt quando si fosse integrato nell’azienda familiare. Ma, con suo stupore, Walt educatamente, ma fermamente, declinò tutti le proposte e le prospettive di papà: aveva i suoi progetti ben definiti, ed intendeva ritornare a Kansas City per intraprendere la carriera di “commercial artist”. Oggi diremmo: un “creativo” nel settore pubblicitario. Il mattino successivo abbandonò per l’ultima volta la sua famiglia, per tornare sui luoghi della sua gioventù perduta. E quando giunse a Kansas City, in quella che era stata l’antica abitazione della sua famiglia, in cui ancora vivevano i suoi fratelli Herbert e Roy, la sua prima preoccupazione fu quella di inviare una domanda d’impiego come illustratore (“cartoonist”) al Kansas City Star, il giornale che, da piccolo, andava a distribuire casa per casa. E fu con suo grande disappunto che la sua domanda fu respinta. Cadde in una depressione che durò diversi giorni, finché Roy, che lavorava in banca, non lo informò che la ditta Pressman-Rubin Studios cercava artisti da ingaggiare. La Pressman-Rubin era la nuova agenzia pubblicitaria che aveva appena aperto un conto bancario di cui Roy era il curatore, e che l’informazione gli era stata passata proprio da uno dei presidenti. Il giorno dopo Walt si presentò alla Pressman-Rubin con un fascio di suoi schizzi ed illustrazioni, e rimase sorpreso e deliziato dal fatto che fu immediatamente assunto. Il suo primo compito fu quello abbastanza facile, per lui, di disegnare attrezzature agricole, come trattori, pulegge, ascensori per silos &c... per illustrare l’imminente Catalogo di Natale e per essere proiettate al cinema. Tale idilliaco posto di lavoro durò soltanto un mese, al termine del quale fu licenziato con la seguente motivazione: “singolare mancanza di abilità nel disegno” (singular lack of drawing abillity).






Walt Diseny e Ub Iwerks: chi è il padre di Mickey Mouse?
Il fratello Roy sostenne che quel posto la ditta glielo aveva assegnato per far un piacere alla sua banca. Impossibilitato a trovare un altro impiego come artista, Walt accettò un lavoro alle Poste per il periodo natalizio. Un lavoro da cani: ritorno a casa di notte, facendosi strada in mezzo la neve, i pasti saltati. Ed arrivato a casa, chiudersi in stanza fino al mattino successivo. Una sera, una settimana prima del capodanno 1920, un giovanotto alto e dall’aspetto perbene bussò alla porta dei fratelli Disney, domandando se lì aabitava il suo amico Walt Disney. Roy lo fece accomodare e gli offrì il caffè, e dopo alcuni convenevoli andò a svegliare Walt: C’è un tuo amico, si chiama Ub Iwerks. Come? Chi lo conosce! Beh, andiamo a vedere……Naturalmente gli appassionati di comics Ub Iwerks lo conoscono benissimo. Noi invece lo conosceremo a fondo nella prossima puntata.







(Film: YouTube, foto: Google di dominio pubblico. Click per ingrandire)