mercoledì 4 luglio 2012

Effetto Serra e Riscaldamento della Terra

ATTENZIONE: Famiglia Moderna sta per cambiare volto, dividendosi in più publicazioni, ciascuna specializzata in un determinato campo, seguendo un modello digitale più evoluto ed efficace. Il nuovo giornale “Orologi dal mondo: Almanach de Gotha de l’Horlogerie Mondiale” è già in pieno esercizio ed a vostra completa disposizione all'indirizzo: www.orologidalmondo.com o facendo un click sul primo, piccolo banner della colonna di destra.

Di Jeremy Rifkin

Jeremy Rifkin

Questo articolo è la traduzione del capitolo XVIII dell’edizione tedesca del libro “Beyond the Beef” pubblicato da Rifkin nel 1992. Le statistiche e le previsioni contenute sono dunque vecchie di vent’anni. Quannti anni ci rimangono per salvare la vita nel nostro pianet? (MM)



Orogonale del 1992. In Italia: "Ecocidio"





Due terzi dell’anidride carbonica riversata nell’atmosfera (1987) provengono dalla combustione dei carburanti fossili, ed un terzo dalla crescente combustione di biomasse. Nel processo di fotosintesi le piante assorbono e trattengono CO2. Se la pianta, dopo la sua morte, viene bruciata, restituisce all’atmosfera l’anidride carbonica, a volte arricchita da secoli di vita. La quantità di carbonio giacente nelle biomasse e nell’humus delle nostre foreste supera, rispettivamente, di 1,3 e di 4 volte, il contenuto di carbonio nell’atmosfera. Al primo posto vengono le foreste dell’Amazzonia, che da sole immagazzinano 75 miliardi di tonnellate di carbonio (1989). Quando i suoi alberi vengono abbattuti e bruciati per far posto all’allevamento di bovini, queste enormi quantità di carbonio vengono disperse nell’atmosfera…Ulteriori gas-serra vengono prodotti dalla combustione di superfici erbose e materiali agricoli di rifuto. La combustione delle biomasse avviene attualmente prevalentemente a favore della zootecnia. Milioni di ettari di foresta pluviale tropicale vengono ridotti in cenere e giganteschi campi di stoppie, dopo la mietitura dei cereali da mangime, vengono ogni anno dati alle fiamme. Milioni di tonnellate di carbonio vengono lanciati in cielo per soddisfare ila nostra ossessione della bistecca. Ma la combustione delle biomasse è solo una parte degli effetti nocivi all’ambiente causati dall’allevamento dei bovini, che comportano il riscaldamento della Terra anche secondo ulteriori meccanismi. La nostra agricoltura altamente biotecnicizzata ha bisogno di notevoli quantità di carburanti fossili. In un’epoca in cui il 70% della produzione cerealicola americana è destinata all’allevamento dei bovini e di altro bestiame, l’energia necessaria alla produzione di questo mangime contribuisce sensibilmente all’aumento della produzione di CO2 …Quasi quattro litri di carburante vengono consumati nei mattatoi americani prima di arrivare alla produzione di una sola libbra di carne (jmeno di mezzochilo). Per coprire il fabbisogno annuo di carne di una famiglia media composta da quattro persone, sono necessari 1.000 litri di carburante, che con la loro combustione immettono nell’atmosfera 2,5 tonnellate di anidride carbonica, equivalenti al consumo medio di una vettura di classe media in sei mesi di normale utilizzazione…Ma la

Fiume intasato dai resti di una foresta

produzione di cereali da mangime prevede anche l’impiego di concimi chimici, che a loro volta liberano ossidi d’azoto. Nei 40 anni tra il 1950 e il 1990 il consumo dei concimi chimici si è più che decuplicato (da 14 a 143 milioni di tonnellate annuali), dando un notevole contributo al riscaldamento globale del pianeta. Infine i vitelli producono anche il principale gas-serra, e cioè il metano, un gas che viene prodotto anche dalle paludi, dalle risaie e dalle fosse di drenaggio, ma i branchi sterminati di vitelli, la moltiplicazione delle termiti e l’incendio della foreste e delle superfici erbose, negli ultimi decenni hanno ingigantito la prooduzione di metano, fino ad assumere proprorzioni preoccupanti. Per oltre 10.000 anni, prima dell’avvento dell’era industriale, il contenuto di metano è rimasto relativamente stabile, ma nel corso degli ultimi 300 anni la sua concentrazione è quasi raddoppiata. Il fatto che una molecola di metano ha un potere di assorbimento dell’energia solare 25 volte maggiore dell’anidride carbonica fa sì che gli scienziati prevedono che entro mezzo secolo il metano diventi il principale tra i gas-serra. Già da oggi 1,3 miliardi di bovini che popolano il mondo (1990), producono una notevole percentuale del quantitativo annuale che attualmente si riversa nell’atmosfera. Per quanto terrorizzanti possano apparire queste cifre, esse rispecchiano solo una parte del problema. Soltanto con l’incendio delle foreste tropicali, delle superfici erbose e dei campi di stoppie, oltre all’anidride carbonica, immense sono le quantità di metano prodotte. Una quantità ancora maggiore di metano viene generata dal numero sempre crescente di termiti, che si nutrono del legno

Le termiti divorano il legno morto









degli alberi abbattuti nelle foreste pluviali. Gli alberi viventi producono alcaloidi e terpeni, che servono a controllare il moltiplicarsi delle popolazioni di termiti. Ma quando gli alberi vengono abbattuti, essi non secernono più queste sostanze chimiche, e le termiti, incontrastate, si nutrono del loro legno. Nelle regioni disboscate le popolazioni di termiti si moltiplicano in breve tempo anche di dieci volte. Tenendo conto del fatto che una sola regina, in condizioni favorevoli, può deporre giornalmente fino ad 80.000 uova, diversi entomologhi ritengono che ogni essere umano venga bilanciato da una massa di termiti del peso di 680 kg. Da questo tipo di insetti vengono annualmente immesse nell’atmosfera diversi milioni di tonnellate di metano. L’ossessione universale per la carne di vitello, che produce questi effetti nella geosfera terrestre, si fa sentire in misura sempre screscente nella biosfera. Il tributo ecologico ed economico imposto dal mantenimento di questo tipo di alimentazione artificiale basata su una dieta carnivora iperproteica, è forse il prezzo più alto che l’umanitä abbia mai dovuto pagare nel corso di tutta la sua storia. Milioni di americani, europei e giapponesi ingoiano hamburger, bistecche ed arrosti senza tener conto degli effetti che questa abitudine alimentare provoca nella biosfera e sulla pura e semplice abitabilità della Terra. Ogni libbra di questa carne la paghiamo con l’incendio delle foreste, con l’inaridimento dei terreni, la percolazione (scolo) dei campi, il prosciugamento di fiumi, laghi e ruscelli, ed un’atmosfera avvelenata da una sterminata quantità di anidride carbonica, di metano ed ossidi d’azoto. Per rendersi conto dell’entità della catastrofe, dobbiamo esaminare il potere di autoregolazione dei processi termici sul nostro pianeta. La vita di una singola specie, come pure la vita complessiva del nostro pianeta, si gioca entro un ristretto intervallo termico. Dal periodo dell’ultima glaciazione 18.000 anni fa, il valor medio della temperatura terrestre si è spostato di soli 1,8 °C (gradi Celsius). Se noi continuiamo ad immettere nell’atmosfera, al ritmo attuale, CO2, ossidi di azoto, metano e FCKW (gas di raffreddamento dei frigoriferi), la previsione di molti scienziati è che nei prossimi 50 anni la temperatura terrestre si innalzerà di 2-4 °C. Una variazione termica di quest’ordine di grandezza è destinata a costituire una catastrofe senza precedenti per l’ecositema terrestre e per l’intera umanità. Un aumento

