lunedì 30 gennaio 2012

IWC TOP GUN Collection. International Edition (Italian, English and Chinese)

From IWC Catalogue


Schaffhausen flag

Check six!
“Check six!” è un’espressione usata dai piloti TOP GUN che, durante la simulazione di un combattimento aereo, devono tenere costantemente sotto controllo lo spazio che li circonda. In queste situazioni è di vitale importanza guardarsi alle spalle, ossia a «ore 6»; per facilitare la comunicazione, infatti, gli aviatori si orientano secondo la suddivisione del quadrante dell’orologio. Anche per IWC Schaffhausen è utile un “Check six!” – ossia uno sguardo retrospettivo alla propria storia – per comprendere il ruolo preminente occupato dai Pilot’s Watches. I sei Pilot’s Watches qui presentati rispecchiano in modo esemplare la storia dell’aviazione. Da 76 anni la manifattura di Schaffhausen costruisce segnatempo robusti e affidabili che in ogni epoca sanno rispondere pienamente alle esigenze di piloti ed equipaggio. Agli albori dell’aviazione gli orologi dovevano essere protetti contro la polvere, gli estremi sbalzi termici e gli intensi campi magnetici generati dalla strumentazione di bordo. Oggi i Pilot’s Watches IWC come il TOP GUN resistono a trenta volte l’accelerazione di gravità, dispongono di numerose funzioni e sono costruiti con materiali high-tech come la ceramica e il titanio. Un requisito è però rimasto identico nel tempo: la leggibilità ottimale del quadrante. Ecco perché IWC ha adottato già nei suoi primi modelli il design in stile cockpit: uno stile che ha poi caratterizzato l’estetica di un’intera categoria di segnatempo.

IWC Special Pilot's Watch (1936)



E che fino ad oggi è stato un riferimento per i Pilot’s Watches IWC professionali. IWC lanciò il suo primo Speciale Pilot’s Watch di IWC nel 1936: già allora era equipaggiato con un vetro robusto, una lunetta girevole con indice per la lettura di brevi intervalli di tempo ed un movimento a scappamento antimagnetico. Con i suoi 55 millimetri di diametro, il Big Pilot’s Watch 52 T.S.C.è il più grande orologio da polso mai costruito dalla manifattura di Schaffhausen. Le specifiche di questo orologio da rilevazione sono state precisamente stabilite; fra queste, secondi centrali con dispositivo di arresto per consentire a piloti e navigatori di sincronizzare al secondo i propri orologi, e cinturino in pelle extralungo facile da indossare sopra la tuta di volo. Il design del quadrante, chiaro e funzionale, ma nello stesso tempo essenziale, presenta tutte le caratteristiche di un classico Pilot’s Watch: quadrante nero, indice triangolare, lancette e indici del quadrante luminescenti. Il Mark 11 con movimento a carica manuale calibro 89, costruito dal 1948 per la Royal Air Force, è diventato il più famoso Pilot’s Watch di IWC. Il suo movimento è racchiuso in una cassa interna in ferro dolce che lo protegge dai campi magnetici. Grazie alla sua notevole robustezza e alla precisione di marcia, il Mark 11 si è imposto su tutti i suoi concorrenti. In passato, quando la quantità di orologi disponibile non riusciva ancora a soddisfare le richieste, per piloti e navigatori era un onore poterlo indossare. Il Mark 11 venne utilizzato nella Royal Air Force per oltre trent’anni e oggi è uno degli oggetti di culto più ricercati dai collezionisti. Il cinturino della linea TOP GUN Miramar si ispira a quello molto resistente del Mark 11 realizzato per le forze aeree degli Alleati.


