lunedì 20 giugno 2011

Un Fazioli alla Juilliard School: suona Tiffany Poon

Di Marino Mariani

La Juilliard Music School all'angolo tra Broadway e la 66ma strada
Da diverso tempo stavo preparando un articolo sull’ennesima bambina prodigio scoperta su YouTube, l’esotica fanciulla di Hong Kong Tiffany Poon, ma dovevo prima sistemare Umi Garrett e poi, giunti al dunque, sono rimasto folgorato da una notizia che, pur risalendo al 28 marzo scorso, non ha perso un grammo della sua forza d’urto. Il titolo con cui l’annunciava il giornale di Vancouver (città dove s’è svolta un’importante mostra internazionale di pianoforti) “THE GLOBE AND MAIL”, era il seguente: “Juilliard breaks with all-Steinway tradition, purchases a Fazioli”, ovvero: “(La scuola di musica) Juilliard rompe la tradizione di solo-Steinway e compra un Fazioli”. Ed ecco la traduzione del testo secca e senza abbellimenti:

La Scuola Juilliard, da lungo tempo un’istituzione esclusivamente Steinway, sta infrangendo la tradizione acquistando un piano non Steinway. Paolo Fazioli, il fabbricante italiano di pianoforti, sarà a New York alla fine di questa settimana per completare la trattativa con Juilliard, dopo che la scuola d’arti interpretative ha deciso di acquistare uno dei suoi costosi, fatti a mano – ed agognati – pianoforti. “Sono molto felice”, ha fatto sapere Fazioli da casa sua a Sacile a nord di Venezia, lunedì sera – annunciando di voler rimanere cauto fino alla conclusione dell’accordo. “Sono commosso, ovviamente. È una situazione veramente speciale”. Il pianoforte Fazioli, che costa una somma a sei cifre, si trovava in prestito presso la prestigiosa istituzione nuovayorkese, sin dallo scorso ottobre, a titolo di prova. I pianoforti Fazioli sono i più costosi presenti sul mercato, e vanno da ca. $ 80.000 (dollari canadesi) per un modello a mezza coda, fino a $ 225.000 per un gran coda da concerto standard. Modelli speciali con fiati e campane arrivano fino a $ 500.000. I commenti sono stati favorevoli, ma la politica di vendita dei pianoforti è feroce e, secondo certe fonti, c’è stata una forte pressione sulla Juilliard perché rimanesse una scuola solo-Steinway, come avviene dal 1924. “C’è di mezzo la politica”, aveva detto Fazioli al Globe un paio di mesi fa, durante il periodo di prova. “In una situazione come questa…non si può prevedere nulla”. La scuola si era rivolta al rappresentante di Fazioli sin dall’anno scorso, con la proposta della prova. Sulle prime Fazioli disse di sentirsi a disagio all’idea, ma alla fine fu d’accordo “Perché Juilliard è Juilliard”.
Ing. Paolo Fazioli

A febbraio Juilliard ha utilizzato il Fazioli per l’audizione degli studenti, dopodiché un funzionario della scuola dichiarò che volevano procedere all’acquisto. Anche diversi studenti della Juilliard l’hanno provato. “È un grande strumento dal suono bellissimo”, ha dichiarato il 21enne Devon Joiner, un pianista di Vancouver al primo anno di perfezionamento in esecuzione pianistica alla Juilliard. “Il meccanismo è agile e facile da controllare, mentre il suono è molto dolce e si espande bene. Con questo strumento è difficile produrre un suono duro e sgradevole. Decisamente, è un piacere suonarlo”. Da gennaio Juilliard aveva anche uno Yamaha CFX in prova – fatto senza precedenti. Juilliard non ha voluto commentare questa storia, e lunedì ancora affermava che il Fazioli della scuola era “in affitto”. Per Fazioli l’affare in corso con la Juilliard rapresenta un fiore all’occhiello. Comunque, Steinway & Sons di New York rimane saldamente padrone del mercato, vantando a suo credito 125 scuole solo-Steinway. Steinway produce in tutto il mondo ca. 2.500 pianoforti l’anno (di cui ca. 2.000 da concerto), mentre la produzione annua di Fazioli è di ca. 110 pianoforti, tutti da concerto. Con l’acquisto del Fazioli – ed anche se acquistasse per giunta lo Yamaha – Juilliard rimarrebbe una scuola solo-Steinway, perché, per definizione, il 90% degli strumenti posseduti dall’istituto devono essere di designazione Steinway. Juilliard possiede ca. 260 Steinway. Sally Coveleskie, della Steinway, raggiunta lunedì al congresso della Music Teachers National Association a Milwaukee, ha dichiarato di ignorare la decisione di Juilliard di acquistare un Fazioli. “Sarebbe sorprendente”, ha detto.