Gli alberi morti annunciamo la morrte del pianetak

della temperatura media tra due e quattro gradi vuol dire possibilmente che, durante il periodo di una sola generazione umana la Terra subirà una variazione pari a quella di un’intera era geologica, e che in un battibaleno gli ecosistemi e le strutture sociali dovranno adattarsi a nuove condizioni predominanti. Quanto distruttivo potrà rivelarsi questo tipo di sviluppo verificatosi in modo sempre più evidente nel corso della storia dell’umanità, per le delicate correlazioni proprie dell’ecologia, non è dato prevedere. Entro l’anno 2030 in città nordamericane come New York e Boston potrà instaurarsi un clina tropicale. La fascia granaria del middle-west potrebbe essere funestata dalla siccità e dal progressivo inaridimento, lasciando la popolazione priva di ogni garanzia sui mezzi di sussistenza. Fiumi impressionanti come il Mississippi, nei mesi estivi, potrebbero trasformarsi in una serie di plaghe fangose, rendendone impossibile la navigazione. Gli uragani imperversanti annualmente su determinate regioni costiere, potrebbero subire un aumento pari al 50% della loro violenza devastatrice, e città portuali come Galveston, Norfolk e Baltimora potrebbero essere devastate. Gli scienziati prevedono che, a causa della dilatazione termica dell’acqua, il llivello del mare, entro l’anno 2050, potrebbe innalzarsi tra un metro ed un metro e mezzo, e se le calotte polari dovessero sciogliersi, potrebbe salire anche di più. L’acqua salata innonderebbe le zone costiere e rendere non potabile l’acqua dei fiumi e dei laghi. Molti stati insulari potrebbero sparire sotto ai flutti. Le Maldive nell’oceano Indiano, le Marshall nel Pacifico e le catene d’isole dei Caraibi, tutte potrebbero essere ingoiate dal mare. Come la leggendaria città di Atlantide potrebbero cessare di esistere, tranne che nella memoria collettiva dell’umanità. Con l’inondazione delle strisce di terra si creerà un nuovo tipo di profughi. Milioni di persone perderanno la loro terra d’origine, perché intere regioni saranno sparite.

Le Maldive minacciate d'essere sommerse
Stati situati in zone basse rispetto al livello del mare dovranno spendere miliiardi per la costruzione di dighe ed argini in difesa delle loro coste, se vorranno opporsi a sempre più minacciose inondazioni. Ad esempio l’Egitto, secondo le previsioni degli esperti, perderà il 15% di terre coltivabili nel delta del Nilo, un settimo della sua popolazone dovrà essere evacuato, ed il Prodotto Interno Lordo (PIL) del paese cadrà almeno del 14%. La crescita di un metro e mezzo del livello del mare distruggerà il 90% delle residue “zone umide” del continente nordamericano, Stati come l’Olanda dovranno spendere la maggioir parte dei loro capitali per difendersi dall’onda crescente. Anche le precipitazioni tutt’intorno alla Terra subiranno drastiche trasformazioni: a causa dello spostamento delle zone piovose e della quantità delle piogge, l’acqua dei laghi, dei fiumi e dei ruscelli evaporerà ed in diverse regioni i laghi saranno completamente disseccati. Dighe ed impianti di irrigazione attualmente esistenti diverranno inutilizzabili e sarano necessarie massicce ricostruzioni. Attualmente il 18% delle zone agricole di tutto il mondo viene irrigato artificialmente. I costi per le inevitabili ristrutturazioni probabilmente supereranno i 200 miliardi di dollari. Le gravose conseguenze di un riscaldamento climatico globale si faranno particolarmente sentire nei singoli ecosistemi. Il Bellagio-Report, uno studio effettuato dai maggiori climatologi di tutto il mondo, afferma che l’effetto serra innescherà una massiccia moria di foreste prima che sarà passato il primo decennio del XXI secolo. Le foreste non saranno in grado di adattarsi ai rapidi cambiamenti climatici, allorché per ogni aumento di un grado Celsius la zona climatica si sposterà da 100 a 150 km verso nord. Ecco un singolo caso di ecosistema preso come esempio: entro 60 anni il clima che ha reso tipico il parco di Yellowstone si sarà sspostato verso il Canada: La vegetazione boschiva non si potrà spostare con la velocità imposta dall’effetto serra. In tutte le regioni del mondo interi ecosistemi – alberi, insetti, microorganismi, mammiferi….- cadranno vittime di questi bruschi spostamenti climatici, e dovranno perire. Poiché le strutture economiche dipendono in larga misura dagli ecosistemi, anch’esse dovrano adattarsi alle variazioni delle condizioni climatiche, con grande sforzo, o invano. I contraccolpi che l’economia mondiale dovrà sopportare sono di portata imprevedibile e imponderabile. Praticamente in tutti i paesi del mondo vengono oggi prese decisioni economiche ed elaborati piani nella illusoria attesa che le condizioni climatiche della durata di millenni possano durare 50 anni ancora. La dichiarazione finale della conferenza sul clima del 1985, con la partecipazione di scienziati di 25 nazioni, fu questa:

“Le decisioni economiche e sociopolitiche su numerosi progetti a lunga scadenza come impianti di irrigazione, centrali idroelettriche, sviluppo agricolo, piani di lavorazioni terriiere, forme strutturali, impianti costieri e pianificazioni energetiche si basano sul presupposto che le condizioni climatiche del passato possano servire come modello guida per l’avvenire. Questo presupposto è falso, poiché la crescente concentrazione dei gas-serra provocherà presumibilmente, nel prosismo secolo, un notevole riscaldamento climatico”.

Il cibo della follia e della morte




Anche le più banali premesse economiche, che generalmente ritenia-mo del tutto naturali, perdono ogni loro validità. Prendiamo soltanto i fon-damenti di pianificazione delle infrastrutture della nostra società: case, pon-ti, dighe, strade, sistemi di deflusso delle acque, ca-nalizzazioni ed apparecchiature d’ogni genere sono concepite per un impatto climatico che tra 50 o 100 anni non avrà più valore. Con il riscaldamento del nostro pianeta l’epoca del progresso subisce un rovescio. Con essa ritornano le immense quantità di energia divorate durante l’epoca industriale. La biosfera è il libro della resa conti, in cui la prodigalità dell’uomo nell’epoca industriale viene registrata fino nei minimi dettagli. L’attuale ossessione per la carne di vitello, nel libro della resa dei conti, sta in cima alla colonna, la sua storia è tutta registrata nell’infinità delle molecole di anidride carbonica, di metano e di ossidi d’azoto proiettate nel cielo attraverso la commercializzazione della carne. Adesso, possibilmente, la biosfera ha l’ultima parola nella saga dei 6.000 anni di migrazione verso l’occidente dei grossi allevamenti del mondo euroasiatico. Le variazioni climatiche, la riduzione dei tempi di crescita, l’alterazione delle piogge, l’inaridimento e l’erosione dei pascoli, la desertificazione suonano le campane a morto per l’ossessione del vitello e per l’artificiosa gerarchia alimentare basata sull’esagerato consumo di carne.


