Umberto Veronesi |
Tempo fa, eravamo ancora nel mese di marzo, gli amici e conoscenti che mi incontravano si congratulavano cone me: “Bravo, anche Veronesi dice che la carne fa male”. Lì per lì la notizia non mi ha smosso, ma poi non ho resistito alla tentazione di andare a vedere che cosa aveva detto il celebre clinico, ma il risultato delle mie prime ricerche è stato piuttosto deludente, perché nel materiale che ho reperito su internet non era presente alcuna affermazione categorica che potesse determinare un cambiamento radicale e repentino delle cosiddette abitudini alimentari. Comunque, tanto per entrare in argomento, riporto quanto ho trovato su La Republica datata 2 marzo 2011, sotto il titolo: Veronesi: “Attenti all’alimentazione / innesca i tumori più del fumo”. Ed ecco l’articolo non firmato:
La prevenzione fa più delle medicine nella lotta contro il cancro. Ne è convinto Umberto Veronesi, direttore scientifico dell'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, intervenendo a un incontro del ciclo "Vivere in salute" promosso dall'università La Sapienza di Roma. Il primo luogo nel quale fare prevenzione, secondo Veronesi, è la tavola, perché l'alimentazione è responsabile del maggior numero di neoplasie nel mondo, superando anche il fumo. Numeri alla mano, l'oncologo ha spiegato che a innescare il tumore sono nel 35% dei casi le cattive abitudini alimentari; seguono il tabacco (30%), le infezioni virali (10%), i fattori riproduttivi (7%), l'attività lavorativa e l'inquinamento (4%). "Ciò di cui ci nutriamo - ha sottolineato Veronesi, parlando agli studenti - è un elemento fondamentale per la nostra vita. Alimentarsi vuol dire scegliere e questa scelta può essere importantissima per preservarci da diverse malattie, a partire dai tumori. Il 35% di questi - ha ribadito - è dovuto a ciò che mangiamo, che può agire indisturbato sui nostri organi". A sostegno della sua tesi, Veronesi ha mostrato ad esempio due slide che rappresentano la diffusione del tumore al colon nel pianeta e dalle quali emerge che questo tipo di neoplasia "è rarissimo nei Paesi dove non si mangia carne", al contrario di quelli in cui raramente la carne manca a tavola. Frutta e verdura, al contrario, sono alimenti "protettivi": "Più alto è il loro consumo - ha ricordato Veronesi - più diminuisce il rischio" di insorgenza di un tumore perché in essi è presente "un'armata di molecole antitumorali". Per proteggersi, dunque, l'oncologo ha indicato una serie di prodotti comuni quali "fragole, tè verde, aglio, verza, broccoli e pomodori" ed altri di importazione quali la curcuma, "presente ad esempio nel curry": "Nell'isola di Okinawa - ha detto Umberto Veronesi -, dove la curcuma viene consumata quotidianamente, c'è una presenza di ultracentenari che supera del 10-15% quella degli altri Paesi nel mondo". Alcuni cibi, ha aggiunto, formano una pericolosa "complicità" con il fumo: studi recenti avrebbero rilevato una correlazione tra il consumo di carne, fumo e tumore del polmone. Più in generale, Umberto Veronesi ha ribadito che la prevenzione è stata finora più efficace dei farmaci nell'evitare le morti per tumore. "Se le morti per tumore sono diminuite - ha detto - il merito va alla prevenzione, che ha avuto anche una grande importanza sull'incidenza e sulla curabilità; per questo, ha concluso, "adesso vogliamo puntare a identificare i fattori protettivi contenuti negli alimenti che aiutano a combattere il cancro".
