di Luciano Zambianchi
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Orologio del periodo ellenistico: 1° secolo avanti Cristo |
Tutti noi, nei nostri comportamenti, siamo abbastanza prevedibili e alcune persone lo sono più di altre. Personalmente mi sono sempre considerato uno spirito libero e quindi originale ed imprevedibile nelle mie azioni. Immaginate la mia delusione quando, dopo aver letto il mio primo articolo sul mio nuovo hobby il “riparatore / restauratore di orologi antichi”, i miei amici mi hanno chiesto di mostrare i passaggi (che a loro parere avevo immortalato) della mia prima autopsia di un orologio. Lo avevo fatto veramente e non lo avevo detto a nessuno ! Per diverso tempo ho usato la macchina fotografica digitale come un quaderno di appunti su cui registrare ogni intervento, ma soprattutto per verificare lo stato dell’oggetto prima di ogni mio intervento: una specie di filo di Arianna che mi permettesse, in ogni momento di ritornare sui miei passi fino alla posizione di partenza. Ora non ne ho più bisogno e uso questo accorgimento solo quando ho a che fare con macchinari molto complicati ossia composti da molti pezzi. Prima di mostrarvi le immagini, che commenterò, devo confessarvi che nel mio articoletto non avevo detto tutto, nello scegliere l’orologio su cui esercitarmi oltre alla semplicità del movimento avevo deciso di dedicarmi ad un orologio che aveva un problema evidente (visibile ad occhio nudo): la molla a spirale del bilanciere era stata piegata in più punti e questo non permetteva al bilanciere di oscillare liberamente. A mia parziale discolpa confermo che la prima ragione della scelta era veramente la semplicità della macchina: era la mia prima volta e la scelta di una macchina semplice, con solo ottanta pezzi (foto 1) era fondamentale.
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Foto 1 - L'orologio così come lo ho trovato |
Ho iniziato con il fotografare l’orologio così come era, evidenziandone anche qualche difetto. La cassa ed il quadrante erano molto sporchi (foto 2); i libri che avevo già letto mi consigliavano di considerare l’orologio composto da cinque parti:
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Foto 2 - Aperta la cassa si notano subito alcuni problemi |
1. Una parte esterna, LA CASSA: in realtà composta da anello (in questo caso le anse posticce), corona, pendente (raccordo tra la corona e il castello), castello (il cerchio metallico in cui va inserito il movimento), cuvetta (il primo coperchio del movimento), fondo, lunetta (il cerchietto che regge il vetro), quadrante, vetro, lancette e qualche volta un coperchio anteriore, doppia cerniera, anello ferma vetro e molla di apertura del coperchio.
2. Una parte destinata a fornire energia al movimento, IL MOTORE : nel caso degli orologi meccanici una molla inserita in un barile ed agganciata ad un perno che riceve l’energia da una o più ruote di carica, che a loro volta funzionano grazie alla carica manuale fornita attraverso una chiave o una corona .
3. Una parte di controllo e regolazione del movimento, IL REGOLATORE: il bilanciere con il suo ponte, la molla, il volano, il perno (che negli orologi a cilindro è cavo e funziona anche come elemento principale della trasmissione), la staffa di regolazione, il caimano di fissaggio, la zeppa.
4. Un sistema di rotismi, LA TRASMISSIONE DEL MOVIMENTO: una ruota intermedia (a volte anche una ruota dei secondi) ed un gruppetto di ruote e ingranaggi, la centrale con i suoi tre ingranaggi ausiliari, di solito messi dal lato del quadrante, che demoltiplicano il movimento e fanno sì che ad ogni giro della ruota dei minuti corrisponda un dodicesimo di movimento della ruota delle ore (o un ventiquattresimo nel caso di orologi a 24 ore). Sull’alberino della ruota centrale (o sul perno della ruota centrale) di solito è sistemata una frizione che agisce sul rocchetto calzante .
5. Un meccanismo per rimettere l’ora, LA RIMESSA che, a seconda dei secoli e dei fabbricanti, da semplice trascinamento delle sfere con un dito o con una chiave, si è sviluppato in leveraggi, rotismi ecc...
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Foto 3 - Liberato l’asse di carica ho potuto togliere il movimento |
Ho iniziato liberando il movimento (foto 3) dal castello, poi ho tolto il quadrante ed il bilanciere con il suo ponte (foto 4). Ho liberato dal pitone la molla a spirale danneggiata estraendo la piccola zeppa (foto 5), qualche volta la molla a spirale è fermata da una vite.