Facili frasi ad effetto: “David contro Golia”, oppure: “Crollano le mura di Gerico!”…Ma senza significato: David Fazioli non abbatterà Golia Steinway e le mura della Steinway non crolleranno al suono melodioso dei pianoforti Fazioli, perché i due contendenti non corrono sullo stesso binario. Steinway ha dalla sua secoli di altissima tradizione ed una rete commerciale finemente intessuta a ricoprire ogni cmdel nostro pianeta. Steinway tiene sotto contratto d’esclusiva l’80% di quasi 2 migliaia di pianisti professionisti, mentre l’ingegner Paolo Fazioli, che ha cominciato a fabbricare pianoforti nel 1981, è contrario a porre vincoli alla piena libertà di scelta dell’artista, e rifiuta il sistema dei contratti in esclusiva. Ma la sua vittoria indiscussa è quella che gli conferisce l’opinione pubblica: sì, Steinway è più forte, ma Fazioli suona meglio. E quindi sin d’adesso Fazioli si pone nell’immaginario collettivo come l’ambita inarrivabile chimera. Ah, se Aimi Kobayashi avesse suonato su un Fazioli! Ah, se Umi Garrett avesse suonato su un Fazioli! Ah, se Tiffany Poon avesse suonato su un Fazioli! Ma fermi tutti: Tiffany Poon ha suonato su un Fazioli e noi siamo lieti di presentarla ai nostri lettori, sparsi in tutto il mondo (in data odierna: 1.405 in USA, 1.158 in Svizzera, segue il Giappone e poi la Germania…) in tutto lo splendore del Fazioli da concerto di stanza alla scuola Juilliard di New York.



Tiffany Poon

Tiffany Poon
I nostri lettori sono ormai abituati alla nostra frenesia nei confronti delle bambine prodigio come la Kobayashi e la Garrett che, prima di essere pianiste di prima astronomica magnitudo, sono esserini morbidi e dolci, da abbracciare e sollevare e coprire di baci, che si fondono nel tripudio generale. Tiffany Poon, che pur anagraficamente appartiene a questa schiera, no. Di lei Dante avrebbe detto:

                             Dolce colore d'oriental zaffìro
                             che s'accoglieva nel sereno aspetto
                            .................

Sandro Botticelli le avrebbe disegnato la “front bombé”, l’orecchio ed il nasino. Il capitano Emilio Salgari l’avrebbe chiamata “La Perla di Labuan”, mentre il suo ieratico riserbo evoca la figura di Cecilia, la Santa della Musica. Di lei, come al solito, i siti che la promuovono riportano puntigliosamente tutti i concerti tenuti e le date precise di quelli che avverranno. Le competizioni cui ha partecipato o cui parrteciperà, e tanti altri avvenimenti, escludendo sistematicamente la data di nascita, qualche notizia riguardante i genitori, i primi insegnanti…Poiché per quest’anno è data per essere quattordicenne, applicando i più complessi strumenti matematici, si può dedurre che sia nata nel 1997, ma ce n’è voluta per stabilire il dato di partenza! Un’altra traccia che si presentava come molto promettente è quella di una conferenza tenuta nel 2004 ad Hong Kong dal professor Gary McPherson, uno specialista americano nello studio dello sviluppo musicale nei bambini. Al termine, recandosi in un ristorante, il professore si accorse di essere seguito da un signore, che era poi il padre di Tiffany Poon, che gli espose il caso di sua figlia, dotatissima nel pianoforte, che suonava a memoria, ma con una strana idiosincrasia per i suoi insegnanti, al punto di averli rifiutati, uno dopo l’altro, tutti e dieci! Qui il racconto si fa assolutamente inconcludente e la successiva notizia ci porta in una località della California ove Tiffany Poon, all’età di 7 anni (quindi ancora nel 2004) prende lezioni dall’insegnante Mikhail Korzhev di origine russa, e c’è un bel video in cui maestro e allieva suonano insieme, che infatti pubblichiamo. Ma in corrispondenza di questo evento succede qualche cosa di strano: ci sono su YouTube numerosi video di questa signorina Tiffany, che viene prima chiamata “Tiffany Koo”. Poi, nel video col maestro Korzhev viene chiamata “Tiffany”, e nei successivi assume la denominazione di “Tiffany Poon” e viene presentata come allieva dei corsi preparatori della scuola Juilliard di New York, ma segnata alla scuola Calhoun, presso la quale dovrebbe conseguire il diploma.