50 M d'anni: l'evoluzione dall'innocenza all'assassinio 

venerdì 24 febbraio 2012

Baselworld 2012 (international edition ITA-ENG)



Dall’8 al 15 marzo pv si svolgerà a Basilea la Fiera Mondiale dell?Orologeria e della Gioielleria. Gli espositori saranno 1900, e 100.000 saranno i visitatori. In attesa che Famiglia Moderna pubblichi una testata a parte dedicata all’orologeria, pubblichiamo le cartelle stampa a mano a mano che ci pervengono. Cominciamo con due novità di gran lusso della Omega: un Costellation per signora ed un Seamaster per uomo.

La fiera dell'Orologeria e della Gioielleria. Basilea: 8-15 Marzo 2012

Omega Constellation, oro rosso e diamanti
Una delle stelle più luminose della famiglia Constellation di OMEGA è il Constellation Co-Axial 27 mm in oro rosso 18 carati, che non si distingue solo per la sua eleganza assoluta ma anche per il calibro proprietario del brand Co-Axial 8521, appartenente alla famiglia OMEGA di movimenti meccanici universalmente considerati tra i più belli al mondo. La lussuosa cassa spazzolata dell’orologio con anse lucide è realizzata in oro rosso 18 carati. Il bracciale abbinato esibisce maglie spazzolate e barrette lucide con incastonati 144 diamanti taglio brillante per un totale di 0.54 carati. La lunetta è ornata da 32 diamanti taglio brillante per un peso totale di 0.50 carati. Il fondello a vite è dotato di vetro zaffiro che rivela la perfezione del movimento Co-Axial racchiuso al suo interno. l quadrante in madreperla è illuminato da una costellazione di stelle applicate in oro rosso 18 carati, alcune in rilievo e altre incassate. Alle ore 3 è posizionato un datario trapezoidale, mentre le lancette di ore e minuti in oro rosso 18 carati lucide e sfaccettate sono rivestite di Super-LumiNova bianco per garantire una perfetta leggibilità anche in condizioni di poca luce. Il movimento Co-Axial che costituisce il cuore del Constellation è dotato di spirale del bilanciere in silicio Si 14 OMEGA. Le dimensioni del movimento hanno consentito ad OMEGA di inserire per la prima volta la tecnologia proprietaria Co-Axial in un orologio da 27 mm. L’abbinamento del calibro Co-Axial 8521 e della spirale del bilanciere in silicio offre una stabilità tale che OMEGA offre questo straordinario orologio con una garanzia di quattro anni. L’ OMEGA Constellation Co-Axial 27 mm è impermeabile fino a 100 metri ed è disponibile anche in versione in oro giallo 18 carati. L’OMEGA Constellation Co-Axial 27 mm è stato pensato per le donne che in un orologio sanno apprezzare sia l’innovativo movimento meccanico al suo interno, che la sua affascinante bellezza esteriore.

Omega Constellation for ladies


English
One of the brightest new stars in OMEGA's Constellation family is the Co-Axial 27 mm in 18 Ct red gold. It is not only uncompromisingly elegant but equipped with the brand's proprietary Co-Axial calibre 8521, from OMEGA's family of mechanical movements widely considered to be among the world's finest. The luxurious timepiece's brushed case with polished claws is crafted from 18 Ct red gold. The matching bracelet has brushed links and polished bars set with 144 full-cut diamonds totalling 0.54 carat. The bezel is paved with 32 full-cut diamonds with a total weight of 0.50 carat. The screw-in caseback features a sapphire crystal that reveals the perfection of the Co-Axial movement inside. The mother-of-pearl dial is completed with, appropriately, a constellation of applied 18 Ct red gold stars, some that are raised and others with a recessed profile. There is a trapezoidal date window at 3 o'clock. The polished and facetted 18 Ct gold hour and minute hands are coated with white Super-LumiNova, making them easy to read even in limited lighting conditions. The Co-Axial movement at the heart of the Constellation is equipped with OMEGA's Si 14 silicon balance spring. The dimensions of the movement have allowed OMEGA to introduce its proprietary Co-Axial technology in a 27 mm wristwatch for the first time. The combination of the Co-Axial calibre 8521 and the silicon balance spring offers so much stability that OMEGA offers the stunning timepiece with a four-year warranty. The OMEGA Constellation Co-Axial 27 mm is water resistant to 10 bar / 100 metres /330 feet. An 18 Ct yellow gold model is also available. The OMEGA Constellation Co-Axial 27 mm was designed for the woman who cares as much about the mechanical movement inside the case as she does for its breathtaking beauty.

Omega Seamaster Aqua Terra GMT
Il Seamaster Aqua Terra GMT è l’ultimo nato dell’esclusiva famiglia di movimenti Co-Axial di OMEGA. Il calibro Co-Axial 8605/8615 è il primo movimento proprietario OMEGA ad essere dotato della complicazione GMT che, grazie alla lancetta GMT, compie un giro ogni 24 ore, consentendo di misurare il tempo in due fusi orari. La cassa da 43 mm è disponibile fra una scelta esclusiva di diversi metalli: oro rosso 18 carati, acciaio e una versione bicolore in oro rosso 18 carati e acciaio. Il vetro zaffiro sul fondello a vite consente di ammirare lo straordinario movimento Co-Axial che si trova all’interno. L’orologio è disponibile con bracciale dello stesso metallo della cassa o con cinturino in pelle nero, marrone o blu. Il quadrante è caratterizzato dal motivo teck tipico della collezione Aqua Terra, le cui linee verticali ricordano i ponti in legno delle barche di lusso. Gli indici applicati in oro 18 carati lucido e spazzolato sono rivestiti di Super-LumiNova bianco mentre le lancette sfaccettate sono realizzate in oro bianco o rosso e, come gli indici, sono rivestite in Super-LumiNova bianco per facilitare la lettura in qualsiasi condizione di luce. La freccia rossa della lancetta GMT rende ancora più agevole distinguere i due fusi orari. Il fulcro del Seamaster Aqua Terra GMT è il calibro Co-Axial 8605/8615, che fa parte della famiglia di movimenti OMEGA presentata nel 2007, e costruita sulla base del primo innovativo scappamento per orologi con applicazione pratica sviluppato in quasi 250 anni. Lo scappamento Co-Axial dei calibri OMEGA viene utilizzato in abbinamento a un bilanciere a spirale libera e il suo funzionamento differisce considerevolmente da quello di un tradizionale scappamento ad ancora con racchetta. La frequenza dell’orologio può essere regolata modificando il momento di inerzia del bilanciere mediante due microviti di regolazione in oro inserite nel bilanciere stesso. Questa struttura elimina gli inconvenienti dovuti al contatto tra la spirale del bilanciere e i perni della racchetta e garantisce quindi il mantenimento per lungo tempo della stabilità di frequenza offerta dallo scappamento Co-Axial. Il minor attrito che ne consegue rende praticamente superflua la lubrificazione; gli intervalli di manutenzione dei calibri Co-Axial sono particolarmente lunghi e il Seamaster Aqua Terra GMT, dotato anche di spirale del bilanciere in silicio, gode di una garanzia di ben quattro anni. Il calibro Co-Axial 8605/8615 è il primo di questa famiglia ad essere dotato della complicazione GMT. La lancetta GMT è dotata di una freccia rossa lucidata a diamante che rende agevole individuare l’ora di un secondo fuso orario o display GMT. Non solo, la lancetta GMT può anche essere utilizzata con funzione bussola: quando l’orologio è tenuto parallelo al suolo con la lancetta delle ore puntata in direzione del sole, la lancetta GMT, se regolata sulla stessa ora del display GMT su 24 ore, indicherà il nord nell’emisfero settentrionale.