Antimagnetic technology in the Mark 11

Con il Pilot’s Watch Chronograph Ceramica Ossido di Zirconio, ref. 3705, nel 1994 IWC ha dato il via a due trend che sono poi stati accolti con favore da tutta l’industria orologiera. La prima novità è stata la scelta di un seducente design completamente nero. La seconda ha segnato il debutto della ceramica, un materiale difficile da produrre, anche per questo modello. E, per quanto riguardo l’ossido di zirconio, IWC ne aveva apprezzato le proprietà antigraffio e antiusura per la costruzione della cassa fin dal 1986. Per i moderni viaggiatori intercontinentali, IWC Schaffhausen lancia nel 1998 il suo primo segnatempo con due fusi orari – il Pilot’s Watch UTC – che, oltre all’ora locale, visualizza il tempo universale coordinato (UTC) in una finestrella sul quadrante. UTC sta per “Universal Time Coordinated” ed è adottato per gli orari di volo internazionali che fanno riferimento al Greenwich Mean Time. La funzione UTC è molto utile, ad esempio, per piloti e uomini d’affari che comunicano quotidianamente con tutto il mondo. Grazie a un sistema di regolazione a scatti di un’ora, si può impostare un secondo fuso orario facendo avanzare o arretrare la lancetta delle ore mediante la rotazione della corona, fino a modificare anche la data. Il Pilot’s Watch UTC ha costituito il modello di riferimento per il nuovo Pilot’s Watch Worldtimer.—L'élite di piloti durante lo speciale corso di addestramento TOP GUN. Nel 2002 la manifattura di Schaffhausen fa rivivere la tradizione del Big Pilot’s Watch presentando un poderoso segnatempo che colpisce per il suo design visibilmente ispirato all’esemplare ancora più voluminoso del 1940. L’impostazione grafica classica e l’innovativo movimento con autonomia di marcia di 7 giorni, sistema di ricarica automatica Pellaton e indicazione della riserva di carica riaffermano l’unione di tradizione e innovazione tipica di IWC nella costruzione dei Pilot’s Watches. Il 2007 vede l’ingresso del Pilot’s Watch Double Chronograph Edition TOP GUN nella squadriglia dei Pilot’s Watches IWC.


IWC Museum in Schaffhausen

Per il nuovo modello i progettisti della manifattura puntano ancora una volta su due materiali innovativi. IWC è stata, infatti, tra le prime case ad aver introdotto nell’industria orologiera la ceramica high-tech, utilizzata in questo caso per la cassa, e il titanio, utilizzato per gli elementi di comando. La funzione rattrapante consente di misurare tempi intermedi con la lancetta rattrapante, mentre quella cronografica continua la sua marcia; basta premere nuovamente il pulsante a «ore 10» e le due lancette si risincronizzano sovrapponendosi. In questo modo si possono cronometrare tempi intermedi o finali ogni qual volta lo si desideri.

Check six!
"Check six!” is an argot term used by Top Gun pilots. When simulating air-to-air combat, they need to keep an ever-watchful eye on the situation developing around them. For simplicity’s sake, pilots use the clock system to scan the envelope around the aircraft and, in an emergency situation, it is crucial that they keep track of the rear quadrant directly astern at “6 o’clock”. At IWC Schaffhausen, a “Check six!” – in this case, a retrospective of our own history – is a useful way of understanding the leading position occupied by its Pilot’s Watches. The six Pilot’s Watches presented here provide an excellent rundown of the history of aviation. For 76 years now, the Schaffhausen-based watchmakers have been producing extraordinarily robust and reliable timepieces that have always met the requirements of contemporary pilots and aircrews.

Passenger aircraft Junkers Ju 52 with IWC colors

In the pioneering days of aviation, the main priority was to protect watches against dust, extreme temperature fluctuations and the strong magnetic fields created by cockpit instrumentation. Today, IWC Pilot’s Watches like the TOP GUN take forces of 30 g in their stride, have a wide range of functions and are made of high-tech materials like ceramic and titanium. One requirement, however, has remained unchanged since those early days: the dial must offer optimum legibility at all times. This was the reason IWC developed the cockpit-style design for its very first Pilot’s Watches. It gave an entire segment of the watch industry its identity. And has remained the model for IWC’s professional Pilot’s Watches ever since. In 1936, IWC launched its first IWC Special Pilot’s Watch. It already had a tough glass, a rotating bezel with an arrowhead index for instantaneous legibility, and an antimagnetic escapement.

