giovedì 28 luglio 2011

provvisorio

Il sogno di un antesignano cultore dell’Alta Fedeltà, qual io sono, si avverava in proporzioni inimmaginabili con una musica composta ad hoc, fatta apposta per spaziare su ogni sfumatura timbrica e dinamica compatibile con le leggi dell’Acustica, la Fisica del Suono. E nessun altro brano musicale avrebbe potuto consentire un’analisi così completa, perché Tchaikovsky, per questo balletto dedicato sostanzialmente ai bambini, dove non esistevano ha creato strumenti musicali appositi o congegni comunque destinati ad evocare suoni e rumori fiabeschi, che costituiscono il più completo dei test cui sottoporre una moderna apparecchiatura elettronica della categoria Teatro in Casa. Per i cultori dell’Alta Fedeltà l’ascolto di questo Schiaccianoci costituisce non solo il test definitivo del loro impianto, ma un godimento senza limiti, visto che il segnale digitale non si degrada con l’uso. L’esecuzione delle meraviglie che mi ha portato alla scoperta della vera natura dello Schiaccianoci è quella dell’Orchestra Sinfonica di Rotterdam diretta da Yannick Nezet-Seguin, un giovanotto che dirige con estremo vigore ed entusiasmo, mimando la musica come se il balletto fosse lui in persona. Mi fa pensare ad una esecuzione di Dafni e Clöe di Ravel che vidi alla televisione tanti anni fa, diretta da un Riccardo Chailly pantomimo che dava vita ad uno spartito (vivacemente) animato da rendere superflua la presenza dell’orchestra. Tutta l’orchestra è fatta di bella gente, che risponde con prontezza alle esortazione del direttore, che non manca di congratularsi, alla fine di ogni brano, come fanno le squadre di pallavolo ogni volta che segnano un punto. Ma se cado nel folklore rischio di dimenticare di dirvi per quale ragione lo Schiaccianoci mi è sembrato una grandissima musica. Ebbene, ora noi siamo abituati a sinfonie e sonate costruite con la sintassi tedesca, che vuole che alla presentazione di un primo tema segua quella di un secondo tema, e poi dallo sviluppo, il tutto condito da infiniti ritornelli. Il contrario delle sonate di Scarlatti, che consistono nel continuo irrompere di nuovi temi e di modulazioni, il tutto senza sviluppo e con pochi ritornelli. Ebbene, lo Schiaccianoci sembra una grande sinfonia alla Scarlatti: una successione di brevi quadri, un afflusso continuo, ininterrotto, torrenziale di motivi sempre nuovi, caratterizzati non tanto da modulazioni tonali quanto timbriche. Per la prima volta invece che la mente dell’autore si sente, anzi si sentono tutti i timbri dell’orchestra, si distinguono le voci degli strumenti. Ma non è neanche giusto dire semplicemente che si distinguono le voci degli strumenti: questa volta non sono gli strumenti che cercano di interpretare le note dello spartito, ma sono invece le note che interpretano le voci degli strumenti! Non è l’orchestra che cerca fedelmente di dar vita alle intenzioni dell’autore, ma, in un certo senso, è lo spartito che si fa da parte e lascia il campo libero alla voce, alle infinite voci dell’orchestra. Oltre che degli strumenti tradizionali, l’orchestra si avvale di dispositivi appositamente costruiti, oppure fuori del comune, inseriti nell’orchestra.