Omega Seamaster Aqua Terra





English
With the Seamaster Aqua Terra GMT, OMEGA introduces a new member of its exclusive Co-Axial family of movements. The OMEGA Co-Axial calibre 8605/8615 is the first of OMEGA's proprietary moveme-
nts to be equipped with a GMT complication, meaning that along with the central hour, minute and seconds hands, there is a GMT hand which completes one rotation every 24 hours, making it possible to keep track of the time in two time zones. The 43 mm case is available in a choice of metals: 18 Ct red gold or stainless steel or, in a bicolor version in 18 Ct red gold and stainless steel. The sapphire crystal on the screw-in caseback allows a clear view of the extraordinary Co-Axial movement inside. The watch is available with either a bracelet in the same metal as the watch case or with a black, brown or blue leather strap. The dial is distinguished by the teak pattern associated with the Aqua Terra collection. The vertical lines are reminiscent of the wooden decks on luxury boats. The applied 18 Ct gold brushed and polished indexes are coated with white Super-LumiNova and the facetted hands are crafted from 18 Ct white or red gold. Like the indexes, they are coated with white Super-LumiNova which allows ease of reading in all light conditions. The GMT hand's red arrow makes it easy to distinguish the two time zones. At the heart of the Seamaster Aqua Terra GMT is the Co-Axial calibre 8605/8615. It is part of the family of movements OMEGA introduced in 2007 built around the first practical new watch escapement to be developed in some 250 years. The Co-Axial escapement in the OMEGA calibres is used in conjunction with a free sprung-balance and its function differs considerably from that of a conventional lever escapement with index. The watch’s rate can be adjusted by modifying the moment of inertia of the balance by means of two gold regulating micro screws embedded in the circular balance. This design avoids the disturbing effects of contact between the balance-spring and the index pins and therefore ensures that the stability of rate offered by the Co-Axial escapement is maintained over long periods of use. The result is reduced friction which means that there is almost no need for lubrication; the Co-Axial calibres have long service intervals and the Seamaster Aqua Terra GMT, which is also equipped with a silicon balance spring, is delivered with a four-year warranty. The OMEGA Co-Axial calibre 8605/8615 is the first in the family to be equipped with a GMT complication. Its GMT hand has a diamond-polished red arrow, making it easy to track time in a second time zone or GMT display. Intriguingly, the GMT hand can also be used for compass orientation: when the watch is held parallel to the ground with its hour hand pointed in the direction of the sun, the GMT hand, when it is adjusted to the same time on the 24-hour GMT display, will indicate north in the northern hemisphere.

(Foto Ping-Google e Swatch Group. Click per ingrandire)

lunedì 30 gennaio 2012

IWC TOP GUN Collection. International Edition (Italian, English and Chinese)

From IWC Catalogue


Schaffhausen flag

Check six!
“Check six!” è un’espressione usata dai piloti TOP GUN che, durante la simulazione di un combattimento aereo, devono tenere costantemente sotto controllo lo spazio che li circonda. In queste situazioni è di vitale importanza guardarsi alle spalle, ossia a «ore 6»; per facilitare la comunicazione, infatti, gli aviatori si orientano secondo la suddivisione del quadrante dell’orologio. Anche per IWC Schaffhausen è utile un “Check six!” – ossia uno sguardo retrospettivo alla propria storia – per comprendere il ruolo preminente occupato dai Pilot’s Watches. I sei Pilot’s Watches qui presentati rispecchiano in modo esemplare la storia dell’aviazione. Da 76 anni la manifattura di Schaffhausen costruisce segnatempo robusti e affidabili che in ogni epoca sanno rispondere pienamente alle esigenze di piloti ed equipaggio. Agli albori dell’aviazione gli orologi dovevano essere protetti contro la polvere, gli estremi sbalzi termici e gli intensi campi magnetici generati dalla strumentazione di bordo. Oggi i Pilot’s Watches IWC come il TOP GUN resistono a trenta volte l’accelerazione di gravità, dispongono di numerose funzioni e sono costruiti con materiali high-tech come la ceramica e il titanio. Un requisito è però rimasto identico nel tempo: la leggibilità ottimale del quadrante. Ecco perché IWC ha adottato già nei suoi primi modelli il design in stile cockpit: uno stile che ha poi caratterizzato l’estetica di un’intera categoria di segnatempo.

IWC Special Pilot's Watch (1936)



E che fino ad oggi è stato un riferimento per i Pilot’s Watches IWC professionali. IWC lanciò il suo primo Speciale Pilot’s Watch di IWC nel 1936: già allora era equipaggiato con un vetro robusto, una lunetta girevole con indice per la lettura di brevi intervalli di tempo ed un movimento a scappamento antimagnetico. Con i suoi 55 millimetri di diametro, il Big Pilot’s Watch 52 T.S.C.è il più grande orologio da polso mai costruito dalla manifattura di Schaffhausen. Le specifiche di questo orologio da rilevazione sono state precisamente stabilite; fra queste, secondi centrali con dispositivo di arresto per consentire a piloti e navigatori di sincronizzare al secondo i propri orologi, e cinturino in pelle extralungo facile da indossare sopra la tuta di volo. Il design del quadrante, chiaro e funzionale, ma nello stesso tempo essenziale, presenta tutte le caratteristiche di un classico Pilot’s Watch: quadrante nero, indice triangolare, lancette e indici del quadrante luminescenti. Il Mark 11 con movimento a carica manuale calibro 89, costruito dal 1948 per la Royal Air Force, è diventato il più famoso Pilot’s Watch di IWC. Il suo movimento è racchiuso in una cassa interna in ferro dolce che lo protegge dai campi magnetici. Grazie alla sua notevole robustezza e alla precisione di marcia, il Mark 11 si è imposto su tutti i suoi concorrenti. In passato, quando la quantità di orologi disponibile non riusciva ancora a soddisfare le richieste, per piloti e navigatori era un onore poterlo indossare. Il Mark 11 venne utilizzato nella Royal Air Force per oltre trent’anni e oggi è uno degli oggetti di culto più ricercati dai collezionisti. Il cinturino della linea TOP GUN Miramar si ispira a quello molto resistente del Mark 11 realizzato per le forze aeree degli Alleati.


