Umi Garrett |
Yoshie Akimoto, l'insegnante |
Ultimamente ho trovato la risposta ad un dubbio che mi dilaniava da tempo. Mi donandavo, per esempio, se, come dicono le biografie, Aimi Kobayash ha iniziato lo studio del pianoforte a tre anni, come faceva, alla stessa data e luogo, a suonare già come un’insegnante della Juilliard Music School? In quale fase della sua vita ha studiato per imparare? È mai esistita, dalla sua nascita in poi, un’epoca in cui ancora non sapesse suonare? E questo interrogativo, ovviamente, non si limita alla personcina di Aimi, ma si estende all’esercito di bambine treenni che suonano come nessun altro mai precedentemente. Internet e YouTube sono pieni di esempi che diventano giornalmente sempre più numerosi. Ed è proprio sfogliando internet, sentendo anche i commenti di altri lettori, che mi è balzata sotto gli occhi una soluzione così semplice e convincente che, da solo, non l’avrei mai pensata: queste bambine, che sembrano bambine come tutte le altre, in realtà non sono bambine come tutte le altre, che per suonare debbono imparare a farlo con un lungo tirocinio. Esse nascono già imparate, perché altro non sono che la reincarnazione dei grandi musicisti morti troppo giovani come Mozart, Schubert, Pergolesi, Bellini, Chopin, Mendelssohn, Gershwin….O di altri grandi musicisti, morti più in là, ma con un enorme potenziale ancora inesplorato. Chiarito dunque questo mistero, non rimaneva altro che indovinare di quale compositore del passato ogni bimba fosse la reincarnazione. Una, che mi sembra l’erede di Rossini, è Umi Garrett, una bambina della California, con un padre americano ed una madre che si chiama Fujiko. Il che spiega i suoi lineamente un po’ asiatici. Il che spiega perché nelle biografie si afferma che la ragazzina parla “fluentemente” l’inglese e il giapponese. E si spiega anche il fatto che la sua prima maestra di piano, quando aveva quattro anni, era la signora Tominagua, mentre adesso la sua insegnante è la rinomata signora Yoshie Akimoto, di cui ho trovato ampi rapporti su internet, assieme alla signora Itoe Akimoto, probabilmente sorella della signora Yoshie, ma senza alcuna traccia su Internet. Su Internet leggo che la bambina è per metà giapponese, conclusione alla quale ero già giunto da solo, mentre l’altra metà va equamente suddivisa tra le etnie tedesca, polacca ed irlandese.
Umi Garrett è balzata alla notorietà per la sua apparizione televisiva nel programma di Ellen Degeneres, specializzata in bambini prodigio, durante il quale la bambina ha suonato a rovescio e a testa in giù. Più di trent’anni fa, quando abitavo all’Olgiata, c’era nel vicinato un mascalzoncello specializzato in tiri birboni, non sempre graditi, che una volta, a casa mia, cominciò la sonata op. 110 di Beethoven dando la schiena alla tastiera. Ero sicuro che sarebbe diventato un pianista famoso, ma poi non ne ho più sentito parlare. Umi Garrett ha ripetuto le sue gag acrobatiche in varie trasmissioni, tra cui al cospetto della Boston Pops Orchestra, ma una sua battuta nella trasmissione di Ellen Degeneres è irripetibile. Alla domanda : “A casa tua hai un pianoforte su cui esercitarti?”, col tono solenne e circospetto di un delegato al G8, Umi Garrett ha risposto: “…..Non ricordo!”. Però non posso darvi una garanzia assoluta sull’esattezza di questa battuta, perché non me la cavo troppo bene con l’inglese televisivo sparato a mitraglia ad altezza d’uomo. Se qualche gentile lettore volesse….