Tiffany "Koo" (?)

Da questo momento in poi YouTube viene letteralmente invaso dai video di Tiffany Poon che, tra le bambine prodigio di nostra competenza, è di gran lunga la più prolifica e quindi la sentiremo molto spesso, anche nelle antiche e deposte sembianze di Tiffany Koo. Ma in questa puntata l’evento centrale è l’opportunità di sentirla a bordo del pianoforte da concerto Fazioli “in prova” presso la scuola Juilliard di New York, sul quale sono state effettuate audizioni e saggi degli allievi. Setacciando e sgrullando per bene YouTube abbiamo trovato cinque brani suonati da Tiffany Poon sul Fazioli, ma c’è la speranza, se la scuola perfezionerà l’acquisto o prolungherà l’affitto, di ascoltarne altri ancora nel prossimo futuro. Ebbene, la nostra prima play-list, e cioè l’elenco di titoli cuciti l’un l’altro, da eseguire nell’ordine stabilito, è quella in cui la piccola sfinge orientale suona diligentemente col maestro dottor Mikhail Korhev, e ad un sentimentale (come me) evoca l’immagine di Domenico Scarlatti che insegna alla sua allieva principessina Maria Magdalena Barbara di Portogallo la prima delle sue 555 sonate per clavicembalo. Quando costei divenne Regina di Spagna, Domenico Scarlatti si legò a lei per il resto della vita e trascorse al suo fianco i suoi ultimi venticinque anni. Ma, dati i precedenti, è più probabile che Tiffany Poon si sia sbarazzata del suo maestro moscovita dopo poche lezioni. La lista è completata prima dal “Clair de Lune” di Debussy, eseguito all’età di 10 anni, nel suo saggio d’esordio alla Juilliard School: è incredibile la tranquillità con cui la fanciulla affronta quella che poteva essere una prova del fuoco. Ella dipana la sua interpretazione ricercando la bellezza del suono e dell’espressione, completamente aliena alla necessità di mostrare la sua bravura. Segue, nella lista, e la chiude, la fantasie-impromptu di Chopin eseguita a 11 anni al Krannert Center di Urbana-Champaign (Illinois) in un concerto promosso dal professor McPherson. Si tratta di un brano di cinematografica bravura, tant’è vero che Josè Iturbi lo eseguì in un film in bianco e nero del 1941, lasciando il pubblico stupefatto e convinto che lui fosse il più grande pianista di tutti i tempi.



(ATTENZIONE: dopo la pubblicazione di questo articolo, il professor Gary McPherson dell'Università di Melbourne precisa che la bambina che suona con l'insegnante Dr. Korzhev NON è Tiffany Poon. A titolo di curiosità manteniamo in onda questo video incriminato, in attesa di scoprire chi è quest'altra bravissima Tiffany).

Questo episodio l’ho ricordato nell’articolo su Umi Garrett, che ha eseguito questo brano all’età di 9 anni, e se l'andiamo a risentire, possiamo renderci conto delle differenze tra le due piccole pianiste: l’americana, che ho paragonato a Shirley Temple, ha suonato con oltracotante bravura, e muore dalla felicità perché sa che meglio suona, più la gente è felice. Tiffany Poon, invece, non si fa carico (apparentemente) della felicità altrui, ma seguita a scavare in se stessa, per portare al sommo dell’espressività ogni fremito, ogni palpito, ogni moto della sua interiorità. E così si espone sul ciglio del burrone della meditazione, dell’indugio, del sussurrato, dell’accelerato improvviso, del fortissimo, della volata passionale in cui esprime il suo empito volitivo: bella fuori, ineffabile e misteriosa dentro. E siamo così arrivati alla seconda e terza play-list, in cui cinque esecuzioni di Tiffany Poon sullo Steinway si confrontano con altrettante esecuzioni sul Fazioli.