Big Pilot's Watch ref.5009



With its 55-millimetre diameter, the Big Pilot’s Watch 52 T. S. C. is the biggest wristwatch IWC has ever manufactured. The specifications for this deck watch, as such timepieces are known, were precisely dictated. These included, among other things, a central hacking seconds that enabled pilots and navigators to synchronize their watches with down-to-the-second precision and an extra-long leather strap that could be fastened around a flight suit. The clearly arranged dial design is extremely reduced but nevertheless has all the elements required of a classic Pilot’s Watch: black dial, triangular index, and luminescent hands and index markers.The Mark 11 with its hand-wound 89 calibre, manufactured from 1948 onwards for the Royal Air Force, established itself as the best-known IWC Pilot’s Watch of them all. The movement is enclosed in a soft-iron inner case to shield it from magnetic fields. Thanks to its rugged design and precision, it emerged superior to all the products made by the competition. In the early years, when the watches were still in relatively short supply, pilots and navigators considered it an honour to be permitted to wear one. The Mark 11 was used by the Royal Air Force for over 30 years. Today, it enjoys cult status and is one of the most sought-after collector’s watches. The strap used for the latest TOP GUN Miramar line harks back to the rugged strap designed for the Mark 11 used by the Allied Air Forces. In 1994, with the unveiling of the Pilot’s Watch Chronograph Ceramic Zirconium Oxide, Ref. 3705, IWC set two trends in motion which, later on, were gladly adopted by the watchmaking industry. First, there was sthe excitement of a Pilot’s Watch design that was completely black. Second, it was the first time this model from IWC had been made with ceramic, which is enormously difficult to machine. IWC had discovered the merits of scratch-resistant, non-abrasive and hard-wearing zirconium oxide as a case material back in 1986.


The Pilot's Watch Mark XI



In 1998, IWC Schaffhausen unveiled its first model with two time zones designed specifically for modern globetrotters: the Pilot’s Watch UTC. Apart from local time, it also shows UTC time – or world time – in a window on the dial. The abbreviation stands for Universal Time Coordinated, in other words the Greenwich Mean Time, used as the standard for international flight schedules. This is enormously important for pilots and business people who are regularly in touch with contacts worldwide. The time can be adjusted forwards or backwards using the crown and a jumping hour hand that also takes any necessary date changes into account when moving to another time zone. The Pilot’s Watch UTC was the inspiration for the new Pilot’s Watch Worldtimer.Elite pilots in the Top Gun training programme practise formation flying. In 2002, the Schaffhausen-based watchmakers resurrected the Big Pilot’s Watch tradition and created a furore with an enormous timepiece whose design – all the way down to the brown calfskin strap – leans unmistakably on its even larger predecessor unveiled in 1940. Typically for IWC, the classic design and forward-looking 7-day movement with Pellaton automatic winding and power reserve display combine tradition with innovation in the manufacture of professional Pilot’s Watches.


Pilot's Watch Double Chronograph

In 2007, the Pilot’s Watch Double Chronograph Edition TOP GUN joined the other members of the IWC Pilot’s Watch squadron. Once again, the designers chose two materials which were first used for watchmaking purposes by IWC, among other companies: high-tech ceramic for the case and titanium for the controls. The split-seconds hand is used to measure intermediate times while the stopwatch hand continues to run. When the push-button at “10 o’clock” is pressed again, the split-seconds and stopwatch hands are synchronized. In this way, the user can record as many intermediate and lap times as he chooses.




Check Six! 
“Check six!”(「檢查6點鐘位置!」)是Top Gun海軍空戰部隊飛行員的暗語。在空中模擬戰鬥時,飛行員需眼觀四方,注意周圍環境的一舉一動。為簡化起見,他們掃視戰機週邊期間會借用報時系統,而在緊急情況下,他們必須監察直接置於後方「6點鐘」位置的四分儀。在回顧沙夫豪森IWC萬國錶的歷史時,「Check six!」正好藉作展示飛行員系列的領導地位。這裏介紹的六款飛行員腕錶,全面體現出民用和軍用航空的歷史進程。


Pilot's Watch Chronograph TOP GUN  ref. 3880


76年來,以沙夫豪森為基地的IWC萬國錶,一直創作極為耐用可靠的時計,以迎合當代飛行員和機組人員的需求。在航空業發展初期,首要的製錶任務是保護腕錶免受灰塵、極端氣溫變化和機艙儀器產生的強力磁場所影響。如今,IWC萬國錶飛行員系列,如Top Gun海軍空戰部隊腕錶,能輕鬆抵禦達30 g重力,並搭配一系列的功能,更以陶瓷和鈦金屬等高科技物料製成。然而,多年來其中一個要求始終不變,便是錶盤必須在任何情況均能輕易讀取時間。這正是IWC萬國錶為首枚飛行員腕錶創作駕駛艙設計的原因。這不僅開創了鐘錶界的新領域,更成為日後專業飛行員腕錶的典範。
1936年,品牌創製出首枚「IWC萬國錶特殊型飛行員腕錶」,當時已配備了堅硬的玻璃錶鏡、防磁擒縱系統,以及配有箭頭形指針的旋轉錶圈,可作短時間記錄。