Ho detto che, secondo me, Umi Garrett è (potrebbe essere) la reincarnazione di Gioacchino Rossini, l’autore del Barbiere di Siviglia. Si dirà che il Cigno di Pesaro non è morto giovane, anzi (76 anni)…E non si può dire che, morendo, avesse lasciato incompiuta qualche sua opera, o che non avesse totalmente espresso il suo potenziale creativo. Rossini aveva espresso tutto quello che aveva in sé, tanto che a Parigi fu ufficialmente incoronato come il maggior musicista di tutti i tempi. E, incredibilmente, aveva passato gli ultimi quarant’anni (cioè più di metà) della sua esistenza senza far niente, tranne che pontificare nel campo dell’alta cucina. Ma da bambino e da giovanetto era una inesauribile dinamo di iniziative musicali, assorbendo l’insegnamento di chiunque: d’un ciabattino, di un fabbricante di salumi, di un abbattitore del civico mattatoio, d’un libraio…E, nelle stesse categorie sociali ingaggiando i componenti dei suoi complessi musicali, fornendo loro spartiti scritti senza avere la minima cognizione dell’arte del contrappunto (da lui chiamato: accompagnamento). Nel 1950 è venuto alla luce un suo capolavoro: le Sei sonate a Quattro, composte all’età di dodici anni, in poche ore, minuti primi e minuti secondi. Si tratta di brani estremamente cantabili, talché l’intera composiziione sembra una parafrasi strumentale di qualche opera lirica. Ed infatti il padre di Rossini era un suonatore di contrabbasso, e la madre cantante lirica. Evidentemente le sue Sonate a Quattro rispecchiavano i gorgheggi di mammà. Comunque, non appena la situazione di famiglia si stabilizzò, Rossini fu mandato in Conservatorio e cessò di fare il dilettante.
Così, in Umi Garrett vedo una sorta di gioioso protagonismo. Ella sembra non partecipare agli avvenimenti, ma di esserne il centro, esattamente come Shirley Temple. Non sembra aver lottato per raggiungere una determinata posizione, ma di essere nata bella e arrivata. Il suo universo è quello in cui vige la legge del più piccolo: tutti l’abbracciano, la sollevano da terra e se la stringono al petto, il suo cuoricino balla impazzito la danza degli gnomi e sembra spezzarsi nel tripudio. La ricoprono di fiori e di peluches, ciò che per lei costituisce la sua abituale posizione di comando. Non è vero! La sua posizione di comando lei se la guadagna e la esercita suonando, specialmente in un piccolo complesso come può essere un Trio, quando il violino e il violoncello attendono da lei il segnale d’attacco che ella dà con un colpo di testa. Quando suona con l’orchestra, nessuno è più pronto e disciplinato di lei, ma si vede che vorrebe impugnare la bacchetta e dirigere ella stessa. Cosa che probabilmente, nel corso della sua carriera, avverrà.
Come al solito, i biografi e gli esegeti sono traboccanti di dati sui concerti e suoi premi conquistati, mentre poco (o niente) dicono della famiglia e della data di nascita. Per cui si legge: bambina prodigio di 7 anni, di 8 anni, di 9 anni…..e non sempre si trova la data dell’evento, per fare la sottrazione, e stabilire la data di nascita. Comunque, col rischio di sbagliare, io dico che Umi è nata nel 2001, il giorno e il mese lo troveremo. Alla fine di quest’anno dovrebbe avere 10 anni. Ma per il concerto che terrà sabato 4 giugno a Bevagna, in provincia di Perugia è data ancora come 9enne. Il concerto di Bevagna è dato nell’ambito del Festival “Assisi nel Mondo”, una manifestazione da tenere d’occhio, perché quei dannati organizzatori scoprono sempre i bambini prodigio con qualche anno di anticipo su di me, ed ogni volta che io faccio qualche nuova scoperta, dopo si scopre che loro l’hanno fatta due, tre, quattr’anni prima. Va studiata anche la risonanza che la RAI dà all’evento, che in genere manda in onda su qualcuna delle loro numerose stazioni, e che dovrebbe conservare comunque in preziose registrazioni. Per quanto riguarda il concerto del 4 giugno, Umi Garrett si esibirà assieme alla violinista Mascha Datchenko di 16 anni ed al pianista Massimo Spada di 24 anni, al teatro Torti. I posti a disposizione sono 251, e quindi gli interessati faranno bene a cercare su Goggle i seguenti indirizzi: “Umi Garrett a Bevagna” e “Assisi nel mondo”: troveranno le informazioni che cercano. Per quanto riguarda, invece, il programma musicale di questo articolo, esso si fonda sull’esecuzione di Umi Garrett (in inglese le doppie, presenti nell’ortografia, non si pronunciano. La “a” diviene una “e” apertissima, da pronunciarsi sulla punta della lingua, e che io indico con una “æ”, mentre la “e” può essere riprodotta come tale, per cui la pronuncia di Umi Garrett è “umi gæret”) del concerto per piano e orchestra n. 23 di Mozart. Alcuni anni fa (15, forse) mi si accese improvvisamente un acutissimo interesse per questo brano, talché corsi al negozio Hug sul Limmatquai (Zurigo) per acquistarne la novella edizione Bärenreiter. Non so, non riesco a ricordare, chi eccitò in me questo interesse (teoricamente poteva essere una conversazione televisiva di Roman Vlad, ma non mi sembra). Quello che invece non ho dimenticato è la natura di tanta eccitazione: volevo verificare che nel secondo tempo del concerto, l’adagio, la decima battuta dell’assolo iniziale, quella formata da due terzine di note staccate ascendenti, era dodecafonica! (cioè non legata ad una determinata tonalità). Poiché questo concerto fu composto nella Quaresima del 1786 per le Accademie Viennesi, precede di più d’un secolo la fondazione della Scuola Viennese dodecafonica di Schönberg, Berg e Webern, ma senza la pretesa di durare più… d’una battuta!