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Foto 4 - ho svitato il ponte del bilanciere e tolte le lancette e il quadrante |
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Foto 5 - Il bilanciere liberato dal ponte |
Usando la lama di un giravite affilato ho fatto forza sulla virola (anellino d’ottone) a cui è fissata la molla a spirale. La virola è inserita a pressione sull’asse del bilanciere, in questo modo la molla si è staccata dal bilanciere (foto 6).
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Foto 6 - con un giravite ho liberato la molla a spirale |
Ho svitato tutti i ponti e liberato il barile con la molla di carica e tutti gli ingranaggi e le ruote (foto 7).
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Foto 7 - Tolti i ponti e gli ingranaggi dalla platina |
Ho tolto il coperchio del barile ed ho estratto la molla ed il perno (foto 8).
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Foto 8 - Ho aperto il barile e estratto la molla di carica |
Ho pulito e lucidato sia il quadrante che la cassa (foto 9).
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Foto 9 - Il quadrante e la cassa dopo la pulitura |
Mi sono anche messo alla ricerca di segni e marchi, ho trovato uno strano marchio (foto 10) ripetuto due volte sul coperchio della cassa e sul coperchio del movimento, non sono riuscito ad interpretarlo, sembrano due corpi avvinghiati in una posizione da Kamasutra.
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Foto 10 - I marchi trovati sulla cassa |
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Foto 10a - I marchi trovati sulla cassa |
Sarei grato a chi potesse fornirmi delle informazioni su questi marchi, se li avete già visti segnalatemelo scrivendo alla rivista “famigliamoderna”. Sul coperchio della cassa e sulla cuvetta ci sono diverse sigle e date di riparazioni eseguite, gli anni più leggibili sono: 1921, 1924 e 1944; il numero di serie 202082 è inciso sia sulla cassa che sul movimento (questo ci dice che il produttore è uno solo). Usando un piccolo “lava gioie” a vibrazione (modificato con dei vasi di vetro per resistere ai solventi) (foto 11), ho lavato per circa 30 minuti con benzina avio e discrostanti le minuterie meccaniche e anche la platina (il piatto di metallo che funziona da base per tutte le ruote e gli ingranaggi) che è il pezzo più pesante, e i ponti (naturalmente in vasche separate).
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Foto 11 - Il lavagioie modificato |
Quando il “lava gioie” è in funzione si formano sul solvente delle increspature (onde stazionarie) fitte o rade a seconda della frequenza di vibrazione (foto 12).
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Foto 12 - Le onde stazionarie sul liquido di lavaggio |
Mi sono dedicato alla molla a spirale e in un paio di giorni di lavoro la ho raddrizzata (per la parte recuperabile) (foto 13), poi ho messo la molla in una scatola con segatura di bosso che ho fatto scaldare su una lampada (questo è il miglior modo per sgrassarla completamente, foto 14).
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Foto 13 - La spirale restaurata, la parte più difficile del lavoro |
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Foto 14 - La pulitura finale in segatura di bosso |
Dopo aver estratto dai solventi tutte le parti del movimento le ho asciugate ed ispezionate una seconda volta alla ricerca di crepe sui rubini e di ruote danneggiate o alberini storti. Il montaggio è stato rapido e senza sorprese e così l’orologio è partito subito (foto 15) appena ho rimontato il bilanciere.
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Foto 15 - Il movimento rimontato |
Ho lubrificato, con olio ed oliatori speciali i punti di attrito del meccanismo, ho caricato la molla e rimesso l’ora (foto 16).
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Foto 16 - L’orologio è riparato e Funziona! |
Avevo finito! Se mi permettete un consiglio, non fate quello che avete visto fare da me, sui vostri orologi preferiti. Non ho avuto la possibilità di scrivere un trattato di orologeria e così vi ho fornito solo alcuni dei molti passaggi fatti, senza neppure parlare del “come” li stavo facendo. Sembra strano ma prima di smontare un orologio occorre imparare come tenerlo in mano mentre lo svitiamo, come tenere il giravite, come curare e tenere pulita l’attrezzatura, come rimontare un bilanciere, quali prodotti usare, quanto olio dare, ecc., ecc.,. In questo caso ci sono molti modi per fare tutte queste cose: purtroppo solo uno è il modo giusto, gli altri sono sbagliati, o almeno non giusti e possono produrre più danni che benefici al movimento su cui stiamo lavorando. Il vetro dell’orologio, che mancava già quando lo ho ricevuto, sono riuscito a trovarlo in fornitura per pochi euro. Sembra naturale e persino inutile dirlo, ma un orologio pulito ed oliato non può essere lasciato senza vetro, a meno di non custodirlo in un ambiente protetto dalla polvere: l’olio cattura la polvere e dopo pochi giorni l’orologio non protetto andrebbe lavato di nuovo, ma questo lo sapevate già.
(Tutte le foto sono dell'autore. Click per ingrandire)