Spitfire Perpetual Calendar Digital Date/Month ref.3791


只有最出色的海軍飛行員才可獲得TOP GUN的稱號
52T S.C.大型飛行員腕錶的錶殼直徑達55毫米,是IWC萬國錶所製造最大型款的腕錶。一如同類型的時計,這款天文台腕錶依照軍事要求規格設計。例如,附掣停功能的中央秒針,讓飛行員和導航員可準確至秒地為不同腕錶進行同步調校,特長的真皮錶帶則方便腕錶繫於飛行外套上。儘管錶款設計極為簡潔,但排列清晰的錶盤保留了經典飛行員腕錶一切所需元素,包括黑色錶盤、箭頭形指針,以及夜光指針及刻度。
為皇家空軍製作的馬克十一腕錶,於1948年生產,搭配89型手動上鏈機芯,是IWC萬國錶飛行員系列中最著名的錶款。機芯配備軟鐵內殼,以免受磁場效應影響。這款腕錶堅固精確,冠絕其他同類型的產品。馬克十一腕錶在初期的製作數量不多,飛行員和導航員均以佩戴此腕錶為榮。皇家空軍採用馬克十一腕錶超過30年。時至今日,它仍是收藏家最心儀的臻品之一,地位崇高。最新Top Gun海軍空戰部隊Miramar腕錶系列所採用的錶帶,便是源於聯合空軍使用的馬克十一腕錶尼龍錶帶設計。


Big Pilot's Watch perpetual Calendar TOP GUN ref. 5029


最新TOP GUN 海軍空戰部隊MIRAMAR 腕錶系列所採用的耐用錶帶, 便是源於聯合空軍使用的馬克十一腕錶尼龍錶帶設計。

1994年,藉由飛行員陶瓷計時腕錶(型號 3705)面世,IWC萬國錶創下了兩個新趨勢,及後更獲鐘錶界沿用。首先,飛行員腕錶採用全黑色設計。另外,這是IWC萬國錶首款以陶瓷打造的腕錶,製作極為艱巨。IWC萬國錶於1986年發現氧化鋯防刮損、不會破損和耐磨等優點,並率先用作錶殼物料。
1998年,沙夫豪森IWC萬國錶特別為現代旅行家設計首枚雙時區腕錶──飛行員UTC(環球時間)腕錶。除了本地時間外,錶盤視窗亦顯示環球或世界時間。「UTC」是國際協調時間的英文簡稱,亦即是國際航班採用的格林威治標準時間。這對經常穿梭各地的飛行員和商人尤其重要。錶冠可調快或調慢時間,專利「跳時」指針可因應時區轉換,按需要更改日期。這裏顯示的飛行員環球時間腕錶,搭配金屬錶鏈,是全新飛行員世界時間腕錶的靈感泉源。

TOP GUN海軍空戰部隊飛行員精英練習列隊飛行
2002年,沙夫豪森IWC萬國錶重新演繹大型飛行員腕錶的傳統,創製出一枚搭配棕色小牛皮錶帶的巨型時計,較1940年的款式更為龐大,轟動一時。這款專業的飛行員腕錶糅合傳統和創新的製作元素,沿用IWC萬國錶的經典設計,機芯提供先進的七天動力儲備,並配置比勒頓自動上鏈系統和動力儲備顯示。
2007年,飛行員追針計時系列TOP GUN海軍空戰部隊腕錶加入IWC萬國錶的飛行員腕錶之列。設計師再度以高科技陶瓷製作機殼,並以鈦金屬打造錶冠和按鈕,這兩款物料均為IWC萬國錶率先在鐘錶界使用。追針秒針可於主計時指針運行時,測量分段時間。當再次按下「10點鐘」位置的按鈕時,追針秒針和計時指針便會同步運轉。因此,佩戴者可以不斷測量分段時間和總計時間。

Rheinfall in Neuhausen near Schaffhausen
(Foto dal catalogo IWC e Bing-Google di pubblico dominio. Click per ingrandire)

giovedì 12 gennaio 2012

Mickey Mouse presenta: "Oswald, mio fratello"