Gioia Locati |
Gioia Locati
Per una mia conformazione mentale, non riesco a capire come si fa ad inserire in una graduatoria un elemento indefinito come “le cattive abitudini alimentari”: quelle di mangiare avanti al televisore acceso, o con i gomiti sul tavolo, o tagliando il pesce col coltello…..? Comunque, dal contesto, si capisce che le cattive abitudini alimentari consistono nel mangiare la carne, ma la contromossa sarebbe quella di sostituire la carne con fragole, tè verde, aglio, verza, broccoli e pomodori e…curcuma? Un altro passo difficile a metabolizzare è il seguente: studi recenti avrebbero rilevato una correlazione tra il consumo di carne, fumo e tumore del polmone. È dunque questo tutto il frutto della recente ricerca? Ma per me il dato più interessante è questo: se le morti per tumore sono diminuite il merito va alla prevenzione. La frase è dichiarativa: le morti sono diminuite perché c’è stata la prevenzione. Ed io questa frase non la capisco, perché non ho trovato nessun sito su internet che confermasse la diminuzione delle morti per cancro. Anzi, sono capitato nel blog di Gioia Locati su Il Giornale, in particolare nell’articolo intitolato: “Tumore al seno: più colpite le donne friulane” (Gioia Locati è stata lei stessa colpita dal cancro al seno nel 2007):
La paura fa novanta, recita un vecchio detto napoletano. I numeri che ho qui sulla scrivania sono molto molto più alti ma usiamoli senza paura: magari per vincere la pigrizia e fare prevenzione. Eccoli, i numeri. Raccontano incidenza e mortalità del tumore al seno: 38.286 donne colpite nel 2010 (fonte: Centro nazionale di epidemiologia dei tumori). Guardando agli anni passati si vede il trend in crescita (l’anno prima erano 38.128) e via così, ogni anno si aggiungono centinaia di casi. In tutto il mondo è la prima causa di morte per le donne, si ha una diagnosi di tumore al seno ogni 23 secondi e una morte per questo cancro ogni 69 secondi. Le italiane che muoiono sono 11mila all’anno, mentre ogni 15 minuti si registra una nuova diagnosi in tutta la Penisola. Se guardiamo al numero di casi territorio per territorio troviamo in cima alla classifica la Lombardia (7.425 casi nel 2009), seguita dal Veneto (4.361), dal Lazio (4.273) e dal Piemonte (3.965). Queste sono infatti le regioni più numerose. Però il tasso grezzo, ossia quello che ci dice quante donne sono state colpite ogni 100mila abitanti, è più significativo (o perlomeno dovrebbe esserlo per gli studiosi). Il tasso grezzo ci racconta che il cancro alla mammella è più frequente in Friuli Venezia Giulia (215, 47 donne ogni centomila), poi in Emilia Romagna (200,62 su centomila), in Veneto (199,01), in Piemonte (195,59). Dove colpisce meno? In Puglia (85,58) e in Sicilia (103,80).
Il blog di Gioia Locati raccoglie molta corrispondenza, e tra le lettere pubblicate in quel numero, c’è quella datata 19 maggio 2011 del dottor Sergio Stagnaro, clinico di chiara fama internazionale, che scrive in inglese:
Il dottor Stagnaro |
Sirs, in spite of editorials and articles published in an awful number of famous peer-reviews, it is generally admitted that Cancer is today’s growing EPIDEMICS! As a consequence, the present war against cancer is an expensive flop….(Signori, nonostante gli editoriali e gli articoli pubblicati in un enorme numero di famose riviste del settore, si ammette generalmente che il Cancro è attualmente un’EPIDEMIA in crescita! Quindi la presente guerra contro il cancro è un costoso fiasco…
Mentre la lettrice Carla, in data 18 maggio 2011, fa questa osservazione:
Ho l’impressione che in Friuli- Venezia Giulia le donne siano più solite bere alcolici rispetto ad altre regioni…non potrebbe questo far aumentare il rischio?......