Il confronto tra Fazioli e Steinway
Avendo a disposizione cinque brani suonati da Tiffany Poon sul Fazioli della scuola Juillard, li ho confrontati con altrettanti brani suonati in quattro casi su cinque su Steinway nella stessa sala d’ascolto della scuola, mentre in un caso su cinque ho preso un brano suonato da Tiffany Poon su uno Steinway posto nella sala da concerto del Krannert Center di Urbana-Champaign (Illinois). Ecco la composizione di queste due play-list di spareggio, indicando con “S” l’iniziale di Steinway, con “F” l’iniziale di Fazioli.

Play-list n.2
1. (S) Tiffany Poon (11): Liszt-Rigoletto Paraphrase
2. (F) Tiffany Poon (13): Ravel-Jeux d’Eau (HD)
3. (S) Tiffany Poon (13): Chopin-Nocturne in Si bemolle minore op.9, n.1 (HD)
4. (F) Tiffany Poon (13): Chopin-Nocturne in Fa diesis maggiore op.15, n.2 (HD)
5. (S) Tiffany Poon (12): Chopin- Andante Spianato e Grande Polacca Brillante

Play-list n.3
1. (F) Tiffany Poon (13): Chopin-Barcarola in Fa diesis maggiore op. 60 (HD)
2. (S) Tiffany Poon (12): Bach- Partita n. 1 in Si bemolle maggiore, parte 2
3. (F) Tiffany Poon (13): Bach-Suite Francese n. 5 in Sol maggiore (HD)
4. (S) Tiffany Poon (11): Chopin-Scherzo n.2, op.31
5. (F) Tiffany Poon (13): Beethoven Moonlight Sonata (HD)

Il numero tra parentesi che segue il nome di Tiffany Poon indica la sua età al momento dell’evento. Ebbene, da questo momento in poi io darò il mio giudizio, ma i lettori hanno esattissimamente a disposizione gli stessi elementi di giudizio che ho io, per esprimere il loro giudizio. Paradossalmente, anche l’ingegner Paolo Fazioli ha l’opportunità di giudicare i suoi pianoforti, non come li giudicherebbe il loro papà, ma un qualsiasi astante che potesse ascoltare, spassionatamente, l’uno e l’altro dei due strumenti. Ebbene, il verdetto non ha nulla di sorprendente, semplicemente sancisce la larga, netta, risaputa vittoria del pianoforte Fazioli. Nessuno che dovesse amministrare centinaia di scuole di musica in tutto il mondo, con migliaia di allievi, potrebbe fare una scelta migliore di un pianoforte Steinway per qualità, prezzo e servizio, ma chi vuole il suono di uno Stradivario dei pianoforti lo trova in un Fazioli. Ma, secondo me, c’è molto più differenza tra un Fazioli ed un altro pianoforte, che non tra uno Stradivario ed un altro violino. Ed infatti tale differenza è fatta non solo dalla qualità del suono, dalla sua timbrica, dalla sua composizione spettrale, ma dall’intera costruzione del suono Fazioli. Nella sua autobiografia Franco Zeffirelli descrive la tragedia della Callas declinante, che sentiva la sua voce sortire non più fiorente e spontanea, bensì ruvida e incontrollata, mentre la stella nascente austrialiana Joan Sutherland emetteva intrepidi suoni lunghi, fil di voce che non si spegnevano mai. E questi suoni lunghi che non finivano mai erano coltellate nel cuore della Callas. Il pianoforte Fazioli ha il suono lungo che costruisce spontaneamente il legato dei pianissimi, dei fremiti e dei sussurri, l’inestinguibile fil di voce della Sutherland. E la disponibilità del suono lungo cambia radicalmente la scenografia, la sceneggiatura e quindi l’interpretazione del brano. L’adagio sostenuto del Chiaro di Luna che Tiffany Poon dipinge sul Fazioli non è soltanto la romantica contemplazione del passeggero cullato dalle onde del Lago dei Quattro Cantoni con vista sulle luci della città di Lucerna (Ludwig Rellstab), ma è l’epica dolente e fidente trasmigrazione di un popolo intero guidato dal suo profeta tra le dune del deserto in un mediorientale plenilunio notturno: il suono lungo e l’ottava grave del Fazioli aggiungono drammaticità allo spartito, mentre l’ottava alta risuona lontana come un miraggio. Il successivo allegro diventa l’incontro galante e dolente degli amanti sul Ponte dei Sospiri, mentre il presto agitato è la beethoveniana tumultuosa perorazione dell’amore romantico e, contemporaneamente, l’appassionata adesione dei palpitanti cuori femminili: il suono lungo ed il legato intrinseco del pianoforte Fazioli rendono irresistibili dichiarazioni d’amore i cantabili di Beethoven.