Di Marino Mariani

Oswald the Lucky Rabbit (Elisabeth Yataky)

Quando nel 1993 Marc Eliot pubblicò la sua biografia non autorizzata dal titolo: “Walt Disney: Hollywood’s Dark Prince”, io, che ero un assiduo frequentatore della libreria Orel Füssli di Zurigo, dopo averla sommariamente sfogliata, me ne impossessai immediatamente, e per 11 anni, fin quando non uscì la tipograficamente modesta traduzione italiana, fui l’unico in Italia a sapere delle trattative tra la famiglia del Duce e quella di Walt Disney per portare una buona parte della produzione cinematografica americana a Roma, negli immensi, modernissimi, sfavillanti studi di Cinecittà. 18 anni dopo, avvalendomi anche delle ulteriori informazioni fornite da internet, ho avuto la soddisfazione di sfoggiare questo mio sapere nell’articolo “Il Duce e Biancaneve” su FM, dove lo potete sempre reperire. Ma col tempo l’apporto informatico (ed informativo) di internet ha perso il suo ruolo di preziosa ausiliarità per assumere una preponderanza praticamente assoluta. E cosÌ la storia dei primi passi di Walt Disney nel mondo della pubblicità e della cinematografia d’animazione, che a quei tempi in USA (anni 1920) andava rapidamente assumendo forma e dimensioni sempre maggiori, nei libri rimane pur sempre avvolta nella caligine di una arcaica indefinizione, mentre sulle ali di internet assume la forma e le fattezze di una viva, vivace, vibrante e perentoria attualità. Perché un miracolo si è verificato quando, verso la fine dell’800, si è messa in moto l’era delle invenzioni: tutte le opere registrate, fotografate e cinematografate sono, per la stragrande maggior parte, salvate e conservate e, con l’ausilio delle moderne tecniche digitali, restaurate, riparate da difetti di fabbricazione e dai danni provocati dal tempo e dall’usura. E tutte queste opere, che hanno passato la vita nei musei, nelle cineteche, negli archivi di stato, nelle raccolte private e nelle fondazioni, con l’avvento di internet sono rinate a nuova e miglior vita e non si ha da fare alcuna fatica per reperirle, perché sono loro a prendere d’assalto gli schermi dei nostri computer. Quando è uscita la biografia di Walt Disney da me citata, immaginavo che le sue prime opere fossero smozzicati frammenti da museo, noti solo agli esperti e tramandati per tradizione orale. Ed invece oggi tutti le possono vedere nella loro forma migliore, perché la possibilità di una loro riattualizzazione e di una loro ricommercializzazione le ha arricchite di parole e musica, nonché di meravigliosi colori. E così possiamo riallacciarci all’articolo sugli enigmi relativi alla paternità di Mickey Mouse, pubblicato su FM  l’11 maggio 2011, questa volta seguendo le informazioni reperibili su internet, invece che il racconto biografico di Marc Eliot. Diciamo subito che Ub Iwerks, che Disney aveva conosciuto quando entrambi lavoravano presso la Pesmen-Rubin Art Studio, dal quale furono contemporaneamente licenziati, sta a Walt Disney pressappoco come Steve Wozniak stava a Steve Jobs. I due fondarono la Apple, di cui Jobs era il genio immaginativo ed organizzativo, le cui idee venivano realizzate da Wozniak. E così Walt Disney, indiscusso genio immaginativo ed organizzativo, poté popolare il mondo di fiabeschi personaggi immortali, disegnati da Ub Iwerks.


Locandina di "Alice Comedies"