Antimagnetic technology in the Mark 11

Con il Pilot’s Watch Chronograph Ceramica Ossido di Zirconio, ref. 3705, nel 1994 IWC ha dato il via a due trend che sono poi stati accolti con favore da tutta l’industria orologiera. La prima novità è stata la scelta di un seducente design completamente nero. La seconda ha segnato il debutto della ceramica, un materiale difficile da produrre, anche per questo modello. E, per quanto riguardo l’ossido di zirconio, IWC ne aveva apprezzato le proprietà antigraffio e antiusura per la costruzione della cassa fin dal 1986. Per i moderni viaggiatori intercontinentali, IWC Schaffhausen lancia nel 1998 il suo primo segnatempo con due fusi orari – il Pilot’s Watch UTC – che, oltre all’ora locale, visualizza il tempo universale coordinato (UTC) in una finestrella sul quadrante. UTC sta per “Universal Time Coordinated” ed è adottato per gli orari di volo internazionali che fanno riferimento al Greenwich Mean Time. La funzione UTC è molto utile, ad esempio, per piloti e uomini d’affari che comunicano quotidianamente con tutto il mondo. Grazie a un sistema di regolazione a scatti di un’ora, si può impostare un secondo fuso orario facendo avanzare o arretrare la lancetta delle ore mediante la rotazione della corona, fino a modificare anche la data. Il Pilot’s Watch UTC ha costituito il modello di riferimento per il nuovo Pilot’s Watch Worldtimer.—L'élite di piloti durante lo speciale corso di addestramento TOP GUN. Nel 2002 la manifattura di Schaffhausen fa rivivere la tradizione del Big Pilot’s Watch presentando un poderoso segnatempo che colpisce per il suo design visibilmente ispirato all’esemplare ancora più voluminoso del 1940. L’impostazione grafica classica e l’innovativo movimento con autonomia di marcia di 7 giorni, sistema di ricarica automatica Pellaton e indicazione della riserva di carica riaffermano l’unione di tradizione e innovazione tipica di IWC nella costruzione dei Pilot’s Watches. Il 2007 vede l’ingresso del Pilot’s Watch Double Chronograph Edition TOP GUN nella squadriglia dei Pilot’s Watches IWC.


IWC Museum in Schaffhausen

Per il nuovo modello i progettisti della manifattura puntano ancora una volta su due materiali innovativi. IWC è stata, infatti, tra le prime case ad aver introdotto nell’industria orologiera la ceramica high-tech, utilizzata in questo caso per la cassa, e il titanio, utilizzato per gli elementi di comando. La funzione rattrapante consente di misurare tempi intermedi con la lancetta rattrapante, mentre quella cronografica continua la sua marcia; basta premere nuovamente il pulsante a «ore 10» e le due lancette si risincronizzano sovrapponendosi. In questo modo si possono cronometrare tempi intermedi o finali ogni qual volta lo si desideri.

Check six!
"Check six!” is an argot term used by Top Gun pilots. When simulating air-to-air combat, they need to keep an ever-watchful eye on the situation developing around them. For simplicity’s sake, pilots use the clock system to scan the envelope around the aircraft and, in an emergency situation, it is crucial that they keep track of the rear quadrant directly astern at “6 o’clock”. At IWC Schaffhausen, a “Check six!” – in this case, a retrospective of our own history – is a useful way of understanding the leading position occupied by its Pilot’s Watches. The six Pilot’s Watches presented here provide an excellent rundown of the history of aviation. For 76 years now, the Schaffhausen-based watchmakers have been producing extraordinarily robust and reliable timepieces that have always met the requirements of contemporary pilots and aircrews.

Passenger aircraft Junkers Ju 52 with IWC colors

In the pioneering days of aviation, the main priority was to protect watches against dust, extreme temperature fluctuations and the strong magnetic fields created by cockpit instrumentation. Today, IWC Pilot’s Watches like the TOP GUN take forces of 30 g in their stride, have a wide range of functions and are made of high-tech materials like ceramic and titanium. One requirement, however, has remained unchanged since those early days: the dial must offer optimum legibility at all times. This was the reason IWC developed the cockpit-style design for its very first Pilot’s Watches. It gave an entire segment of the watch industry its identity. And has remained the model for IWC’s professional Pilot’s Watches ever since. In 1936, IWC launched its first IWC Special Pilot’s Watch. It already had a tough glass, a rotating bezel with an arrowhead index for instantaneous legibility, and an antimagnetic escapement.

Big Pilot's Watch ref.5009



With its 55-millimetre diameter, the Big Pilot’s Watch 52 T. S. C. is the biggest wristwatch IWC has ever manufactured. The specifications for this deck watch, as such timepieces are known, were precisely dictated. These included, among other things, a central hacking seconds that enabled pilots and navigators to synchronize their watches with down-to-the-second precision and an extra-long leather strap that could be fastened around a flight suit. The clearly arranged dial design is extremely reduced but nevertheless has all the elements required of a classic Pilot’s Watch: black dial, triangular index, and luminescent hands and index markers.The Mark 11 with its hand-wound 89 calibre, manufactured from 1948 onwards for the Royal Air Force, established itself as the best-known IWC Pilot’s Watch of them all. The movement is enclosed in a soft-iron inner case to shield it from magnetic fields. Thanks to its rugged design and precision, it emerged superior to all the products made by the competition. In the early years, when the watches were still in relatively short supply, pilots and navigators considered it an honour to be permitted to wear one. The Mark 11 was used by the Royal Air Force for over 30 years. Today, it enjoys cult status and is one of the most sought-after collector’s watches. The strap used for the latest TOP GUN Miramar line harks back to the rugged strap designed for the Mark 11 used by the Allied Air Forces. In 1994, with the unveiling of the Pilot’s Watch Chronograph Ceramic Zirconium Oxide, Ref. 3705, IWC set two trends in motion which, later on, were gladly adopted by the watchmaking industry. First, there was sthe excitement of a Pilot’s Watch design that was completely black. Second, it was the first time this model from IWC had been made with ceramic, which is enormously difficult to machine. IWC had discovered the merits of scratch-resistant, non-abrasive and hard-wearing zirconium oxide as a case material back in 1986.


The Pilot's Watch Mark XI



In 1998, IWC Schaffhausen unveiled its first model with two time zones designed specifically for modern globetrotters: the Pilot’s Watch UTC. Apart from local time, it also shows UTC time – or world time – in a window on the dial. The abbreviation stands for Universal Time Coordinated, in other words the Greenwich Mean Time, used as the standard for international flight schedules. This is enormously important for pilots and business people who are regularly in touch with contacts worldwide. The time can be adjusted forwards or backwards using the crown and a jumping hour hand that also takes any necessary date changes into account when moving to another time zone. The Pilot’s Watch UTC was the inspiration for the new Pilot’s Watch Worldtimer.Elite pilots in the Top Gun training programme practise formation flying. In 2002, the Schaffhausen-based watchmakers resurrected the Big Pilot’s Watch tradition and created a furore with an enormous timepiece whose design – all the way down to the brown calfskin strap – leans unmistakably on its even larger predecessor unveiled in 1940. Typically for IWC, the classic design and forward-looking 7-day movement with Pellaton automatic winding and power reserve display combine tradition with innovation in the manufacture of professional Pilot’s Watches.


Pilot's Watch Double Chronograph

In 2007, the Pilot’s Watch Double Chronograph Edition TOP GUN joined the other members of the IWC Pilot’s Watch squadron. Once again, the designers chose two materials which were first used for watchmaking purposes by IWC, among other companies: high-tech ceramic for the case and titanium for the controls. The split-seconds hand is used to measure intermediate times while the stopwatch hand continues to run. When the push-button at “10 o’clock” is pressed again, the split-seconds and stopwatch hands are synchronized. In this way, the user can record as many intermediate and lap times as he chooses.