Ebbene, cara Gioia, mi lasci rispondere a colpo sicuro a questa sua lettrice: le donne del Friuli-Venezia Giulia sono più colpite dal cancro al seno perché bevono più….latte! Non ci pensavate, vero? Ma se non ci credete, andate sul seguente sito: http://www.centopercentoanimalisti.com/phpBB2/-vp456916.html. Però ci tengo a dire che io la mia diagnosi l’ho emessa di getto, e solo in un secondo momento ho reperito questo sito anti-lattiero-caseario
Daria Bignardi
Se però ho mantenuto il titolo iniziale è perché alla fine ho trovato un articolo, vecchio di qualche anno, in cui l’illustre clinico esce dal suo abituale possibilismo e si sbilancia ad emettere un monito deciso ed incontrovertibile. Ma andiamo per ordine: il sito è “Al femminile. com”, ed il messaggio che ha originato la discussione è: "Intervista su La 7, Umberto Veronesi: la carne fa venire il cancro. Finalmente si infrange il muro del tabù secondo il quale in TV, e non solo, è impossibile dire la verità sui danni che il consumo di carne provoca alla salute e controbattere a tutti i luoghi comuni con cui un vegetariano deve continuamente confrontarsi...e si sa, la gente crede solo alla TV. Ci voleva Umberto Veronesi, oncologo di fama mondiale, da anni fra i principali candidati al Nobel per la ricerca contro il cancro, per poter rompere il silenzio dell'omertà televisiva che protegge gli interessi di sponsor e asseconda il pubblico nei suoi vizi. Una volta, nella trasmissione di Fabio Fazio "Che tempo che fa" in cui Umberto Veronesi era ospite, non appena si accennò al fatto che egli fosse vegetariano, Fazio lasciò cadere il discorso dicendo "non parliamo di queste cose che in tv sono tremendamente impopolari". Stavolta Veronesi è riuscito a dirla tutta! Pareva un miracolo e non credevo alle mie orecchie".
A "Le invasione barbariche", Daria Bignardi chiede come si possa arrivare all' età di 81 anni (ora sono diventati 86) così in salute e Veronesi risponde : "facendo una vita sana, seguendo una dieta sana".
La Bignardi prosegue "Lei è vegetariano? da quanto non mangia carne?" E Veronesi :"Ah non ricordo, decenni e decenni". E lei: e come mai? Veronesi: “Per motivi etici, rispetto gli animali". Ma scusi, noi non siamo fatti per mangiare carne? Al che Veronesi con un sorriso di chi si è già sentito dire questa cosa milioni di volte (ahimé posso capirlo), con la tranquillità di chi ha le carte per parlare spiega che la nostra anatomia e il nostro dna dicono che l'uomo è frugivoro ed erbivoro, che il nostro dna è quello delle scimmie frugivore, quasi coincidente con quello dello schimpanzé. I nostri alimenti sono frutta, vegetali, radici. “Quante volte noi vegetariani dobbiamo dire questa cosa per poi ricevere solo battute e spesso insulti? O semplicemente ci rispondono con menzogne del tipo "La carne è indispensabile, mio cugino era vegetariano ma è finito all'ospedale perché era anemico"...ma guarda un po’, sono solo i mangiatori di carne ad avere il cugino anemico. Non sanno neanche che l'anemia non ha niente a che fare con la carne, di ferro ce n'è a valanghe nei legumi e in molti altri vegetali”. Ma forse un possibile premio Nobel lo ascolteranno. O anche a lui diranno che è un povero limitato di mente come sono venuti a dirci su questo sito e come hanno continuato a dire di noi su altri siti per convincersi a vicenda di essere nel giusto. Nel prosieguo dell'intervista si arriva al punto cruciale: come si previene il cancro? Veronesi risponde : " Evitando i fattori cancerogeni, soprattutto nella dieta: mangiare poco, evitare i grassi animali, NON MANGIARE CARNE..... che fra l'altro è CANCEROGENA!" Finalmente qualcuno è riuscito a dirlo senza essere censurato, dopo anni che bisogna sorbirci nutrizionisti da 4 soldi col ventre pingue e le guance rossicce che si assicurano la presenza televisiva nelle trasmissioni domenicali, andando a dire che bisogna mangiare carne! Alleluiiiaaa..silenzio in sala, una folla attonita in funereo silenzio, già si preoccupa di come potrà ancora gustarsi la bistecchina dopo che l'uomo cattivo gli dice la verità e di come affrontare l'amico vegetariano tante volte accusato di dire fandonie per non si sa quali interessi che non siano la salute e la protezione degli esseri più deboli. Alla fine dell'intervista la Bignardi tenta una provocazione: "Se Prodi offrisse al suo Istituto tutti i soldi che lei vuole, ma in cambio lei dovesse mangiare mortadella tutti i giorni, accetterebbe? Umberto Veronesi risponde sicuro: “No, mai. Non è una cosa che si può cambiare. RISPETTO TROPPO GLI ANIMALI".....Vaglielo a spiegare alla gente che la coscienza non conosce compromessi”.