A metà degli anni 1920, dopo varie iniziative e disavventure iniziali, i due si ritrovarono a produrre quelle che furono chiamate Alice Comedies, una sorta di semicartoni animati, o di cartoni animati all’inverso, nati da questa idea: una bambina entra in uno studio per sapere come si realizzano i cartoni animati. Alice (così si chiama la bambina) rimane incantata da quello che vede: i personaggi del cartone animato prendono vita e le giocano attorno. Andando a letto quella notte, Alice sogna di essere nel mondo dei cartoni animati, accolta e festeggiata da tutti i personaggi, con i quali gioca, finché un gruppo di leoni, fuggiti dalla gabbia, non si mettono ad inseguirla…Questa idea servì a stabilire lo scenario in cui si svolgerà tutta la succesiva serie di Alice Comedies, in cui il mondo viene concepito come un sogno gioioso. Se, per esempio, consideriamo Mary Poppins in cui personaggi animati (per esempio: i pinguini) vengono inseriti in uno scenario reale, così ho definito le avventure di Alice: come un cartone all’inverso perché qui è un personaggio reale che viene immerso in un mondo animato. Anche qui gli inizi furono difficili, perché Walt e Ub non riuscivano a trovare un distributore per la loro serie di film. Ma alla fine fu firmato un contratto di distribuzione con la Winkler Pictures, un’agenzia diretta da Margaret Winkler assieme al suo fidanzato Charles Mintz. Ed a proposito di fidanzamenti, Walt Disney nel 1925 assunse come disegnatrice ed inchiostratrice la giovane Lilian Bounds, e poco dopo la sposò. Altrettanto fecero Margaret Winkler e Charles Mintz. La serie Alice Comedies ebbe un discreto successo, e si sviluppò essenzialmente sui personaggi animati, tra i quali primeggiava il gatto Julius, disegnato ad immagine e somiglianza di un altro gatto, a quei tempi già celebre in tutto il mondo: Felix the Cat, noto in Italia col nome di Mio Mao. Tale somiglianza non era fortuita, ma spinta dall’agenzia stessa, che distribuiva anche i cartoni di Felix. Dicevamo, dunque, che il maggior interesse per questa serie era prevalentemente rivolto ai personaggi animati, in cui si intravedono già le fattezze di altri personaggi che diverranno universalmente noti nella futura epopea di Topolino (vedi Clarabella ed Orazio Cavezza), mentre l’interesse per la piccola interprete femminile era tutt’altro che entusiasmante. Nel corso dell’intera serie quattro bambine si alternarono nel ruolo di Alice. La prima fu Virginia Davis che, su richiesta di Walt Disney, si trasferì con tutta la famiglia, da Kansas City a Hollywood, ove Disney aveva stabilito la sua sede in società con il fratello Roy. Seguirono Dawn O’Day, Margie Gay ed infine Lois Hardwick. Nel 1927 la serie fu considerata esaurita, e Charles Mintz, che aveva assunto il controllo degli affari della moglie, ordinò una nuova serie completamente animata, da porre in produzione per la casa di distribuzione Universal Pictures.

Oswald the Lucky Rabbit,  produzione Walt Disney 

Il nuovo personaggio era “Oswald the Lucky Rabbit” (ovvero "Osvaldo Coniglietto Fortunato”). Disney firmò un nuovo contratto con Carl Lemmle, capo della Universal Studios, per la produzione di una serie di cartoni animati per Charles Mintz e George Winkler. Il primo cartone di Oswald, “Poor Papa”, fu respinto dalla Universal per la scarsa qualità di produzione, sciatteria e poca freschezza giovanile del personaggio. Dopodiché Disney, assieme ad Ub Iwerks, creò un secondo cartone detto “Trolly Troubles”, (“I Guai d’un Tranvetto”), con un Oswald più giovanile e meglio assestato. Questo cartone inaugurò ufficialmente la serie e costituì il maggior successo fino allora conquistato da Walt Disney, mentre “Poor Papa” fu finalmente messo in circolazione l’anno dopo. “Oswald the Lucky Rabbit” costituì il cavallo di battaglia della “Disney Brothers” per tutto il 1927, ma dopo un anno Walt rimase vittima di un tranello tesogli dalla Universal, che assunse per sé la maggior parte degli animatori di Disney, col proposito di buttarlo fuori dall'affare Oswald. In un primo momento Walt pensò di poter continuare a produrre Oswald con altri animatori e con un altro distributore, ma dopo aver letto tutte le clausole del suo contratto, fu devastato dalla constatazione che il proprietario dei diritti era proprio l’Universal! Quale disgrazia! Ma quale disgrazia? Mentre finivano di produrre gli ultimi cartoni previsti dal contratto, Walt Disney e Ub Iwerks modificarono la figura di Oswald: accorciando di qua, allungando di là, aggiungendo ed arrotondando, il coniglietto Oswald divenne il topolino Mortimer. Nome che fu subito scartato dalla moglie di Walt Disney, in favore dell’eclatante “Mickey Mouse”, il conquistatore di questa galassia.