Check Six! 
“Check six!”(「檢查6點鐘位置!」)是Top Gun海軍空戰部隊飛行員的暗語。在空中模擬戰鬥時,飛行員需眼觀四方,注意周圍環境的一舉一動。為簡化起見,他們掃視戰機週邊期間會借用報時系統,而在緊急情況下,他們必須監察直接置於後方「6點鐘」位置的四分儀。在回顧沙夫豪森IWC萬國錶的歷史時,「Check six!」正好藉作展示飛行員系列的領導地位。這裏介紹的六款飛行員腕錶,全面體現出民用和軍用航空的歷史進程。


Pilot's Watch Chronograph TOP GUN  ref. 3880


76年來,以沙夫豪森為基地的IWC萬國錶,一直創作極為耐用可靠的時計,以迎合當代飛行員和機組人員的需求。在航空業發展初期,首要的製錶任務是保護腕錶免受灰塵、極端氣溫變化和機艙儀器產生的強力磁場所影響。如今,IWC萬國錶飛行員系列,如Top Gun海軍空戰部隊腕錶,能輕鬆抵禦達30 g重力,並搭配一系列的功能,更以陶瓷和鈦金屬等高科技物料製成。然而,多年來其中一個要求始終不變,便是錶盤必須在任何情況均能輕易讀取時間。這正是IWC萬國錶為首枚飛行員腕錶創作駕駛艙設計的原因。這不僅開創了鐘錶界的新領域,更成為日後專業飛行員腕錶的典範。
1936年,品牌創製出首枚「IWC萬國錶特殊型飛行員腕錶」,當時已配備了堅硬的玻璃錶鏡、防磁擒縱系統,以及配有箭頭形指針的旋轉錶圈,可作短時間記錄。


Spitfire Perpetual Calendar Digital Date/Month ref.3791


只有最出色的海軍飛行員才可獲得TOP GUN的稱號
52T S.C.大型飛行員腕錶的錶殼直徑達55毫米,是IWC萬國錶所製造最大型款的腕錶。一如同類型的時計,這款天文台腕錶依照軍事要求規格設計。例如,附掣停功能的中央秒針,讓飛行員和導航員可準確至秒地為不同腕錶進行同步調校,特長的真皮錶帶則方便腕錶繫於飛行外套上。儘管錶款設計極為簡潔,但排列清晰的錶盤保留了經典飛行員腕錶一切所需元素,包括黑色錶盤、箭頭形指針,以及夜光指針及刻度。
為皇家空軍製作的馬克十一腕錶,於1948年生產,搭配89型手動上鏈機芯,是IWC萬國錶飛行員系列中最著名的錶款。機芯配備軟鐵內殼,以免受磁場效應影響。這款腕錶堅固精確,冠絕其他同類型的產品。馬克十一腕錶在初期的製作數量不多,飛行員和導航員均以佩戴此腕錶為榮。皇家空軍採用馬克十一腕錶超過30年。時至今日,它仍是收藏家最心儀的臻品之一,地位崇高。最新Top Gun海軍空戰部隊Miramar腕錶系列所採用的錶帶,便是源於聯合空軍使用的馬克十一腕錶尼龍錶帶設計。


Big Pilot's Watch perpetual Calendar TOP GUN ref. 5029


最新TOP GUN 海軍空戰部隊MIRAMAR 腕錶系列所採用的耐用錶帶, 便是源於聯合空軍使用的馬克十一腕錶尼龍錶帶設計。

1994年,藉由飛行員陶瓷計時腕錶(型號 3705)面世,IWC萬國錶創下了兩個新趨勢,及後更獲鐘錶界沿用。首先,飛行員腕錶採用全黑色設計。另外,這是IWC萬國錶首款以陶瓷打造的腕錶,製作極為艱巨。IWC萬國錶於1986年發現氧化鋯防刮損、不會破損和耐磨等優點,並率先用作錶殼物料。
1998年,沙夫豪森IWC萬國錶特別為現代旅行家設計首枚雙時區腕錶──飛行員UTC(環球時間)腕錶。除了本地時間外,錶盤視窗亦顯示環球或世界時間。「UTC」是國際協調時間的英文簡稱,亦即是國際航班採用的格林威治標準時間。這對經常穿梭各地的飛行員和商人尤其重要。錶冠可調快或調慢時間,專利「跳時」指針可因應時區轉換,按需要更改日期。這裏顯示的飛行員環球時間腕錶,搭配金屬錶鏈,是全新飛行員世界時間腕錶的靈感泉源。

TOP GUN海軍空戰部隊飛行員精英練習列隊飛行
2002年,沙夫豪森IWC萬國錶重新演繹大型飛行員腕錶的傳統,創製出一枚搭配棕色小牛皮錶帶的巨型時計,較1940年的款式更為龐大,轟動一時。這款專業的飛行員腕錶糅合傳統和創新的製作元素,沿用IWC萬國錶的經典設計,機芯提供先進的七天動力儲備,並配置比勒頓自動上鏈系統和動力儲備顯示。
2007年,飛行員追針計時系列TOP GUN海軍空戰部隊腕錶加入IWC萬國錶的飛行員腕錶之列。設計師再度以高科技陶瓷製作機殼,並以鈦金屬打造錶冠和按鈕,這兩款物料均為IWC萬國錶率先在鐘錶界使用。追針秒針可於主計時指針運行時,測量分段時間。當再次按下「10點鐘」位置的按鈕時,追針秒針和計時指針便會同步運轉。因此,佩戴者可以不斷測量分段時間和總計時間。

Rheinfall in Neuhausen near Schaffhausen
(Foto dal catalogo IWC e Bing-Google di pubblico dominio. Click per ingrandire)

giovedì 12 gennaio 2012

Mickey Mouse presenta: "Oswald, mio fratello"

Di Marino Mariani

Oswald the Lucky Rabbit (Elisabeth Yataky)

Quando nel 1993 Marc Eliot pubblicò la sua biografia non autorizzata dal titolo: “Walt Disney: Hollywood’s Dark Prince”, io, che ero un assiduo frequentatore della libreria Orel Füssli di Zurigo, dopo averla sommariamente sfogliata, me ne impossessai immediatamente, e per 11 anni, fin quando non uscì la tipograficamente modesta traduzione italiana, fui l’unico in Italia a sapere delle trattative tra la famiglia del Duce e quella di Walt Disney per portare una buona parte della produzione cinematografica americana a Roma, negli immensi, modernissimi, sfavillanti studi di Cinecittà. 18 anni dopo, avvalendomi anche delle ulteriori informazioni fornite da internet, ho avuto la soddisfazione di sfoggiare questo mio sapere nell’articolo “Il Duce e Biancaneve” su FM, dove lo potete sempre reperire. Ma col tempo l’apporto informatico (ed informativo) di internet ha perso il suo ruolo di preziosa ausiliarità per assumere una preponderanza praticamente assoluta. E cosÌ la storia dei primi passi di Walt Disney nel mondo della pubblicità e della cinematografia d’animazione, che a quei tempi in USA (anni 1920) andava rapidamente assumendo forma e dimensioni sempre maggiori, nei libri rimane pur sempre avvolta nella caligine di una arcaica indefinizione, mentre sulle ali di internet assume la forma e le fattezze di una viva, vivace, vibrante e perentoria attualità. Perché un miracolo si è verificato quando, verso la fine dell’800, si è messa in moto l’era delle invenzioni: tutte le opere registrate, fotografate e cinematografate sono, per la stragrande maggior parte, salvate e conservate e, con l’ausilio delle moderne tecniche digitali, restaurate, riparate da difetti di fabbricazione e dai danni provocati dal tempo e dall’usura. E tutte queste opere, che hanno passato la vita nei musei, nelle cineteche, negli archivi di stato, nelle raccolte private e nelle fondazioni, con l’avvento di internet sono rinate a nuova e miglior vita e non si ha da fare alcuna fatica per reperirle, perché sono loro a prendere d’assalto gli schermi dei nostri computer. Quando è uscita la biografia di Walt Disney da me citata, immaginavo che le sue prime opere fossero smozzicati frammenti da museo, noti solo agli esperti e tramandati per tradizione orale. Ed invece oggi tutti le possono vedere nella loro forma migliore, perché la possibilità di una loro riattualizzazione e di una loro ricommercializzazione le ha arricchite di parole e musica, nonché di meravigliosi colori. E così possiamo riallacciarci all’articolo sugli enigmi relativi alla paternità di Mickey Mouse, pubblicato su FM  l’11 maggio 2011, questa volta seguendo le informazioni reperibili su internet, invece che il racconto biografico di Marc Eliot. Diciamo subito che Ub Iwerks, che Disney aveva conosciuto quando entrambi lavoravano presso la Pesmen-Rubin Art Studio, dal quale furono contemporaneamente licenziati, sta a Walt Disney pressappoco come Steve Wozniak stava a Steve Jobs. I due fondarono la Apple, di cui Jobs era il genio immaginativo ed organizzativo, le cui idee venivano realizzate da Wozniak. E così Walt Disney, indiscusso genio immaginativo ed organizzativo, poté popolare il mondo di fiabeschi personaggi immortali, disegnati da Ub Iwerks.


