giovedì 28 aprile 2011

Possedere il tempo: 1a parte

 (di Luciano Zambianchi)

Orologio del periodo ellenistico, 1° secolo avanti Cristo

Foto 1





Quando è nato il tempo? Quando è nata la voglia di misurarlo? Chi decide di scrivere una storia, anche se breve, dell’arte di misurare il tempo si trova a riassumere in poche righe la storia dell’umanità. La voglia o la necessità di misurare il tempo per determinare i ritmi giusti per la caccia, la coltivazione, le transumanze, i matrimoni e ogni altro evento della vita nasce praticamente con l’uomo. Da matematico mi piace scoprire le “formule” che rappresentano un fenomeno, una di queste rappresentazioni è comune a tutti e la voglio condividere con un gioco che potrebbe chiamarsi “possedere il tempo”. Avrete tutti notato che nella terza età molti anziani si dedicano con assiduità al gioco delle carte, alcuni lo fanno arrivando ad esprimere nel loro gioco la propria personalità o addirittura i propri bisogni.
Foto 2

Ma che cosa rappresentano le carte e quali sono le ragioni di questo successo planetario? Proviamo a svelarne alcuni aspetti, intanto i quattro semi (cuori, quadri, fiori e picche) per alcuni rappresentano le quattro stagioni, per altri, più documentati, derivano direttamente dai quattro elementi: aria, acqua, fuoco e terra. Secondo il libro “Gli orologi” (di Enrico Morpurgo) in Egitto il dio della terra era Horo (da cui Ora). In questo caso Morpurgo è superficiale, in realtà c’è solo una somiglianza tra Horo e Ora: Horo figlio di Iside ed Osiride va pronunciato Rà, per questo ci può forse essere una comune radice ma niente più. In realtà sarebbe stato bello e ricco di significati metaforici, se così non fosse: in Horo si incarnavano i faraoni e secondo uno studio teosofico sempre Horo è un precursore di Gesù di Nazareth, di cui anticipa la vita: nato da una vergine con una immacolata concezione, morto a trentatre anni risuscita e siede alla destra del Padre, e per completare il quadro è il punto di partenza di una nuova era. Torniamo alle carte: un mazzo contiene 52 carte, tante quante sono le settimane in un anno. Ogni seme contiene 13 carte, i mesi lunari in un anno. Se si sommano i numeri delle 13 carte di ogni seme e si moltiplica per quattro (il numero dei semi) si ottiene 364: i giorni dell’anno, ma in più c’è una matta (per gli anni bisestili), anzi ce ne sono due ad ulteriore correzione di questa rappresentazione metaforica della misurazione del tempo, e che rappresentazione! 


Foto 3

Considerate che il gioco delle carte è antichissimo, in Italia sembra che il gioco abbia avuto inizio prima nel sud e poi nell’Italia settentrionale e a diffonderlo pare siano stati i “gitani”, possessori di un potere quasi magico e per questo temuti. Ma gitano deriva da egiziano, e non furono proprio gli egiziani ad impegnarsi nello studio dell’astronomia e della misurazione del tempo? Sempre il dottor Enrico Morpurgo nel suo libro “Gli orologi” ci consiglia di osservare bene i disegni riportati comunemente sulle carte che rappresentano i fanti di picche e di fiori: sono simboli interessanti, in particolare è una clessidra stilizzata quella osservata dal fante di picche (foto 1), mentre il fante di fiori ha una pertica per misurare la quantità d’acqua di una clessidra ad acqua che veniva comunemente usata in Egitto. Ricordo che la parola “clessidra” deriva dal greco e significa “misurare l’acqua”. Naturalmente, “paese che vai usanze che trovi” (e quindi mazzi di carte) (foto 2). Alcuni degli elementi che ho segnalato rimangono costanti anche in culture diverse e lontanissime tra loro). Le clessidre sono oggetti usati oggi solo per gioco, anticamente però erano usate ovunque, specialmente negli uffici pubblici. Il problema era la necessità di avere un addetto alla misurazione dell’ora (foto 3). 