Oswald di Winkler-Mintz




Nel frattempo Mintz aprì un proprio studio, formato essenzialmente dai vecchi impiegati di Walt Disney, ove continuò a produrre i cartoni di Oswald, tra i quali il primo Oswald con accompagnamento sonoro, “Hen Fruit” (1929). Mentre le cose sembravano andare a gonfie vele per Mintz, gli animatori Hugh Harman e Rudolf Ising chiesero a Lemmle di liberarsi di Mintz, suggerendo che loro, da soli, avrebbero continuato Oswald. Lemmle respinse la proposta, ma soppresse comunque il contratto con Mintz e decise di produrre i cartoni di Oswald direttamente in casa propria, vale a dire all’Universal. Per coincidenza, prima che Oswald passasse in altre mani. Disney e Mintz produssero entrambi 9 cartoni il primo anno, e 17 il secondo. Ma Mintz non continuò a lungo con Oswald, perché Lemmle ingaggiò un altro Walter, di schietta origine italiana: Walter Lantz. Costui, invero, nacque a New Rochelle, New York, da una coppia di emigranti italiani: Francesco Paolo Lanza e Maria Gervasi, entrambi di Calitri, un comune campano a metà strada tra le rovine di Pompei e la città di Amalfi. Alla dogana un funzionario provvide ad anglicizzare il loro cognome in Lantz. Essendo vissuto dal 27 aprile 1899 fino al 22 marzo 1995, e cioè fino all’età di 96 anni, Walter Lantz ha attraversato dal primo fino all’ultimo giorno tutta l’epoca del cinema d’animazione, e nella galleria dei grandi il suo ritratto campeggia a fianco dei massimi esponenti di quest’arte. Il suo massimo capolavoro è quello del travolgente personaggio di Woody Woodpecker, l’uccello picchio burlone che passa la giornata a bucare col becco ogni sorta di materia e sostanza, il cui inno è stato immortalato nella canzone di Danny Kaye:


Ho ho ho ho ho
Ho ho ho ho ho
That’s the Woody Woodpecker song
Ho ho ho ho ho
Ho ho ho ho ho
He’s pecking  it all day long
He pecks a few holes in a tree to see
If a redwood’s really red
.......................................……………

Sin dall’infanzia Walter Lantz mostrò una spiccata predilezione per le belle arti, ed all’età di 12 anni completò con successo un corso di disegno per corrispondenza. S’innamorò dell’animazione quando vide per la prima volta il cartone di Winsor McCay: “Gertie the Dinosaur”. Ebbe il suo primo colpo di fortuna quando lavorava come meccanico: un ricco cliente di nome Fred Kafka rimase colpito dai disegni con cui Walter decorava i bollettini del garage e gli pagò gli studi all’ “Art Student League” e lo raccomandò per il lavoro di copista presso il New York American, un giornale del gruppo Hearst. Walter lavorava di giorno al giornale e frequentava di notte la scuola. A 16 anni Lantz lavorava nel dipartimento animazione sotto la direzione di Gregory La Cava. Cominciò così la sua carriera di animatore, finché nel 1927 lavorò brevemente per due colossi della cinematografia: con Frank Capra e poi, come ideatore di gag (battute spiritose), per le commedie di Mack Sennett. Nel 1928 Walter Lantz fu assunto da Charles Mintz come direttore della serie di cartoni “Oswald the Lucky Rabbit” per la Universal Studios. All’inizio di quell’anno Mintz e suo cognato George Winkler erano riusciti a sottrarre Oswald dalle mani del suo creatore originale, Walt Disney, ma il presidente della Universal, Carl Lemmle ben presto rimase insoddisfatto del duo Mintz-Winkler e li licenziò, e decise, come abbiamo visto, di produrre Oswald direttamente. Una volta, chiaccherando con Lemmle, Lantz scommise che l’avrebbe battuto a poker, e come posta fu fissata la proprietà di Oswald. Walter vinse, e Oswald divenne un suo personaggio! Lantz ereditò molti membri dello studio Winkler, tra cui l’animatore Tom Palmer ed il musicista Bert Fiske, ma la cosa più importante fu la sua decisione di assumere l’animatore di New York Bill Nolan, le cui credenziali comprendevano l’invenzione di un fondale panoramico e lo sviluppo di un rimodernato Felix the Cat. A settembre del 1929 Lantz finalmente produsse il suo primo cartone, Race Riot.