Mentre rovistavo in lungo e in largo su internet, mi sono imbattuto nella riflessione di un lettore: “Questo concerto, così difficile per i più grandi pianisti dei nostri tempi, è sin troppo facile per certi bambini…”. E parrebbe proprio vero! (io però avrei detto banbine). Ho incluso anche il terzo tempo dello stesso concerto, con un’altra orchestra, col solo scopo di mostrare Umi ricoperta di fiori e di piccoli omaggi dei suoi ammiratori. Ho incluso entrambe le gags televisive avanti ad Ellen Degeneres e ai Boston Pops. Ho trovato un tempo ciascuno di un trio di Beethoven e uno di Mendelssohn per pianoforte, violino e violoncello, che dimostrano la capacita, la vocazione di Umi di comamdare e galvanizzare una squadra. E poi. Come tener fuori l’allodola (lark, Lerche, allouette) di Balakirev? La musica è così triste che Umi e la sua maestra, studiandola, l’hanno romanzata, immaginando che una allodola madre, che porta periodicamente il mangiare alla nidiata, quel giorno si sente male e non può alzarsi in volo. Allora l’allodoletta decide che si alzerà lei in volo, e porterà il mangiare a sua madre. E così la piccola allodola, avendo promesso di non allontanarsi molto, e di tornare presto, si getta dal nido e comincia a volare. In mezzo agli alti alberi della foresta, perde l’orientamento, poi si alza un vento violento…….Molti lettori hanno scritto di aver pianto calde lagrime, perché l’esecuzione di Umi sembrava raccontare proprio questa storia commovente. E come lasciar fuori l’improvviso-fantasia di Chopin, un tempo considerato la pietra di paragone del virtuosismo pianistico. Mi ricordo di aver visto un film americano in bianco e nero, in cui un pianista suonava quel brano, con la macchina da presa fissa sulle sue mani. Quel vorticare sovrannaturale ci faceva sembrare che quel pianista fosse il più grande pianista del mondo. A quel tempo i più rinomati pianisti di Hollywood erano Oscar Levant e Josè Iturbi. Miracolo……Era Josè Iturbi in un film del 1941! Mentre scrivevo queste righe, ero andato su YouTube per controllare l’ortografia di José Iturbi, ed il brano è saltato fuori quasi da sé. Certo che fa una certa impressione poter confrontare un divo del passato, che sembrava inarrivabile, con uno stuolo di bambine che gli girano intorno e gli passano avanti. E per chiudere, un brano di Debussy ed un preludio di Gershwin, ma prima di chiudere una suite francese di Bach che ci dà una possibilità veramente impensata: Umi è ancora un po’ piccola, e con i piedini non arriva ai pedali dello Stenway, ma contrariamente ad altre circostanze, non gli viene dato l’ausilio di qualunque congegno che gli alzasse i pedali. In pratica, Umi affronta Bach suonando deliberatamente un moderno piano da concerto senza i pedali: ma è egualmente capace di regolare la sonorità mediante il tocco. Comunque, parlando di queste bambine pianiste (il "prodigio" è sottinteso), emerge una sterminata quantità di questioni, tranne quella che taluno potrebbe ritenere fondamentale, e cioè la questione tecnica, che sembra proprio di importanza assolutamente trascurabile. Meglio occuparsi dell'abbigliamento: il corpino a nido d'ape e la gonna lunga a falpaleoni credo che ormai siano diventati oggetti di culto, e potrebbero essere lanciati tra le giovanette come i pigiamini di seta di Shirley Temple. Umi ha sviluppato anche una camminata particolare, che ha qualche attinenza con la tipica andatura di Groucho Marx: l'azione parte dall'inchino a doppio sprofondo cha la delizia oltre ogni misura.Tiene le braccine distese e serrate lungo il corpo, a limitarne le vibrazioni che la pervadono. Avanza a passettini calibrati, e ride, ride, ride come epicentro del tripudio generale. Una inveterata agiografia musicale rappresenta Mozart e Rossini come un'unica entità, che assume l'aspetto di Mozart quando Rossini è triste, mentre si scioglie nella risata di Rossini quando Mozart è allegro.