Ma un altro impagabile pregio del pianoforte Fazioli si nota particolarmente nella Suite Francese di Bach, ed è quello dell’assoluta omogeneità ed isotropismo acustico di tutte le note, una per una, della tastiera, nei forti e nei piani, mantenendo praticamente immutata la qualità spettrale in tutte le condizioni d’impiego. In tutti i pianoforti, come nelle casse acustiche di un impianto hi-fi, l’ingresso di forme d’onde ad alta dinamica (i fortissimi orchestrali) determinano l’insorgere di distorsioni armoniche e d’intermodullazione: il suono si deteriora, diventa sforzato, scomposto, indurito, legnoso o metallico, rauco e comunque non cristallino, non argentino. Il pianoforte Fazioli, invece, deve avere un tasso di distorsione bassissimo, perché anche negli accordi a dieci dita suonati con tutto il peso possibile si mantiene argentino, cristallino e, complessivamente armonioso. C’è qualche cosa di desmodromico nella meccanica del suono Fazioli: come nelle moto Ducati le valvole non vengono rilasciate mediante una molla elastica o per la pressione dell’aria compressa, bensi per un iter cinematico determinato da un algoritmo meccanico, così il movimento di un pianoforte Fazioli appare rigidamente controllato in ogni sua fase, quella dell’eccitazione, dell’emissione e dello smorzamento del suono. Tutto ciò è quanto il lettore comune può rilevare all’ascolto nudo e crudo dei brani proposti, ed è per pura curiosità scientifica che chiederò all’ingegner Paolo di fornire ai nostri lettori qualche dettaglio sul disegno dei suoi pianoforti.

Il Fazioli Brunei
Da anni, anzi da decenni, conosco Roberto ed Ennio, due dei sei fratelli Fazioli, che abitano a Roma. In un periodo in cui neanche lontanamente pensavo di tornare all’editoria, tantomeno via web, Roberto prima mi fece leggere un libro in cui si parlava dei pianoforti Fazioli, e poi mi diede un catalogo illustrato della ditta del fratello Paolo, in cui si illustravano le virtù dell’abete rosso della Val di Fiemme. Ma sfondava una porta aperta, perché dei pianoforti Fazioli mi avevano già parlato due miei cari amici, che ora mancano all’appello, entrambi Direttori di Conservatorio, a Terni e a Frosinone e forse anche in qualche altra sede, i quali ne avevano caldamente consigliato l’acquisto da parte dei relativi istituti. I quali miei cari amici sfondavano anch’essi una porta aperta, perché io i pianoforti Fazioli li avevo visti a Zurigo, esposti nella vetrina di un negozio Hug della Orell-Füssli Strasse (ora spostato in una sede maggiore). Hug è la maggiore Casa Musicale di tutta la Svizzera, ed è una delle maggiori del mondo, comunque una delle poche superstiti, ed ha negozi in molte città. L’esposizione in una vetrina di Hug è sempre un avvenimento che desta risonanza. Anni fa ho scritto per la rivista Suono una serie di sei articoli sul Requiem di Verdi, il quale fu dato il 22 maggio 1874 nella chiesa di San Marco a Milano. In tale occasione il maestro Hans von Bülow, primo marito di una donna della statura di Cosima Wagner, nata Liszt, si rese protagonista di alcune miserevoli bravate, come gli annunci sui giornali “Di non essere venuto a Milano per l’esecuzionie del Requiem di Verdi, bensì…”. Von Bülow scrisse anche a Johannes Brahms, in vacanza sul lago di Zurigo, credo a Wädenswil, denigrando l’opera di Verdi. Al che Brahms fece montare la carrozza e si diresse al gran galoppo verso Zurigo. Ivi irruppe nel negozio Hug, acquistò la partitura del Requiem, gli diede un’occhiata e disse: “Questa è l’opera di un genio!”. In seguito von Bülow si pentì e chiese scusa. Bene, in quella stessa vetrina ho visto esposti per la prima volta i pianoforti Fazioli, parlai col direttore, feci un paio d’arpeggi e mi dileguai. In definitiva, solo adesso sono riuscito a sentire il suono Fazioli in veri e propri brani da concerto. Fortunatamente, dagli albori ad oggi, si è fermamente stabilito e confermato il suono digitale, in cui ogni copia è integra esattamente come l’originale, senza degrado da passaggio a passaggio, e così i nostri lettori hanno avuto la stessa grande occasione. Una riflessione: anch’io, per diversi anni, ho giocato col computer al risparmio, mentre da diversi anni ho cambiato politica: compro il modello Mac più costoso e lo cambio non appena esce il modello nuovo. Vedere i filmati in alta definizione su uno schermo da 27” (il mio televisore è di 32”, solo 5" maggiore del Mac) è uno spettacolo da non perdere. Il mio impianto hi-fi di famiglia è a Zurigo, e qui a Roma, nelle grandi occasioni, ascolto con una cuffia Sony assai costosa comprata una decina d’anni fa. È ciò che consiglio ai lettori, perché ormai il patrimonio videomusicale generato da internet è assolutamente preponderante rispetto a quanto possa offrire la TV e ingigantisce giorno per giorno, ora per ora.