Locandina di "Alice Comedies"




A metà degli anni 1920, dopo varie iniziative e disavventure iniziali, i due si ritrovarono a produrre quelle che furono chiamate Alice Comedies, una sorta di semicartoni animati, o di cartoni animati all’inverso, nati da questa idea: una bambina entra in uno studio per sapere come si realizzano i cartoni animati. Alice (così si chiama la bambina) rimane incantata da quello che vede: i personaggi del cartone animato prendono vita e le giocano attorno. Andando a letto quella notte, Alice sogna di essere nel mondo dei cartoni animati, accolta e festeggiata da tutti i personaggi, con i quali gioca, finché un gruppo di leoni, fuggiti dalla gabbia, non si mettono ad inseguirla…Questa idea servì a stabilire lo scenario in cui si svolgerà tutta la succesiva serie di Alice Comedies, in cui il mondo viene concepito come un sogno gioioso. Se, per esempio, consideriamo Mary Poppins in cui personaggi animati (per esempio: i pinguini) vengono inseriti in uno scenario reale, così ho definito le avventure di Alice: come un cartone all’inverso perché qui è un personaggio reale che viene immerso in un mondo animato. Anche qui gli inizi furono difficili, perché Walt e Ub non riuscivano a trovare un distributore per la loro serie di film. Ma alla fine fu firmato un contratto di distribuzione con la Winkler Pictures, un’agenzia diretta da Margaret Winkler assieme al suo fidanzato Charles Mintz. Ed a proposito di fidanzamenti, Walt Disney nel 1925 assunse come disegnatrice ed inchiostratrice la giovane Lilian Bounds, e poco dopo la sposò. Altrettanto fecero Margaret Winkler e Charles Mintz. La serie Alice Comedies ebbe un discreto successo, e si sviluppò essenzialmente sui personaggi animati, tra i quali primeggiava il gatto Julius, disegnato ad immagine e somiglianza di un altro gatto, a quei tempi già celebre in tutto il mondo: Felix the Cat, noto in Italia col nome di Mio Mao. Tale somiglianza non era fortuita, ma spinta dall’agenzia stessa, che distribuiva anche i cartoni di Felix. Dicevamo, dunque, che il maggior interesse per questa serie era prevalentemente rivolto ai personaggi animati, in cui si intravedono già le fattezze di altri personaggi che diverranno universalmente noti nella futura epopea di Topolino (vedi Clarabella ed Orazio Cavezza), mentre l’interesse per la piccola interprete femminile era tutt’altro che entusiasmante. Nel corso dell’intera serie quattro bambine si alternarono nel ruolo di Alice. La prima fu Virginia Davis che, su richiesta di Walt Disney, si trasferì con tutta la famiglia, da Kansas City a Hollywood, ove Disney aveva stabilito la sua sede in società con il fratello Roy. Seguirono Dawn O’Day, Margie Gay ed infine Lois Hardwick. Nel 1927 la serie fu considerata esaurita, e Charles Mintz, che aveva assunto il controllo degli affari della moglie, ordinò una nuova serie completamente animata, da porre in produzione per la casa di distribuzione Universal Pictures.

Oswald the Lucky Rabbit,  produzione Walt Disney 

Il nuovo personaggio era “Oswald the Lucky Rabbit” (ovvero "Osvaldo Coniglietto Fortunato”). Disney firmò un nuovo contratto con Carl Lemmle, capo della Universal Studios, per la produzione di una serie di cartoni animati per Charles Mintz e George Winkler. Il primo cartone di Oswald, “Poor Papa”, fu respinto dalla Universal per la scarsa qualità di produzione, sciatteria e poca freschezza giovanile del personaggio. Dopodiché Disney, assieme ad Ub Iwerks, creò un secondo cartone detto “Trolly Troubles”, (“I Guai d’un Tranvetto”), con un Oswald più giovanile e meglio assestato. Questo cartone inaugurò ufficialmente la serie e costituì il maggior successo fino allora conquistato da Walt Disney, mentre “Poor Papa” fu finalmente messo in circolazione l’anno dopo. “Oswald the Lucky Rabbit” costituì il cavallo di battaglia della “Disney Brothers” per tutto il 1927, ma dopo un anno Walt rimase vittima di un tranello tesogli dalla Universal, che assunse per sé la maggior parte degli animatori di Disney, col proposito di buttarlo fuori dall'affare Oswald. In un primo momento Walt pensò di poter continuare a produrre Oswald con altri animatori e con un altro distributore, ma dopo aver letto tutte le clausole del suo contratto, fu devastato dalla constatazione che il proprietario dei diritti era proprio l’Universal! Quale disgrazia! Ma quale disgrazia? Mentre finivano di produrre gli ultimi cartoni previsti dal contratto, Walt Disney e Ub Iwerks modificarono la figura di Oswald: accorciando di qua, allungando di là, aggiungendo ed arrotondando, il coniglietto Oswald divenne il topolino Mortimer. Nome che fu subito scartato dalla moglie di Walt Disney, in favore dell’eclatante “Mickey Mouse”, il conquistatore di questa galassia.


Oswald di Winkler-Mintz




Nel frattempo Mintz aprì un proprio studio, formato essenzialmente dai vecchi impiegati di Walt Disney, ove continuò a produrre i cartoni di Oswald, tra i quali il primo Oswald con accompagnamento sonoro, “Hen Fruit” (1929). Mentre le cose sembravano andare a gonfie vele per Mintz, gli animatori Hugh Harman e Rudolf Ising chiesero a Lemmle di liberarsi di Mintz, suggerendo che loro, da soli, avrebbero continuato Oswald. Lemmle respinse la proposta, ma soppresse comunque il contratto con Mintz e decise di produrre i cartoni di Oswald direttamente in casa propria, vale a dire all’Universal. Per coincidenza, prima che Oswald passasse in altre mani. Disney e Mintz produssero entrambi 9 cartoni il primo anno, e 17 il secondo. Ma Mintz non continuò a lungo con Oswald, perché Lemmle ingaggiò un altro Walter, di schietta origine italiana: Walter Lantz. Costui, invero, nacque a New Rochelle, New York, da una coppia di emigranti italiani: Francesco Paolo Lanza e Maria Gervasi, entrambi di Calitri, un comune campano a metà strada tra le rovine di Pompei e la città di Amalfi. Alla dogana un funzionario provvide ad anglicizzare il loro cognome in Lantz. Essendo vissuto dal 27 aprile 1899 fino al 22 marzo 1995, e cioè fino all’età di 96 anni, Walter Lantz ha attraversato dal primo fino all’ultimo giorno tutta l’epoca del cinema d’animazione, e nella galleria dei grandi il suo ritratto campeggia a fianco dei massimi esponenti di quest’arte. Il suo massimo capolavoro è quello del travolgente personaggio di Woody Woodpecker, l’uccello picchio burlone che passa la giornata a bucare col becco ogni sorta di materia e sostanza, il cui inno è stato immortalato nella canzone di Danny Kaye:


Ho ho ho ho ho
Ho ho ho ho ho
That’s the Woody Woodpecker song
Ho ho ho ho ho
Ho ho ho ho ho
He’s pecking  it all day long
He pecks a few holes in a tree to see
If a redwood’s really red
.......................................……………

Sin dall’infanzia Walter Lantz mostrò una spiccata predilezione per le belle arti, ed all’età di 12 anni completò con successo un corso di disegno per corrispondenza. S’innamorò dell’animazione quando vide per la prima volta il cartone di Winsor McCay: “Gertie the Dinosaur”. Ebbe il suo primo colpo di fortuna quando lavorava come meccanico: un ricco cliente di nome Fred Kafka rimase colpito dai disegni con cui Walter decorava i bollettini del garage e gli pagò gli studi all’ “Art Student League” e lo raccomandò per il lavoro di copista presso il New York American, un giornale del gruppo Hearst. Walter lavorava di giorno al giornale e frequentava di notte la scuola. A 16 anni Lantz lavorava nel dipartimento animazione sotto la direzione di Gregory La Cava. Cominciò così la sua carriera di animatore, finché nel 1927 lavorò brevemente per due colossi della cinematografia: con Frank Capra e poi, come ideatore di gag (battute spiritose), per le commedie di Mack Sennett. Nel 1928 Walter Lantz fu assunto da Charles Mintz come direttore della serie di cartoni “Oswald the Lucky Rabbit” per la Universal Studios. All’inizio di quell’anno Mintz e suo cognato George Winkler erano riusciti a sottrarre Oswald dalle mani del suo creatore originale, Walt Disney, ma il presidente della Universal, Carl Lemmle ben presto rimase insoddisfatto del duo Mintz-Winkler e li licenziò, e decise, come abbiamo visto, di produrre Oswald direttamente. Una volta, chiaccherando con Lemmle, Lantz scommise che l’avrebbe battuto a poker, e come posta fu fissata la proprietà di Oswald. Walter vinse, e Oswald divenne un suo personaggio! Lantz ereditò molti membri dello studio Winkler, tra cui l’animatore Tom Palmer ed il musicista Bert Fiske, ma la cosa più importante fu la sua decisione di assumere l’animatore di New York Bill Nolan, le cui credenziali comprendevano l’invenzione di un fondale panoramico e lo sviluppo di un rimodernato Felix the Cat. A settembre del 1929 Lantz finalmente produsse il suo primo cartone, Race Riot.

Walter Lantz




Nel 1935 Nolan divenne socio di Lantz, che a sua volta divenne un produttore indipendente, fornitore di cartoni animati per l’Universal, invece che semplice supervisore del dipartimento animazione, e nel 1940 ottenne la proprietà del personaggio su cui lavorava. All’inizio, Lantz consultò Walt Disney a proposito di Oswald, e costui gli diede la propria benedizone e la raccomandazione di andare avanti con quel personaggio, e poiché anche Mickey Mouse andava a gonfie vele, i due divennero ottimi amici. Nel decennio successivo Lantz produsse 142 cartoni animati di Oswald, per un totale definitivo di 194 film per quel personaggio che, nel corso della sua esistenza, era passato nelle mani di tre diversi produttori, prima di ritornare, in tempi recenti, nelle mani della Walt Disney Productions. Da quando Walter Lantz assunse la produzione nel 1929, il personaggio ha subito diversi, reiterati aggiornamenti: innanzitutto guanti bianchi alle mani e scarpe ai piedi, una camicia, un visetto più “attraente”, occhi più grandi, anche una testolina più grande ed orecchie più corte. Nel 1935, col cartone animato Case of Lost Sheep (Il Caso della Pecora Smarrita) ebbe luogo un ammodernamento ancor più radicale: il personaggio fu ridisegnato in modo più realistico, con una pelliccetta bianca invece che nera, via le scarpe, pantaloni e bretelle invece che camicetta e pantaloncini corti. Questo nuovo modello di Oswald costituisce un adattamento direttamente ripreso da un coniglio non-Oswald presente in un altro cartone di Walter Lantz: Fox and the Rabbit (1935) in Technicolor Tipo 2 (vedi su internet la voce: “Two and Three-Strip Technicolor) proiettato due mesi prima come ultimo della vecchia serie Cartune Classic. I cartoni animati contenenti Oswald nella nuova bianca pelliccetta sembravano differenti dai precedenti in più di un particolare, mentre le storie stesse si facevano più delicate e meno crude. Piccoli cambiamenti venivano continuamente apportati nello stile del disegno. Con Happy Scouts (Allegri Esploratori), il penultimo film di Oswald prodotto, la pelliccia del coniglietto da tutta binca divenne una combinazione di bianco e grigio. Al contrario dei cartoni prodotti da Walt Disney, in cui Oswald non parlava, quelli di Lantz cominciarono ad introdurre in Oswald veri e propri dialoghi, benché, all’inizio, la maggior parte dei cartoni della serie fossero ancora muti. L’animatore Bill Nolan fece la voce di Oswald in Cold Turkey (Tacchino Freddo), il primo cartone parlato di Walter Lantz, mentre l’anno successivo Pinto Colvig, che lavorava nello studio come animatore e ideatore di freddure, cominciò anche lui a dar voce a Oswald. Quando Colvig lasciò lo studio nel 1931, fu Mickey Rooney a dar voce ad Oswald fino all’inizio dell’anno successivo.

Oswald di Walter Lantz e Bill Nolan




A partire dal 1932 Lantz smise di utilizzare regolarmente la voce di un attore, e molti membri del gruppo, compreso Lantz, parlarono a turno per tutti gli anni successivi. June Foray fornì la sua voce ad Oswald in The Egg Cracker Suite, che fu l’ultimo cartone animato teatrale in cui apparve Oswald. Nel mese di febbraio 2006 la Disney e la NBC Universal hanno iniziato colloqui per l’amichevole ridistribuzione di beni e di diritti tra le due Case, in cui era previsto il ritorno a Disney di Oswald come personaggio, compreso tutto il materiale prodotto da Walt Disney stesso, ed escluso quello prodotto da Mintz-Winkler e dalla Universal. Accanto ai cartoni animati, in questo articolo pubblichiamo anche un esilarante documentario sulla produzione di cartoni animati alla Universal. Non vi accorgerete che è parlato in inglese, tanto sono espressive le immagini. Quanto ai cartoni animati, sono stati raggruppati, separatamente, quelli prodotti da Walt Disney, quelli prodotti da Mintz-Winkler, ed infine quelli prodotti da Walter Lantz. Buon divertimento.

Cartoonland Mysteries: come si produce un cartone animato



Oswald Walt Disney Production


Oswald Winkler Production


Oswald Walter Lantz Production


(Foto, Bing-Google di pubblico dominio. Click per ingrandire)