venerdì 19 novembre 2010

Prosphore e Palamarke

Di Luciano Zambianchi

Orologio del periodo ellenistico: 1° secolo avanti Cristo
Attenzione: per ingrandire: click su foto. Per Mac ulteriore ingrandimento da tastiera

Foto 1
Foto 2
"Smettila di dire cose strane!” mi ha intimato un amico a cui stavo raccontando di alcuni oggetti che avevo appena acquistato. In questo caso aveva ragione, questi nomi non sono riportati nei dizionari della lingua italiana e sono usati solo da specialisti in Religione Cristiano Ortodossa e in Etnologia. Ho potuto notare però che, anche se non parlo di prosphore, da quando mi sono dedicato più assiduamente allo studio ed alla riparazione degli orologi vecchi i miei interlocutori spesso arricciano il naso e fanno finta di capire quello di cui sto parlando. Quel che è più preoccupante è che quando me ne accorgo e provo a spiegare in modo descrittivo l’uso o la funzione di uno di quegli strani pezzi che compongono gli orologi sembrano diventare assenti, come se stessi parlando un’altra lingua. Ho chiamato vecchi e non antichi i miei orologi per non sentirmi troppo fuori dal mondo ma, anche se la cosa non farà piacere  

Foto 3
Foto 4
ai sessantenni, dovete sapere che molte case d’asta definiscono d’antiquariato oggetti che hanno più di sessanta anni. Per aiutarvi a comunicare con gli amici che amano gli orologi, nella speranza di avere tra i lettori anche qualche mio amico, ho pensato di mettere a disposizione un semplice lessico con i nomi meno usuali, anche se rigorosamente in lingua italiana e presenti nei vari dizionari. Ho già avuto occasione di dire che l’orologio può essere considerato composto da settori, iniziamo dalla CASSA: (foto 1) riporto qui molte figure tratte da un testo fondamentale di orologeria “L’Orologiaio Riparatore” di Ronald De Carle edito da Hoepli nel 1948, fanno parte del settore CASSA la cassa vera e propria, il quadrante, il vetro e le lancette (o sfere). In questo settore le parole più strane sono:
Pendente: è il raccordo in cui è fissato l’anello su cui si attacca la catena, di solito è sovrastato dal bottone di carica e finisce nel castello.
Castello: è la parte centrale della cassa, quella a cui va fissato il movimento.
Cuvetta: è il fondo interno della cassa, di solito è la prima protezione del movimento.
Lunetta: a volte fissata a incastro altre avvitata o fissata da una cerniera, è l’anello che tiene il vetro nella giusta posizione e distanza dal quadrante.
Il movimento (la macchina vera e propria) può essere considerato composto dal MOTORE, dal REGOLATORE, dalla TRASMISSIONE, dalla RIMESSA; tutte queste parti sono fissate sulla parte anteriore o posteriore della platina.

Foto 5
Platina: la piastra metallica che costituisce il corpo principale del movimento degli orologi meccanici su cui sono montati tutti i componenti, dal Grande dizionario Garzanti della lingua italiana (foto 2).
Incominciando ad illustrare la parte posteriore della platina (quella che di solito si vede quando si apre la cassa di un orologio) le prime cose da notare sono i ponti.
Ponti: parti metalliche che servono da sostegno e collegamento tra i vari componenti e settori dell’orologio. Dal punto di vista tecnico più ponti ci sono e più il meccanismo è di pregio, fino ad arrivare a movimenti in cui ogni componente è sorretto da un suo ponte. Nell’immagine riportata che potete confrontare con un orologio della mia collezione di cui mostro la foto (si tratta di un modello più vecchio di qualche anno e prodotto per il mercato americano, foto 3), si possono vedere i settori così come ne ho proposto la divisione, ad ogni settore corrisponde uno o più ponti. I nomi meno usuali sono (nel settore MOTORE):
Foto 6
Bariletto: il recipiente in cui è rinchiusa la molla di carica, collegato alla TRASMISSIONE del movimento tramite una ruota dentata o una corda (negli orologi più antichi) o una catena (negli orologi inglesi).
Nel settore REGOLATORE abbiamo alcuni termini strani:
Pitone: il perno di varie forme e misure su cui è fissata (con una spina) la molla a spirale del bilanciere
Spirale: molla che con la sua forza fa oscillare la ruota del bilanciere e quindi determina il tempo di oscillazione (se troppo lunga l’orologio ritarderà vistosamente, se troppo corta l’orologio andrà troppo velocemente). La molla a spirale è fissata al perno del bilanciere tramite una viròla (foto 4).
Viròla: anellino di ottone (di solito aperto) che si trova al centro della molla a spirale e che si infila a pressione sull’asse del bilanciere.

Foto 7
Racchetta (con le sue spinette): è la linguetta di metallo che permette una regolazione fine della tenuta dell’orario, grazie alle due spinette che agiscono direttamente sulla molla a spirale.
La parte anteriore della platina di solito è coperta dal quadrante (foto 05), l’immagine mostra il settore della RIMESSA dell’ora, oltre alle ruote su cui vengono fissate le lancette. In questa macchina è presente un tiretto.
Tiretto: levetta dell’orologio che si aziona tirando in fuori il pulsante di carica e che mette in funzione il meccanismo di messa all’ora.
Sull’albero di centro c’è quasi sempre un rocchetto calzante su cui viene infilata la ruota delle ore.
Rocchetto calzante: trasmette il lavoro fatto dal movimento alle ruote delle ore e dei minuti, spesso è lui responsabile della “frizione” che, quando non è ben regolata, fa slittare le lancette delle ore e dei minuti, anche se la lancetta dei secondi, che dipende da un’altra ruota, gira in modo corretto.
Per ora permettetemi di interrompere qui questo mini dizionario di termini tecnici legati all’orologeria. Solo altre due cose per non lasciare con la curiosità chi mi segue.

Foto 8, 9, 10

Prosphora: uno stampo di solito in legno, ma anche in metallo, usato dai Cristiani Ortodossi per imprimere la filigrana alle ostie da comunione. Quasi sempre le prosphore ortodosse contengono la scritta NIKE o HIKA e ICXC (a ricordare che l’ostia è il corpo di Cristo vincitore) (foto 6 - 7).
Palamarka: è una specie di guanto di legno (caratteristico della Bulgaria) indossato dalle ragazze in campagna quando raccolgono le spighe in covoni. In pratica sono robuste prolunghe per le dita. (foto 8 - 9 - 10). Se con queste informazioni non riuscirete a stupire gli amici consolatevi pensando alla soddisfazione di rispondere: “SI!” nella rubrica “Lo sapevate?” della Settimana Enigmistica.

Didascalie:
Foto  1: la cassa di un Omega da tasca, con i nomi delle sue parti
Foto  2: disegno della platina posteriore con i nomi dei componenti
Foto  3: un orologio Omega da tasca calibro 18S, anteriore d'una ventina d'anni rispetto ai disegni
Foto  4: la molla a spirale con la virola d'ancoraggio
Foto  5: la parte anteriore della platina che solitamente è coperta dal quadrante
Foto  6: alcune mie prosphore
Foto  7: le incisioni grazie alle quali rimane la filigrana sulle ostie
Foto  8: una Palamarka vista dal lato da cui si indossa
Foto  9: la Palamarka con i buchi dei tarli e la siglia della proprietaria in evidenza
Foto 10: la Palamarka vista da sotto con i segni prodotti dalle spighe


Foto 1, 2, 5 da "L'0rologiaio Riparatore" (Hoepli 1948). Tutte le altre sono dell'autore