Il Fazioli Brunei

Roberto Fazioli, con cui sono in maggior confidenza, mi parlò anche di un modello F 308, un pianoforte unico al mondo lungo, come dice la sigla, oltre tre metri, destinato al Sultano di Brunei, e quindi confezionato in un’edizione speciale di grandissimo lusso, adornato di pietre dure, madreperla, inserti intersiati e radica di sequoia. Pensavo che si trattasse di un modello veramente unico, e pensavo che in tutto il mondo l’unico cliente possibile fosse quel Sultano, e poi basta. Ma la realtà supera l’immaginazione, perché i modelli Brunei e Brunei II sono entrati nel catalogo generale della Casa,e sono a disposizione di chiunque voglia acquistarli a 400.000 $ (USA). In genere chi spende queste cifre vuole l’assicurazione di acquistare il meglio assoluto. Clienti potenziali sono coloro che acquistano una Maybach invece che una Mercedes, una Lamborghini invece che una Ferrari, o una Bugatti invece che una Lamborghini. Un gran numero di Hotel di super lusso si vantano di possedere un F308 e qualche versione Brunei. A dire la verità il pianoforte più costoso che esista in commercio è il Kuhn-Bösendorfer, che consiste in una creazione dell’artista John Kuhn, specializzato nella scultura del vetro a freddo, che fornisce un gran coda Bösendorfer guarnito di 100.000 (centomila) gioielli di vetro tagliati a freddo e lucidati, in cambio di 1,2 milioni di dollari, un anno e mezzo di lavoro. Il pianoforte suona benissimo e Valentina Lisitsa ha inciso un brano disponibile su internet, esattamente il Preludio op. 32 n.!2 di Rachmaninoff. Lo stesso brano, suonato sempre da Valentina Lisitsa, è disponibile su Bösendorfer Imperial non guarnito dei 100.000 gioielli in vetro, e suona anche meglio. Come dimostra anche una esecuzione di Olga Zdorenko dello stesso brano. Comunque, il più costoso dei pianoforti Bösendorfer non dovrebbe eccedere i 180.000 €, e quindi il milione in più per i vetrini….Ma lasciatemi concludere il mio pensiero: il pianoforte Steinway, miglior acquisto possibile in molti casi pratici, non regge il confronto col Fazioli come qualità del suono. Un sogno sarebbe la pubblicazione di un'edizione nazionale delle 555 sonate di Scarlatti, eseguita da un nugolo di banbine prodigio, su pianoforte Fazioli. Le case discografiche, grandi e piccine, ma specie quelle minori che vogliono far parlare di sé, farebbero bene ad adottare  il Fazioli come ammiraglia delle loro registrazioni  ad alta fedeltà digitale.

(Foto Google di pubblico dominio. Video YouTube. Click per ingrandire)