Mentre rovistavo in lungo e in largo su internet, mi sono imbattuto nella riflessione di un lettore: “Questo concerto, così difficile per i più grandi pianisti dei nostri tempi, è sin troppo facile per certi bambini…”. E parrebbe proprio vero! (io però avrei detto banbine). Ho incluso anche il terzo tempo dello stesso concerto, con un’altra orchestra, col solo scopo di mostrare Umi ricoperta di fiori e di piccoli omaggi dei suoi ammiratori. Ho incluso entrambe le gags televisive avanti ad Ellen Degeneres e ai Boston Pops. Ho trovato un tempo ciascuno di un trio di Beethoven e uno di Mendelssohn per pianoforte, violino e violoncello, che dimostrano la capacita, la vocazione di Umi di comamdare e galvanizzare una squadra. E poi. Come tener fuori l’allodola (lark, Lerche, allouette) di Balakirev? La musica è così triste che Umi e la sua maestra, studiandola, l’hanno romanzata, immaginando che una allodola madre, che porta periodicamente il mangiare alla nidiata, quel giorno si sente male e non può alzarsi in volo. Allora l’allodoletta decide che si alzerà lei in volo, e porterà il mangiare a sua madre. E così la piccola allodola, avendo promesso di non allontanarsi molto, e di tornare presto, si getta dal nido e comincia a volare. In mezzo agli alti alberi della foresta, perde l’orientamento, poi si alza un vento violento…….Molti lettori hanno scritto di aver pianto calde lagrime, perché l’esecuzione di Umi sembrava raccontare proprio questa storia commovente. E come lasciar fuori l’improvviso-fantasia di Chopin, un tempo considerato la pietra di paragone del virtuosismo pianistico. Mi ricordo di aver visto un film americano in bianco e nero, in cui un pianista suonava quel brano, con la macchina da presa fissa sulle sue mani. Quel vorticare sovrannaturale ci faceva sembrare che quel pianista fosse il più grande pianista del mondo. A quel tempo i più rinomati pianisti di Hollywood erano Oscar Levant e Josè Iturbi. Miracolo……Era Josè Iturbi in un film del 1941! Mentre scrivevo queste righe, ero andato su YouTube per controllare l’ortografia di José Iturbi, ed il brano è saltato fuori quasi da sé. Certo che fa una certa impressione poter confrontare un divo del passato, che sembrava inarrivabile, con uno stuolo di bambine che gli girano intorno e gli passano avanti. E per chiudere, un brano di Debussy ed un preludio di Gershwin, ma prima di chiudere una suite francese di Bach che ci dà una possibilità veramente impensata: Umi è ancora un po’ piccola, e con i piedini non arriva ai pedali dello Stenway, ma contrariamente ad altre circostanze, non gli viene dato l’ausilio di qualunque congegno che gli alzasse i pedali. In pratica, Umi affronta Bach suonando deliberatamente un moderno piano da concerto senza i pedali: ma è egualmente capace di regolare la sonorità mediante il tocco. Comunque, parlando di queste bambine pianiste (il "prodigio" è sottinteso), emerge una sterminata quantità di questioni, tranne quella che taluno potrebbe ritenere fondamentale, e cioè la questione tecnica, che sembra proprio di importanza assolutamente trascurabile. Meglio occuparsi dell'abbigliamento: il corpino a nido d'ape e la gonna lunga a falpaleoni credo che ormai siano diventati oggetti di culto, e potrebbero essere lanciati tra le giovanette come i pigiamini di seta di Shirley Temple. Umi ha sviluppato anche una camminata particolare, che ha qualche attinenza con la tipica andatura di Groucho Marx: l'azione parte dall'inchino a doppio sprofondo cha la delizia oltre ogni misura.Tiene le braccine distese e serrate lungo il corpo, a limitarne le vibrazioni che la pervadono. Avanza a passettini calibrati, e ride, ride, ride come epicentro del tripudio generale. Una inveterata agiografia musicale rappresenta Mozart e Rossini come un'unica entità, che assume l'aspetto di Mozart quando Rossini è triste, mentre si scioglie nella risata di Rossini quando Mozart è allegro.
(Foto Google di dominio pubblico. Video: YouTube. Click per ingrandire)