Foto 4

Diversa è la sorte delle meridiane solari (foto 4) che vengono ancora oggi usate dagli esploratori: ne esistono modelli estremamente sofisticati, ce ne sono da tasca (foto 5) o addirittura da polso (foto 6). Il problema era ed ancora è che le meridiane solari funzionano solo se c’è il sole.

Foto 5

L’imperatore Augusto fece realizzare a Roma, in Campo Marzio una gigantesca meridiana e come gnomone, alto più di 22 metri, volle usare un obelisco preso nel 10 aC in Egitto ad Heliopolis: era l’orologio solare più grande d’Europa (Horologium Augusti). Ho avuto la possibilità di osservare pezzi dei tracciati in pietra (con cui erano segnate le ore), tracciati intarsiati sul pavimento della piazza che oggi sono nelle cantine di Campo Marzio (foto7) diversi metri sotto l’attuale livello del suolo. La meridiana di Augusto venne distrutta durante le invasioni barbariche e, soprattutto, da un terremoto che fece crollare il 30 aprile 801 molti palazzi romani oltre al tetto della basilica di S. Paolo Fuori le Mura (del terremoto parla Eginardo negli “Annales”). 

Foto 6

Per secoli i cinque frammenti dell’obelisco rimasero sepolti fino al 1502, quando vennero trovati per caso nella cantina di un barbiere in Largo dell’Impresa. Quasi tre secoli dopo, nel 1791, Papa Pio VI dette incarico di restaurare la meridiana all’architetto Giovanni Antonioli che terminò il suo lavoro in tre anni anche con l’aiuto degli astronomi vaticani, sistemando sulla punta dello gnomone (dell’obelisco ) una cuspide con una fessura che permetteva di osservare il mezzogiorno solare sul lastrico di piazza di Montecitorio (vicino all’ingresso del parlamento). L’obelisco, per problemi urbanistici era stato sistemato in un punto diverso rispetto a quello originale, ma a leggere Plinio (morto nel novembre del 79 dC) la meridiana non funzionava più già nel 47 dC, per colpa di un terremoto, o più semplicemente di un assestamento del terreno. 

Foto 7

Il funzionamento di una clessidra ad acqua è abbastanza intuitivo: un flusso costante permette di riempire una vasca e, a seconda dell’altezza dell’acqua, ossia della quantità di acqua presente nella vasca, saremo in grado di conoscere il tempo che è passato dal momento dell’apertura del rubinetto al momento della misurazione. Di solito sulle pertiche usate per la misurazione sono già riportate le ore ed i minuti. Quando la vasca è piena si passerà a riempire una nuova vasca mentre si svuota quella piena. Le meridiane funzionano grazie all’ombra che un perno di una certa altezza (gnomone) proietta sulla scala graduata. La meridiana deve essere tarata per tener conto della latitudine e longitudine e naturalmente dei punti cardinali (di solito lo gnomone va orientato a nord). A seconda dell’altezza del sole sull’orizzonte (quindi del mese) ci sarà un’ombra più o meno lunga e sarà possibile leggere l’ora solare in modo corretto. Dopo le clessidre e le meridiane a partire dal XII secolo nasce la meccanica nell’orologeria,  e chi è curioso potrà scoprirne delle belle.


Didascalie:
Foto 1: Il fante di picche osserva una clessidra, il fante di fiori ha una pertica.
Foto 2: Mazzo di carte russe.
Foto 3: Vaso di una clessidra ad acqua dell’antico Egitto.
Foto 4: Meridiana solare tedesca.
Foto 5: Meridiana da tasca americana.
Foto 6: Meridiana da polso.
Foto 7: Parte del quadrante della grande meridiana di Augusto (nelle cantine di Campo Marzio).

(Le foto 1, 2, 4, 5 sono dell'autore.Altre foto Google di dominio pubblico. Click per ingrandire)