Peggio del cancro
Rivolgo innanzitutto un elogio a Daria Bignardi che, con mirabile arte femminile, ha portato Veronesi a dichiarare esplicitamente il pericolo mortale che risiede nel consumo della carne. L’uomo, non avendo né zanne, né artigli, all’epoca della sua costituzione su questo pianeta, non era assolutamente in grado di affrontare nessuna lottta contro gli altri animali, e non era capace di sventrare e dilaniare neanche le più miti pecorelle.
...le più miti pecorelle |
E pertanto la sua vita iniziale fu quella di un abitatore degli alberi, a rodere frutta e noci (questo è il significato dell’attributo “frugivoro”, cioè mangiatore di frutta). Occasionalmente avrà mangiato germogli e radici (come le carote). Ma non era erbivoro, e qui mi tocca correggere la signora Bignardi (o addirittura il dottor Veronesi?). Per mangiare l’erba dei prati e dei pascoli, e digerirla, è necessario il triplice stomaco dei ruminanti, mentre lo stomaco dell’uomo non riesce a decomporre la cellulosa. Quindi, non potendo ruminare per i prati, non necessitando quindi di compiere grosse distanze giornaliere, l’uomo abitava sugli alberi. Ma quando scoprì il fuoco ed inventò l’arte della cottura, l’uomo divenne il re del pianeta perché, per la sua alimentazione, gli si spalancava lo sterninato mondo dei cereali (grano, riso, avena, orzo…), delle leguminose (fagioli, ceci, lenticchie….) e di certe euforbiacee come la cassava (o manioca), una radice che, in Africa ed in Asia costituisce il nutrimento principale di molte popolazioni, e che va cotta per eliminare l’acido prussico. Naturalmente il fuoco è servito anche per cuocere la carne degli animali, cacciati o allevati, e da questo momento in poi possiamo dire che l’uomo, da strettamente vegetariano, è diventato omnivoro? Ma certo che possiamo dirlo, anzi ce lo insegnano anche a scuola, ma non è vero. E qui dobbiamo tirar fuori qualche elemento di anatomia, cui il dottor Veronesi ha sibillinamente accennato, senza sbilanciarsi troppo: la lunghezza del tratto digerente. Negli animali carnivori il condotto digestivo è lungo tre volte il tronco, mentre nell’uomo questo rapporto è pari a dodici volte. Proporzionalmente si può dire che l’apparato dell’uomo è quattro volte maggiore di quello dei carnivori. Questo significa che, nel corpo umano, la carne impudridisce (essendo costituita da materia morta) prima dell’assimilazione. Il premio Nobel Metchnicoff disse: “È la putrefazione alimentare la responsabile delle morti premature, che è causa di tutte le malattie, perché questi veleni, altamente pericolosi, passano dal canale alimentare nella linfa e nel sangue, e da questi sono condotti in tutte le parti del corpo: il fegato, i polmoni, i reni, il cuore e il cervello”. Nonostante indubbi fenomeni di malleabilità epigenetica, nei milioni di anni della sua evoluzione l’uomo non ha cambiato la sua natura di animale frugivoro e non ha mai assunto quella di animale carnivoro. L’allevamento degli animali da macello è diventato il fattore predominante che minaccia la vita del nostro pianeta, sia dal punto di vista dell’inquinamento, sia sotto il profilo della sottrazione di risorse alimentari, che determinano il fenomeno della fame nel mondo. E sotto l’influsso di una digestione irregolare, disarmonica, sfasata ed avvelenata l’uomo ha perso il piacere della vita ed è diventato il peggior nemico di se stesso. (Va a questo sito per saperne di più http://www.famigliamoderna.com/2011/01/i-fondamenti-della-nutrizione-umana-2a.html)
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