Walter Lantz




Nel 1935 Nolan divenne socio di Lantz, che a sua volta divenne un produttore indipendente, fornitore di cartoni animati per l’Universal, invece che semplice supervisore del dipartimento animazione, e nel 1940 ottenne la proprietà del personaggio su cui lavorava. All’inizio, Lantz consultò Walt Disney a proposito di Oswald, e costui gli diede la propria benedizone e la raccomandazione di andare avanti con quel personaggio, e poiché anche Mickey Mouse andava a gonfie vele, i due divennero ottimi amici. Nel decennio successivo Lantz produsse 142 cartoni animati di Oswald, per un totale definitivo di 194 film per quel personaggio che, nel corso della sua esistenza, era passato nelle mani di tre diversi produttori, prima di ritornare, in tempi recenti, nelle mani della Walt Disney Productions. Da quando Walter Lantz assunse la produzione nel 1929, il personaggio ha subito diversi, reiterati aggiornamenti: innanzitutto guanti bianchi alle mani e scarpe ai piedi, una camicia, un visetto più “attraente”, occhi più grandi, anche una testolina più grande ed orecchie più corte. Nel 1935, col cartone animato Case of Lost Sheep (Il Caso della Pecora Smarrita) ebbe luogo un ammodernamento ancor più radicale: il personaggio fu ridisegnato in modo più realistico, con una pelliccetta bianca invece che nera, via le scarpe, pantaloni e bretelle invece che camicetta e pantaloncini corti. Questo nuovo modello di Oswald costituisce un adattamento direttamente ripreso da un coniglio non-Oswald presente in un altro cartone di Walter Lantz: Fox and the Rabbit (1935) in Technicolor Tipo 2 (vedi su internet la voce: “Two and Three-Strip Technicolor) proiettato due mesi prima come ultimo della vecchia serie Cartune Classic. I cartoni animati contenenti Oswald nella nuova bianca pelliccetta sembravano differenti dai precedenti in più di un particolare, mentre le storie stesse si facevano più delicate e meno crude. Piccoli cambiamenti venivano continuamente apportati nello stile del disegno. Con Happy Scouts (Allegri Esploratori), il penultimo film di Oswald prodotto, la pelliccia del coniglietto da tutta binca divenne una combinazione di bianco e grigio. Al contrario dei cartoni prodotti da Walt Disney, in cui Oswald non parlava, quelli di Lantz cominciarono ad introdurre in Oswald veri e propri dialoghi, benché, all’inizio, la maggior parte dei cartoni della serie fossero ancora muti. L’animatore Bill Nolan fece la voce di Oswald in Cold Turkey (Tacchino Freddo), il primo cartone parlato di Walter Lantz, mentre l’anno successivo Pinto Colvig, che lavorava nello studio come animatore e ideatore di freddure, cominciò anche lui a dar voce a Oswald. Quando Colvig lasciò lo studio nel 1931, fu Mickey Rooney a dar voce ad Oswald fino all’inizio dell’anno successivo.

Oswald di Walter Lantz e Bill Nolan




A partire dal 1932 Lantz smise di utilizzare regolarmente la voce di un attore, e molti membri del gruppo, compreso Lantz, parlarono a turno per tutti gli anni successivi. June Foray fornì la sua voce ad Oswald in The Egg Cracker Suite, che fu l’ultimo cartone animato teatrale in cui apparve Oswald. Nel mese di febbraio 2006 la Disney e la NBC Universal hanno iniziato colloqui per l’amichevole ridistribuzione di beni e di diritti tra le due Case, in cui era previsto il ritorno a Disney di Oswald come personaggio, compreso tutto il materiale prodotto da Walt Disney stesso, ed escluso quello prodotto da Mintz-Winkler e dalla Universal. Accanto ai cartoni animati, in questo articolo pubblichiamo anche un esilarante documentario sulla produzione di cartoni animati alla Universal. Non vi accorgerete che è parlato in inglese, tanto sono espressive le immagini. Quanto ai cartoni animati, sono stati raggruppati, separatamente, quelli prodotti da Walt Disney, quelli prodotti da Mintz-Winkler, ed infine quelli prodotti da Walter Lantz. Buon divertimento.

Cartoonland Mysteries: come si produce un cartone animato



Oswald Walt Disney Production


Oswald Winkler Production


Oswald Walter Lantz Production


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